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to piccoli, con femmine attere e dal corpo profondamente modificato in funzione<br />
dell’attività riproduttiva. Un parassita frequente del faggio è Cryptococcus<br />
fagisuga, vettore di una grave malattia della corteccia. Infatti, pungendo la<br />
corteccia nei suoi punti più teneri, questa cocciniglia inocula un fungo del<br />
genere Nectria che uccide le cellule del cambio e può anche essere fatale<br />
all’albero. Alla famiglia cicadellidi appartiene Fagocyba cruenta, un omottero<br />
piccolo e delicato che punge la pagina inferiore delle foglie e le decolora parzialmente.<br />
Attacca il faggio, il carpino bianco ed altre latifoglie.<br />
Coleotteri carabidi. I coleotteri sono uno dei gruppi tassonomici più importanti<br />
nella fauna delle faggete poiché molte specie vivono nel suolo forestale, sugli<br />
alberi o nelle radure. Si riconoscono facilmente per l’esoscheletro rigido, che<br />
forma una vera e propria corazza, e per le elitre, ali anteriori trasformate in scudi<br />
atti a proteggere quelle posteriori. Una delle famiglie meglio rappresentate è<br />
quella dei carabidi, in prevalenza predatori che vivono nella lettiera, sotto le pietre<br />
e i tronchi caduti, nutrendosi di invertebrati (lombrichi, lumache, ragni, miriapodi<br />
e insetti). I giganti della famiglia ap<strong>parte</strong>ngono al genere Carabus, ed hanno<br />
perduto la capacità di volare. Sono insetti molto noti per l’eleganza delle forme,<br />
i riflessi metallici e la varietà della scultura osservabile sul protorace e sulle<br />
elitre. La specie caratteristica delle faggete appenniniche è Carabus lefebvrei,<br />
nero con eleganti riflessi metallici di un azzurro cangiante, che si trova sotto i<br />
tronchi caduti e marcescenti, oppure nelle cavità basali di vecchi alberi ancora<br />
in piedi. Non vive solo nelle faggete e può trovarsi anche nei querceti caducifogli<br />
o nei castagneti. Altro genere di grandi dimensioni è Cychrus, i cui membri<br />
sono specializzati nell’alimentazione a base di chiocciole. Testa e pronoto sono<br />
allungati e stretti per penetrare all’interno della conchiglia e divorare il mollusco.<br />
Nelle faggete appenniniche troviamo Cychrus attenuatus e C. italicus. Il primo è<br />
una specie medioeuropea, diffusa nelle foreste di conifere delle Alpi, che raggiunge<br />
il suo limite meridionale di distribuzione nelle faggete dell’Appennino<br />
meridionale, con la sottospecie latialis. Il secondo, invece, è una specie subendemica<br />
italiana, diffusa negli ambienti forestali delle Alpi e degli Appennini.<br />
Recenti ricerche sui carabidi delle faggete dell’Italia centrale hanno permesso<br />
di individuare tre principali gruppi di specie: specie della fascia montana, specie<br />
delle foreste mesofile sia montane che submontane e specie del querceto<br />
caducifoglio che possono spingersi nella faggeta.<br />
Al primo gruppo ap<strong>parte</strong>ngono sia specie silvicole esclusive della faggeta, come<br />
Notiophilus biguttatus, Calathus rotundicollis, Pterostichus oblongopunctatus,<br />
Nebria tibialis, Trichotichnus nitens, Molops ovipennis, sia specie che possono<br />
trovarsi anche negli ambienti aperti situati alla stessa quota (pascoli montani),<br />
come Cychrus attenuatus, Calathus focarilei, Pterostichus morio, P. bicolor.<br />
Alla seconda categoria ap<strong>parte</strong>ngono specie più eclettiche, legate alle formazioni<br />
forestali mesofile in generale, quindi sia alle cerrete che alle faggete. Ad<br />
essa ap<strong>parte</strong>ngono Carabus lefebvrei, C. convexus, Cychrus italicus, Pterostichus<br />
micans, Abax parallelepipedus, Platyderus neapolitanus, Nebria kratteri,<br />
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Carabus lefebvrei Cychrus attenuatus