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Baciata da un Angelo ANIME GEMELLE - only fantasy

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Philip l’aveva guar<strong>da</strong>ta, pieno di speranza.<br />

Ivy aveva scosso la testa. «Non me lo ricordo. Non mi<br />

ricordo nulla dopo la stazione».<br />

Forse sarebbe stato più semplice se non fosse mai riuscita a<br />

ricor<strong>da</strong>re cosa era successo. Ma adesso ogni volta che guar<strong>da</strong>va<br />

la foto avvertiva quella strana sensazione che le solleticava la<br />

memoria, qualcosa che non le permetteva di dimenticare tutto e<br />

an<strong>da</strong>re avanti. Ivy fissò la foto finché non le si appannò la<br />

vista. Non si accorse che aveva iniziato a piangere.<br />

«Ivy… Ivy, no».<br />

Le parole di Suzanne la riportarono al presente. Quando alzò<br />

la testa vide che la sua amica era inginocchiata vicino<br />

all’armadietto. La sua bocca era <strong>un</strong>’esile linea continua di<br />

tristezza e rossetto. Anche Beth era uscita <strong>da</strong>ll’ora di<br />

orientamento; adesso era in piedi vicino a loro, e frugava<br />

dentro lo zaino alla ricerca di <strong>un</strong> fazzoletto. Fissò Ivy, le sue<br />

lacrime si riflettevano negli occhi lucidi dell’amica.<br />

«Sto bene», disse Ivy, asciugandosi in fretta gli occhi,<br />

fissando prima l’<strong>un</strong>a e poi l’altra. «Davvero, sto bene».<br />

Ma sapeva che non le credevano. Quella mattina Gregory<br />

l’aveva accompagnata a scuola in macchina, e Suzanne si era<br />

proposta di riportarla a casa alla fine delle lezioni. Come se non<br />

si fi<strong>da</strong>ssero a lasciarla <strong>da</strong> sola, come se fossero convinti che<br />

<strong>un</strong>a volta al volante lei potesse sterzare di botto e buttarsi giù<br />

<strong>da</strong> <strong>un</strong>a scogliera.<br />

«Non avresti dovuto attaccare quella foto all’armadietto»,<br />

disse Suzanne. «Prima o poi dovrai superare questa cosa, Ivy.<br />

Se continui così rischi di…». Esitò.<br />

«Impazzire?».<br />

Suzanne si risistemò le morbide ciocche di capelli neri, poi<br />

iniziò a giocare con l’orecchino a cerchietto. Prima non aveva<br />

mai avuto problemi a dirle tutto quello che pensava, ma adesso<br />

si sforzava di usare il massimo tatto. «Non è <strong>un</strong>a cosa sana,

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