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2° parte - Udine Cultura

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■ Crostacei<br />

Gli unici crostacei che troviamo nelle faggete sono gli isopodi, detti comunemente<br />

porcellini di terra o porcellini di Sant’Antonio. Il nome di questi piccoli<br />

crostacei adattati all’ambiente terrestre deriva dal fatto che le loro zampe<br />

sono tutte della stessa lunghezza e forma. Generalmente detritivori,<br />

questi animaletti si trovano sotto le pietre, nelle fessure delle rocce, sotto le<br />

cortecce degli alberi o nei tronchi marcescenti. Diverse specie, come quelle<br />

ap<strong>parte</strong>nenti alla famiglia armadillidiidi, possiedono un corpo dorsalmente<br />

convesso e corazzato che consente loro di assumere una particolare<br />

posizione di difesa contro i predatori: si incurvano ventralmente formando<br />

una pallottola che protegge le delicate parti inferiori, quasi fossero dei<br />

minuscoli armadilli. Armadillidium vulgare e A. depressum si trovano spesso<br />

nei boschi montani. Invece, i membri della famiglia porcellionidi non<br />

sono capaci di appallottolarsi e si rifugiano sotto le pietre. Porcellio arcuatus<br />

è assai diffuso negli ambienti montani. Le specie del genere Trichoniscus<br />

vivono soprattutto nei terreni boschivi.<br />

■ Chilopodi e diplopodi<br />

I chilopodi, detti centogambe, sono agili predatori notturni presenti in tutti gli<br />

ambienti terrestri italiani. Diverse specie si trovano nelle faggete, soprattutto<br />

in quelle ricche di rifugi, ovvero di pietre,<br />

rocce emergenti, tronchi caduti e<br />

alberi cavi. Lithobius castaneus è un<br />

tipico elemento silvicolo, diffuso dai<br />

querceti planiziari alle faggete, fino al<br />

limite superiore delle foreste. Solo<br />

raramente si trova negli ambienti aperti<br />

e ciò si verifica nel caso in cui la<br />

deforestazione sia avvenuta in tempi<br />

recenti. Altre specie più o meno silvicole<br />

sono L. mutabilis e L. tylopus.<br />

Invece, Lithobius forficatus è una specie<br />

frequente negli ambienti alterati<br />

dall’uomo, come i pascoli derivati dal<br />

disboscamento. La sua presenza in<br />

alcune faggete indica che queste hanno<br />

subito un certo disturbo antropico.<br />

Sempre alla famiglia dei litobiidi Trachysphaera appenninorum<br />

appartiene Eupolybothrus grossipes,<br />

una specie silvicola abbastanza comune, che mostra una netta preferenza<br />

per le foreste di faggio.<br />

Altri chilopodi frequenti in faggeta li troviamo nella famiglia dei geofilidi e in<br />

quella dei litoteniidi. Citiamo, ad esempio, Geophilus insculptus, frequente<br />

nei boschi mesofili della penisola, e Strigamia acuminata. Quest’ultima specie,<br />

è diffusa in Italia lungo tutto l’arco alpino e sulla catena appenninica,<br />

spingendosi fino in Sicilia sui Monti Peloritani, ma è assente in Sardegna.<br />

Nella penisola è una specie silvicola, tipicamente legata alle faggete, fra 500<br />

e 1400 m s.l.m. Infine, Schendyla apenninorum è un endemita italiano noto<br />

di pochissime stazioni dell’Appennino, situate per lo più in faggeta tra 900 e<br />

1450 m s.l.m.<br />

I diplopodi (detti millepiedi) sono prevalentemente detritivori e lenti: li difendono<br />

dai predatori il loro esoscheletro corazzato e la secrezione di sostanze<br />

repellenti. Anch’essi, come i chilopodi, si trovano sotto pietre, tronchi caduti<br />

e altri rifugi naturali. Alcune specie sono abbastanza frequenti nella faggeta<br />

ma si tratta soprattutto di specie ubiquitarie. Tra i pochi diplopodi caratteristici<br />

delle foreste montane, ricordiamo il genere Pyrgocyphosoma, con P.<br />

doriae, P. marrucinum, P. picenum, P. zangherii, e il genere Leptoiulus, con L.<br />

montivagus e L. trilineatus. Mentre L. montivagus è diffuso dalle Alpi all’Appennino<br />

centrale, L. trilineatus si spinge a Sud fino in Calabria. Infine, Trachysphaera<br />

appenninorum è un piccolo diplopode bianco del suolo, frequente<br />

nelle faggete appenniniche.<br />

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Eupolybothrus grossipes

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