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anno 2010 - Istituto studi atellani

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Divideremo, per comodità di esposizione, quest’arco di tempo in tre periodi:<br />

a) quello controllato da Masaniello,<br />

b) quello guidato da Gennaro Annese,<br />

c) e l’ultimo che vide insieme l’Annese e il duca di Guisa.<br />

Le varie fasi della rivolta non sono omogenee tra loro: diverse furono le forze sociali<br />

che le guidarono e diversi anche gli obiettivi che si prefissero.<br />

La rivolta scoppiò, com’è noto, a seguito della imposizione di una tassa sulla frutta, ma<br />

essa affondava le sue radici nella condizione di estremo disagio nel quale viveva la<br />

plebe napoletana e nella lotta che conduceva la borghesia per limitare il potere della<br />

nobiltà e aumentare il proprio. Nelle province, invece, il disagio della popolazione era<br />

dovuto alla pressione feudale, che, da un lato, mirava a limitare il ruolo della borghesia,<br />

dall’altro creava condizioni di vita pessime per i contadini, sia dal punto di vista<br />

economico, per le continue usurpazioni a d<strong>anno</strong> delle università e dei singoli cittadini,<br />

sia civile per le frequenti vessazioni cui erano sottoposti tutti, spesso anche nella loro<br />

onorabilità.<br />

Capeggiata da Masaniello l’insurrezione, al grido di “Viva la Spagna e mora il<br />

malgoverno”, si diffuse e dilagò nelle campagne assumendo il carattere di moto<br />

antifeudale e antibaronale.<br />

Il primo periodo, quello guidato da Masaniello, va dal 7 al 16 luglio.<br />

Uno dei suoi principali consiglieri fu Giulio Genoino che nei tumulti vedeva l’occasione<br />

per realizzare alcune modifiche istituzionali, attraverso l’aggregazione di un ceto medio<br />

unito e forte.<br />

Scoppiata la rivolta, confluirono a Napoli anche i rivoltosi dei comuni limitrofi. Tra i<br />

primi furono quelli di Marano, di Giugliano e di Sant’Antimo guidati, questi ultimi, dal<br />

parroco Pietro Iavarone. Erano circa duemila persone fornite di armi e degli strumenti<br />

necessari per costruire barricate.<br />

Il primo giorno della rivolta alcune strade della capitale erano difese da loro; via San<br />

Sebastiano dalle genti di Sant’Antimo guidate da Domenico Pascale, e la zona di piazza<br />

San Domenico Maggiore dagli abitanti di Giugliano sotto il comando di Francesco<br />

Puca. Quest’ultimo, alla guida di circa cinquecento popolani, andò ad assaltare le fosse<br />

del grano.<br />

Ma la presenza a Napoli dei ribelli della provincia non deve trarre in ing<strong>anno</strong>. La rivolta<br />

avrà come sua caratteristica una «fisionomia essenzialmente urbana nei suoi programmi<br />

e nelle sue prospettive di mutamento politico e sociale». Il suo svolgimento è<br />

caratterizzato da una frattura radicale fra città e campagna. La provincia tentò<br />

inutilmente di allargare il programma della rivolta sin dai primi giorni. Un esempio è<br />

dato dal seguente episodio: il mercoledì 10 luglio nella chiesa del Carmine era in corso<br />

una assemblea, alla presenza di Masaniello, per la lettura dei capitoli, cioè delle<br />

concessioni che il viceré era disposto a fare per porre fine alla rivolta. Pietro Iavarone,<br />

interruppe il relatore rivendicando parità di trattamento fiscale tra la capitale e la<br />

provincia e un allargamento degli obiettivi della lotta, cioè l’insurrezione armata contro<br />

gli Spagnoli. Ma il suo intervento non ebbe seguito.<br />

Il martedì 9 luglio Masaniello inviò ordini alle città, ai castelli, ai casali ed alle ville<br />

vicino alla capitale chiedendo di mandare in piazza Mercato a Napoli uomini armati per<br />

la «difesa della pubblica libertà». La maggior parte dei territori provvide<br />

immediatamente. Il comandante della compagnia del battaglione di Aversa, del Tufo, si<br />

rifiutò di ubbidire e contro di lui furono inviate sei compagnie di popolani che lo<br />

trassero in arresto. Ma non si h<strong>anno</strong> ancora notizie di insurrezioni nella zona, salvo<br />

l’assalto, il martedì 9, alle case dei baroni di Melito e di Caivano.<br />

Il mercoledì si h<strong>anno</strong> le prime avvisaglie della insurrezione ad Aversa, a Capua, a Nola<br />

e a Salerno con l’assalto alle case dei nobili. Ad Aversa furono assalite le case degli<br />

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