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anno 2010 - Istituto studi atellani

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uno dei suoi tanti scritti di questioni storiche agiografiche riguardanti san Gennaro ebbe<br />

a scrivere: «Gli altri racconti (Atti Vaticani, la Vita Greca ecc.) sono arbitrari<br />

rifacimenti o falsificazioni e non meritano alcuna attendibilità ed è da deplorare la<br />

insistenza, la superficialità e la leggerezza con cui, ancora oggi, vari autori e predicatori<br />

attingono a questa produzione agiografica di scarso valore storico» 3 .<br />

San Sosio davanti al giudice Draconzio<br />

Narrano dunque gli Atti Bolognesi riguardo all’oggetto della quarta illustrazione, che<br />

nella primavera, presumibilmente del 305, G. Draconzio Labieno, preside della<br />

Campania, recatosi dalla sede di Nola a Puteoli in visita ispettiva e informato<br />

dell’irrobustimento della struttura organizzativa del cristianesimo nella zona ad opera<br />

soprattutto di Sossio dispose che le persecuzioni già in corso diventassero ancora più<br />

incessanti. Subito dopo la Pasqua di quell’<strong>anno</strong>, il giovane diacono, fu pertanto indagato<br />

ed arrestato. Invitato dal governatore ad abiurare, Sossio, si oppose strenuamente alla<br />

richiesta e per questo percosso, flagellato e bastonato. Alla notizia dei maltrattamenti, il<br />

diacono Procolo ed alcuni cittadini puteolani tra cui Acuzio ed Eutichete, si<br />

lamentarono pubblicamente delle persecuzioni ricevendo, per tutta risposta, lo stesso<br />

trattamento. Di lì a poco anche il vescovo di Benevento, Gennaro, portatosi a Puteoli<br />

per visitare Sossio in carcere insieme al suo diacono Desiderio e al suo lettore Festo, fu<br />

arrestato e imprigionato insieme ai due compagni con l’accusa di essere l’organizzatore<br />

di un movimento di assistenza ai prigionieri e ai perseguitati. Dopo un primo<br />

interrogatorio svoltosi a Nola, i tre furono associati anch’essi alle carceri di Puteoli.<br />

Qui, dopo un sommario processo celebratosi davanti a Draconzio (Timoteo, negli Atti<br />

Vaticani), i sette furono condannati, all’antica maniera neroniana, “ad bestias”, vale a<br />

dire ad essere divorati dagli orsi nell’anfiteatro Flavio di Puteoli. A questo punto del<br />

racconto, però, diversamente dagli Atti Bolognesi, dove si riporta che Draconzio, non<br />

potendo assistere per un imprevisto all’orribile spettacolo, tramutò la pena capitale in<br />

una condanna per decapitazione (poi effettivamente eseguita qualche giorno dopo, il 19<br />

3 A. CASERTA- G. LAMBERTINI, San Gennaro Il miracolo-The miracle, Napoli 1986, pag.<br />

28.<br />

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