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2° parte - Udine Cultura

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■ I vertebrati<br />

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Lupo appenninico (Canis lupus)<br />

Molto spesso la faggeta delude l’escursionista che la percorre sperando di<br />

incontrare animali: dato che per la maggior <strong>parte</strong> delle persone, compresi molti<br />

naturalisti, “animali” sono solo i vertebrati, la delusione è ancora più forte.<br />

Generalmente, le escursioni finiscono senza alcun avvistamento, a <strong>parte</strong> i segni<br />

di presenza di qualche uccello, come la penna di un colombaccio, la voce di un<br />

ciuffolotto nascosto nel folto delle chiome degli alberi, o il volo di una tordela<br />

che attraversa una radura. Come in tutti gli ambienti italiani, ciò può dipendere<br />

dalle caratteristiche del rapporto tra l’uomo e gli altri animali, che è particolarmente<br />

difficile nel nostro paese e ancora determina le modalità di gestione; tuttavia,<br />

nel caso particolare delle faggete, dobbiamo riconoscere una effettiva<br />

povertà faunistica. Come già detto all’inizio del capitolo, e come risulterà più<br />

chiaro nelle pagine seguenti, il clima e la povertà di risorse rendono le faggete<br />

un ambiente di passaggio per la maggior <strong>parte</strong> dei vertebrati. Molti mammiferi<br />

e uccelli frequentano questi boschi transitoriamente e con basso numero di<br />

individui. Per esempio, nei mesi caldi dell’estate, la faggeta può rappresentare<br />

un luogo di riposo dove l’animale staziona, in attesa di riprendere l’attività notturna<br />

nei pascoli o nei coltivi. Tuttavia, proprio per questo motivo, tale ruolo stagionale<br />

non deve essere sottostimato, poiché rappresenta una fase assai<br />

importante nei ritmi di attività stagionali e giornalieri degli animali.<br />

Anfibi. Sulla lettiera di faggio, nelle giornate piovose d’autunno o di fine estate,<br />

è possibile sorprendere la salamandra pezzata (Salamandra salamandra)<br />

dall’elegante livrea gialla e nera. Questa specie ha una distribuzione piuttosto<br />

irregolare lungo l’Appennino: comune in certe aree e molto rara in altre. Nell’Appennino<br />

meridionale è presente la sottospecie gigliolii, riconoscibile per la<br />

colorazione, dove il giallo è assai più esteso del nero. La salamandra pezzata<br />

si riproduce nei tratti più lenti dei torrenti e nelle acque sorgive, dove la femmina<br />

partorisce larve già ben sviluppate. Invece, le salamandrine (Salamandrina<br />

perspicillata e S. terdigitata) sono specie più termofile diffuse alle quote inferiori,<br />

fino a circa 1500 m. Si tratta di un genere, endemico dell’Italia peninsulare,<br />

quasi un emblema della nostra fauna, tanto da essere stato scelto come<br />

simbolo dell’Unione Zoologica Italiana. Mentre nell’Italia appenninica la salamandra<br />

vive prevalentemente in faggeta, le salamandrine si trovano in tutte le<br />

tipologie forestali umide della penisola, purché attraversate da ruscelli limpidi<br />

dove le femmine depongono le uova. Nello stesso ambiente delle salamandrine<br />

vive la rana appenninica (Rana italica), specie tipicamente montana, che<br />

non si allontana mai molto dall’acqua. Trascorre molto tempo immobile sui<br />

massi, nelle immediate vicinanze dei torrenti, in attesa di piccole prede. La<br />

rana agile (Rana dalmatina) vive invece sulla lettiera e nel sottobosco delle

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