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2° parte - Udine Cultura

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le foreste disetanee, ricche di alberi<br />

cavi che garantiscono loro non soltanto<br />

il rifugio diurno ma anche la fonte da<br />

cui provengono le loro prede. Infatti,<br />

molti insetti predati dai pipistrelli svolgono<br />

almeno una <strong>parte</strong> del loro ciclo<br />

biologico nelle cavità dei tronchi,<br />

essendo xilofagi, saprofagi o micofagi.<br />

Altri ancora sono parassiti o predatori<br />

di questi, e pertanto dipendono anche<br />

loro dai vecchi alberi, sebbene in<br />

maniera indiretta. Fra le specie di questa<br />

articolata e complessa comunità<br />

Nottola (Nyctalus noctula)<br />

notturna ricordiamo le nottole (Nyctalus<br />

noctula, N. leisleri, N. lasiopterus), l’orecchione bruno (Plecotus auritus), il<br />

barbastello (Barbastella barbastellus), i pipistrelli propriamente detti (Pipistrellus<br />

nathusii, P. pipistrellus, Hypsugo savii), il serotino comune (Eptesicus serotinus)<br />

e alcuni vespertili (Myotis bechsteinii, M. mystacinus).<br />

Il mosaico ambientale costituito dalle faggete e dalle radure montane rappresenta<br />

una delle tipologie di habitat più importanti per i chirotteri dell’Italia<br />

appenninica. Probabilmente, molti individui di specie silvicole ad alta valenza<br />

ecologica colonizzano la faggeta per evitare la competizione ed il sovraffollamento<br />

del querceto caducifoglio. Da una <strong>parte</strong>, le temperature basse della<br />

faggeta possono rappresentare un fattore limite per i chirotteri; dall’altra però,<br />

l’umidità elevata anche durante i mesi estivi può costituire un vantaggio contro<br />

la siccità stagionale e la povertà di insetti sopravvenuta in altri ambienti. È probabile<br />

che anche i chirotteri, come altri mammiferi e molti uccelli, compiano<br />

spostamenti verticali in relazione alla stagione.<br />

120 121<br />

Gatto selvatico (Felis s. silvestris)<br />

● Carnivori. I mammiferi carnivori hanno una grande valenza ecologica. Il lupo<br />

(Canis lupus), la volpe (Vulpes vulpes), la martora (Martes martes), la faina<br />

(Martes foina), la puzzola (Mustela putorius), la donnola (Mustela nivalis), il tasso<br />

(Meles meles) e il gatto selvatico (Felis silvestris silvestris) sono presenti in<br />

tutti i tipi di habitat forestali dell’Italia appenninica. L’ampio spettro di prede<br />

potenziali e la relativa indifferenza ai fattori abiotici (temperatura, umidità ecc.)<br />

consentono a queste specie di vivere in contesti ambientali assai diversi. Ciò<br />

che limita la loro distribuzione effettiva sono soprattutto le conseguenze dell’attività<br />

umana sull’ambiente, come la deforestazione e l’inquinamento, o l’eliminazione<br />

diretta attraverso la caccia e la persecuzione attuata con vari mezzi<br />

(esche avvelenate, tagliole, ecc.). Altri fattori che determinano l’assenza o la<br />

rarità di questi animali in certe zone sono l’impoverimento delle catene alimen-

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