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animali, in particolare di roditori, la cui abbondanza determina un aumento<br />
del successo riproduttivo dei predatori (soprattutto mammiferi carnivori e<br />
rapaci notturni). Invece, negli anni di “bosco magro” i roditori diminuiscono<br />
enormemente e la faggeta si spopola di mammiferi. D’altra <strong>parte</strong>, va tenuto<br />
presente che, durante i mesi estivi, molti animali trovano nella faggeta un rifugio<br />
dalla siccità, grazie al microclima fresco e umido che si mantiene al suo<br />
interno; ciò rende la faggeta accogliente e compensa in <strong>parte</strong> la scarsità di<br />
risorse alimentari.<br />
Oltre a questi fattori naturali, la povertà faunistica della faggeta dipende<br />
anche dal tipo di gestione forestale a cui essa viene spesso sottoposta. Molte<br />
faggete sono soggette a taglio periodico con formazione di foreste coetanee,<br />
ovvero formate da alberi giovani e tutti uguali, con il tronco dritto e privo<br />
di buchi. Infatti, con tale gestione, gli alberi non fanno in tempo ad invecchiare<br />
e a morire di malattie, come avviene nelle foreste naturali che normalmente<br />
sono disetanee (formate da alberi di diversa età). Pertanto, le faggete<br />
gestite in funzione del prelievo di legname, più che vere foreste, sono piantagioni<br />
di alberi.<br />
L’immagine di boschi formati da alberi sani piace ai tecnici forestali di vecchia<br />
formazione, che ritengono di dover applicare gli stessi criteri anche nelle aree<br />
non destinate alla produzione di legname. Sostengono, infatti, che la presenza<br />
di vecchi alberi malati e di tronchi caduti costituisca un serbatoio di organismi<br />
infestanti che possono diffondersi nell’ambiente. Negli ecosistemi inna-<br />
turali derivanti da questo tipo di gestione, il numero di specie animali è molto<br />
basso, per un semplice motivo: l’assenza di alberi vetusti, con i loro tronchi<br />
pieni di generose cavità, rende le foreste inabitabili per tante specie di invertebrati<br />
(soprattutto insetti) che rappresentano la base delle reti alimentari.<br />
Inoltre, molti mammiferi e uccelli utilizzano sia le cavità dei vecchi alberi sia i<br />
tronchi marcescenti ormai caduti, come rifugi o come nidi, oltre che per trovarvi<br />
nutrimento. Mentre il ghiro, il moscardino e lo scoiattolo usano le cavità<br />
come rifugi, l’orso bruno, il tasso e il cinghiale scavano spesso nella necromassa<br />
legnosa per nutrirsi di larve di insetti, di termiti e di altri invertebrati.<br />
Tra gli elementi associati all’ambiente montano troviamo specie eliofile e sciafile,<br />
sia tra le piante che tra gli animali. Per questi ultimi, tuttavia, la dipendenza<br />
dal sole o dall’ombra può essere solo apparente: molte specie, infatti, possono<br />
essere attratte dagli ambienti aperti solo perché vi trovano una maggiore<br />
abbondanza di risorse. In realtà, la diversità biologica delle faggete è fondata<br />
non soltanto sulle foreste stesse ma sull’intero mosaico foresta-radura,<br />
ovvero sul processo dinamico delle successioni ecologiche.<br />
Gran <strong>parte</strong> degli animali associati alla faggeta vive prevalentemente nelle<br />
radure che si formano al suo interno in seguito ad eventi naturali o artificiali.<br />
La caduta di fulmini può provocare incendi spontanei che creano ambienti<br />
aperti più o meno grandi. Anche la caduta di un vecchio albero morente che<br />
trascina con sé molti alberi vicini più piccoli determina una schiarita dove la<br />
luce penetra e permette la crescita di piante pioniere eliofile che non possono<br />
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Ghiro (Glis glis) Orso marsicano (Ursus arctos marsicanus)