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2° parte - Udine Cultura

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animali, in particolare di roditori, la cui abbondanza determina un aumento<br />

del successo riproduttivo dei predatori (soprattutto mammiferi carnivori e<br />

rapaci notturni). Invece, negli anni di “bosco magro” i roditori diminuiscono<br />

enormemente e la faggeta si spopola di mammiferi. D’altra <strong>parte</strong>, va tenuto<br />

presente che, durante i mesi estivi, molti animali trovano nella faggeta un rifugio<br />

dalla siccità, grazie al microclima fresco e umido che si mantiene al suo<br />

interno; ciò rende la faggeta accogliente e compensa in <strong>parte</strong> la scarsità di<br />

risorse alimentari.<br />

Oltre a questi fattori naturali, la povertà faunistica della faggeta dipende<br />

anche dal tipo di gestione forestale a cui essa viene spesso sottoposta. Molte<br />

faggete sono soggette a taglio periodico con formazione di foreste coetanee,<br />

ovvero formate da alberi giovani e tutti uguali, con il tronco dritto e privo<br />

di buchi. Infatti, con tale gestione, gli alberi non fanno in tempo ad invecchiare<br />

e a morire di malattie, come avviene nelle foreste naturali che normalmente<br />

sono disetanee (formate da alberi di diversa età). Pertanto, le faggete<br />

gestite in funzione del prelievo di legname, più che vere foreste, sono piantagioni<br />

di alberi.<br />

L’immagine di boschi formati da alberi sani piace ai tecnici forestali di vecchia<br />

formazione, che ritengono di dover applicare gli stessi criteri anche nelle aree<br />

non destinate alla produzione di legname. Sostengono, infatti, che la presenza<br />

di vecchi alberi malati e di tronchi caduti costituisca un serbatoio di organismi<br />

infestanti che possono diffondersi nell’ambiente. Negli ecosistemi inna-<br />

turali derivanti da questo tipo di gestione, il numero di specie animali è molto<br />

basso, per un semplice motivo: l’assenza di alberi vetusti, con i loro tronchi<br />

pieni di generose cavità, rende le foreste inabitabili per tante specie di invertebrati<br />

(soprattutto insetti) che rappresentano la base delle reti alimentari.<br />

Inoltre, molti mammiferi e uccelli utilizzano sia le cavità dei vecchi alberi sia i<br />

tronchi marcescenti ormai caduti, come rifugi o come nidi, oltre che per trovarvi<br />

nutrimento. Mentre il ghiro, il moscardino e lo scoiattolo usano le cavità<br />

come rifugi, l’orso bruno, il tasso e il cinghiale scavano spesso nella necromassa<br />

legnosa per nutrirsi di larve di insetti, di termiti e di altri invertebrati.<br />

Tra gli elementi associati all’ambiente montano troviamo specie eliofile e sciafile,<br />

sia tra le piante che tra gli animali. Per questi ultimi, tuttavia, la dipendenza<br />

dal sole o dall’ombra può essere solo apparente: molte specie, infatti, possono<br />

essere attratte dagli ambienti aperti solo perché vi trovano una maggiore<br />

abbondanza di risorse. In realtà, la diversità biologica delle faggete è fondata<br />

non soltanto sulle foreste stesse ma sull’intero mosaico foresta-radura,<br />

ovvero sul processo dinamico delle successioni ecologiche.<br />

Gran <strong>parte</strong> degli animali associati alla faggeta vive prevalentemente nelle<br />

radure che si formano al suo interno in seguito ad eventi naturali o artificiali.<br />

La caduta di fulmini può provocare incendi spontanei che creano ambienti<br />

aperti più o meno grandi. Anche la caduta di un vecchio albero morente che<br />

trascina con sé molti alberi vicini più piccoli determina una schiarita dove la<br />

luce penetra e permette la crescita di piante pioniere eliofile che non possono<br />

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Ghiro (Glis glis) Orso marsicano (Ursus arctos marsicanus)

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