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PORCA PUTTANA - galileo ferraresi

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divide col marito il farro (cereale simile al grano alla base<br />

dell'alimentazione di varie popolazioni dell'area etrusco-laziale fino<br />

al secolo scorso) e ne accetta la totale autorità diventando "una cosa<br />

a lui necessaria ed inalienabile" (2). La confarreatio non prevedeva il<br />

divorzio e prevedeva il passaggio della donna dalla famiglia<br />

paterna a quella del marito. Un'ultima traccia di questo rito<br />

matrimoniale la si riscontra nel vecchio diritto di famiglia italiano<br />

dove "la moglie deve seguire il marito ovunque egli ritenga<br />

opportunuo stabilire la propria dimora", fosse anche stato a<br />

Timbouctoù, e dove non si prevedeva il divorzio.<br />

Col passar del tempo e l'aumento della divisione tra le varie caste<br />

sociali la confarreatio restò una cerimonia riservata alle famiglie<br />

patrizie che la compivano davanti al Pontifex Maximus e a dieci<br />

testimoni mentre per la plebe era prevista la coemptio, cioé il<br />

matrimonio senza passaggio della moglie al marito ( la moglie in<br />

pratica restava nella famiglia paterna). Col tempo anche la coemptio<br />

subì variazioni e la moglie andò ad abitare presso il marito. Siccome<br />

il rito plebeo era più semplice, bastava mimare l'acquisto della<br />

donna davanti al padre di lei e dargli una moneta, negli anni<br />

divenne il matrimonio più usato da tutti i romani.<br />

Esisteva anche un terzo tipo di matrimonio in cui però la moglie<br />

non lasciava l'autorità paterna per quella maritale, era detto per usus<br />

, per abitudine: coloro che per un anno vivevano come marito e<br />

moglie erano considerati sposati.<br />

Dopo le cerimonie matrimoniali e il banchetto nunziale<br />

caratterizzato da canzoni falliche, scherzi osceni e danze licenziose il<br />

marito simulava il rapimento della moglie e la portava a casa<br />

propria seguito dal corteo nuziale. Giunti in camera il letto<br />

matrimoniale era già pronto e il marito slacciava la cintura della<br />

moglie che si spogliava e andava a sedersi sul fallo di pietra della<br />

statua di Mutuno Tutuno, dio della fecondità, per perforarsi l'imene<br />

e facilitare il compito del marito. Terminato questo rito che serviva<br />

evidentemente a neutralizzare i pericoli del primo rapporto sessuale<br />

i due potevano finalmente consumare il matrimonio in pace in una<br />

stanza circondata da statue di varie divinità preposte alle varie fasi<br />

della copula.<br />

Contrariamente a quanto avviene nella nosta società i riti<br />

matrimoniali romani davano una forte impronta sessuale al

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