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104 lentamente sul tronco del faggio e, dopo essere stata fecondata, depone le<br />
uova sulle foglie. Le larve consumano quasi interamente il lembo lasciando<br />
solo la nervatura centrale.<br />
Tra le farfalle notturne più note, ricordiamo le false processionarie, Limantria<br />
dispar e L. monacha, che destano spesso preoccupazione per le loro drammatiche<br />
esplosioni demografiche e per i fastidi che arrecano i loro bruchi.<br />
Sono specie diffuse in tutte le foreste caducifoglie, in particolare nei querceti<br />
e nelle faggete, fino a 1500 m.<br />
Le farfalle “notturne” più vivacemente colorate sono gli arctiidi. Le ali anteriori<br />
di queste belle farfalle ricalcano spesso il modello scuro a macchie o strisce<br />
chiare, come si osserva rispettivamente in Arctia caja e Callimorpha dominula.<br />
Questo permette loro di riposare di giorno sulla lettiera o alla base dei tronchi,<br />
senza essere viste. Nel caso in cui venissero scoperte, giocano l’ultima<br />
carta: volano via mostrando la colorazione delle ali posteriori, rossa o gialla,<br />
invisibile a riposo ma assai vistosa in volo.<br />
105<br />
Limantria dispar<br />
Bruco di Limantria dispar<br />
assai efficace nel renderli poco visibili agli occhi dei predatori quando sono<br />
posati sui tronchi.<br />
Tra le specie più specializzate figura Lasiommata petropolitana, specie sibirico-europea<br />
piuttosto rara e localizzata, che vola per un periodo di 15 giorni<br />
circa, da fine maggio a metà giugno, nelle radure dei boschi di faggio dell’Appennino<br />
centrale. In tutta la catena appenninica si incontra invece l’affine<br />
Pararge maera. Inoltre, Erebia ligea è anch’essa presente nelle radure, dove il<br />
bruco si sviluppa su graminacee, ed anche il licenide Lycaena virgaureae, dal<br />
vistoso dimorfismo sessuale.<br />
Tra le farfalle notturne, una delle famiglie meglio rappresentate è quella dei<br />
geometridi, particolarmente abbondanti negli ambienti forestali. I loro bruchi<br />
hanno solo due paia di ventose addominali e sono maestri del mimetismo<br />
criptico: si immobilizzano diventando invisibili sui rametti o sulla corteccia<br />
delle piante. Tra le specie che nell’Appennino sembrano essere più o meno<br />
legate agli ambienti di faggeta e ai querceti mesofili citiamo Ennomos quercinaria,<br />
Scotopteryx moeniata, Scotopteryx chenopodiata, Chloroclysta miata,<br />
Epirrita christyi, Mesotype didymata, Eupithecia subfuscata. Nelle faggete<br />
dell’Abruzzo è presente anche Macaria wauaria.<br />
Un geometride che può arrecare danni di una certa entità al faggio è Operophtera<br />
fagata, in cui è presente un notevole dimorfismo sessuale. Come in molti<br />
altri geometridi, la femmina - a differenza del maschio - è brachittera, ovvero le<br />
sue ali sono molto ridotte e pertanto è incapace di volare. Essa si arrampica<br />
Imenotteri. All’ordine degli imenotteri<br />
ap<strong>parte</strong>ngono le formiche, le vespe, le<br />
api, i bombi e tutte le numerose forme<br />
imparentate con loro. Della famiglia<br />
vespidi fanno <strong>parte</strong> diverse specie<br />
onnivore, che si nutrono sia di prodotti<br />
vegetali (frutti, fiori) che di carne.<br />
Conducono vita sociale e spesso formano<br />
nidi in ambiente di foresta. Per<br />
esempio, Vespula rufa fabbrica nidi nel<br />
suolo dei boschi, mentre Dolichovespula<br />
saxonica confeziona nidi di cartone<br />
nelle cavità degli alberi oppure li<br />
Larva di Cimbex<br />
appende ai tronchi.<br />
Alla superfamiglia dei tentredinoidei ap<strong>parte</strong>ngono alcune famiglie le cui larve<br />
mostrano una straordinaria somiglianza con i bruchi dei lepidotteri. Si tratta di<br />
un interessante fenomeno di convergenza tra imenotteri e farfalle, che interessa<br />
solo lo stadio larvale: in entrambi i gruppi, le larve si nutrono di foglie e vivono<br />
attaccate a queste. La differenza principale sta nel numero di pseudozampe<br />
addominali, che nei tentredinoidei sono sempre maggiori di cinque.<br />
La famiglia dei cimbicidi contiene pochi generi, tra i quali Cimbex, con quattro<br />
specie (C. fagi, C. connatus, C. luteus e C. femoratus). Si tratta dei più grandi<br />
tentredinoidei d’Europa poiché possono superare 5 cm di apertura alare.<br />
Anche le loro larve sono molto grandi ed hanno una colorazione verde brillante.<br />
Si nutrono delle foglie di faggio, betulla ed altre latifoglie.