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2° parte - Udine Cultura

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tecce e le pietre, nell’erba delle radure, ecc. In faggeta troviamo membri di<br />

numerose famiglie tra cui disderidi, segestriidi, tetragnatidi, metidi, araneidi,<br />

linifiidi, teridiidi, licosidi, agelenidi, amaurobiidi, clubionidi, gnafosidi, filodromidi,<br />

tomisidi e salticidi.<br />

Per fare alcuni esempi, agli araneidi appartiene Aranaeus diadematus presente<br />

soprattutto sulla vegetazione delle radure e che costruisce ragnatele di forma<br />

regolare con cui cattura mosche e piccole farfalle. Ai teridiidi ap<strong>parte</strong>ngono<br />

ragni di piccole dimensioni, dall’addome rotondeggiante e colorazione<br />

varia (spesso scura), che vivono sulla vegetazione, sotto pietre o nelle cavità<br />

degli alberi. Ai licosidi, ap<strong>parte</strong>ngono, invece, i ragni lupo, di dimensioni maggiori<br />

e con un rivestimento di peli corti ma densi su tutto il corpo. I membri di<br />

questa famiglia cacciano a vista senza utilizzare tele; alcune specie costruiscono<br />

gallerie nel suolo, dove si rifugiano. Diverse specie di gnafosidi vivono<br />

nelle faggete sotto le pietre e le cortecce, oppure nella lettiera. Questi ragni<br />

sono generalmente di dimensioni medie e di colore prevalentemente grigio o<br />

nero; sono attivi di notte e cacciano le prede a vista. I tomisidi li troviamo<br />

soprattutto nelle radure: si mimetizzano sui fiori, in attesa di farfalle e di altri<br />

insetti. Infine, i salticidi li possiamo osservare mentre si spostano velocemente<br />

sulle piante o sui tronchi degli alberi, alla ricerca di minuscole prede che<br />

aggrediscono a sorpresa. Oltre a svolgere il ruolo di predatori, i ragni rappresentano<br />

una risorsa alimentare per molti animali che vivono nelle faggete e<br />

nelle radure, come gli uccelli e le lucertole.<br />

Opilioni e acari. L’ambiente in cui<br />

possiamo più facilmente osservare gli<br />

opilioni è costituito dalle radure, dove<br />

questi aracnidi si rinvengono sulle<br />

piante. Hanno un aspetto simile a<br />

ragni dal corpo assai compatto e globoso,<br />

da cui partono otto lunghissime<br />

zampe. Se disturbati, iniziano a vibrare<br />

sulle zampe con un movimento<br />

oscillatorio regolare che, probabilmente,<br />

ha la funzione di confondere il<br />

predatore. Sotto le pietre, in mezzo<br />

alla lettiera, possiamo trovare i Trogulus,<br />

opilioni dall’aspetto particolare,<br />

con il corpo appiattito e le zampe relativamente<br />

corte, oppure Astrobunus<br />

kochii che vive aderente alla faccia<br />

inferiore dei ciottoli stessi.<br />

L’opilionide Astrobunus kochii<br />

Gli acari comprendono tante famiglie,<br />

adattate a stili di vita molto diversi. Alcune specie sono galligene, ovvero producono<br />

galle, formazioni tumorali che si sviluppano sui rametti o sulle foglie<br />

delle piante in seguito alla loro puntura. Tra gli acari galligeni ricordiamo Aceria<br />

nervisequus e Acalitus stenaspis, ap<strong>parte</strong>nenti alla famiglia degli eriofiidi,<br />

entrambi parassiti specifici del faggio. Molte specie vivono nel suolo: è il caso<br />

degli oribatidi, piccoli acari dal corpo globoso o a forma di pera che rappresentano<br />

un’importante componente della fauna del suolo. Insieme ai nematodi e ai<br />

collemboli sono gli organismi più numerosi nella lettiera e nell’humus forestale.<br />

Molti altri acari, invece, sono parassiti e attaccano animali di tutti i tipi. Ne troviamo<br />

su insetti e su vertebrati di tutte le classi. Le specie del genere Sarcoptes<br />

provocano forme di scabbia in diverse specie di mammiferi; nell’Italia appenninica<br />

sono state trovate anche sull’orso marsicano, anche se il principale serbatoio<br />

sembra essere il cinghiale. Inoltre è da segnalare Trombicula autumnalis,<br />

presente in tutti gli ambienti boschivi sia planiziari che montani. Questo acaro<br />

trova il suo serbatoio naturale in alcuni mammiferi selvatici, in modo particolare<br />

nel tasso e nella volpe, ma attacca spesso anche l’uomo, producendo temporanee<br />

ma fastidiose irritazioni della pelle. L’infestazione è causata non dagli<br />

adulti ma dalle larve esapode che pungono la pelle scaricandovi dentro enzimi<br />

digestivi per poi succhiare le cellule liquefatte. Gli adulti vivono sulle piante e si<br />

nutrono di fluidi vegetali. Anche le zecche sono frequenti sui mammiferi della<br />

faggeta. Ricordiamo i generi Ixodes, Rhipicephalus e Hyalomma su volpe, orso,<br />

martora, donnola, cinghiale, cervo e capriolo.<br />

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Aranaeus diadematus

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