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PORCA PUTTANA - galileo ferraresi

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Inutile dire che ben pochi si fecero avanti per assumersi la paternità<br />

di una simile malattia e così in quasi tutte le nazioni europee venne<br />

chiamata "mal francese", in Francia "mal di Napoli", e nel mondo<br />

mussulmano "mal dei cristiani".<br />

In un mondo che riemergeva allora dal terrore delle carestie e che<br />

era ancora percorso da terribili pestilenze una malattia fastidiosa e<br />

dolorosa ma non sempre mortale, o mortale dopo molto tempo dal<br />

contagio, come la sifilide non fu sempre considerata una tragedia<br />

anzi, visto che da subito si capì che la sua trasmissione era sessuale<br />

e che il sesso era una delle poche attività gioiose, se non la sola,<br />

dell'epoca, fu ben presto considerata come argomento scherzoso sia<br />

dai letterati che dal popolino.<br />

Fu verso la fine del XVI secolo che si iniziò a considerare la sifilide<br />

un problema non solo del singolo ma dello stato perché poteva<br />

portare ad una diminuzione della popolazione. Iniziarono allora le<br />

analisi obbligatorie delle prostitute, ree del diffondersi del male, e<br />

gli internamenti obbligatori delle infette in strutture appositamente<br />

predisposte. La scienza medica iniziò allora la sua funzione di<br />

controllo sociale e la sua lenta presa del potere che la porterà ad<br />

essere la religione del XX secolo.<br />

Fin dal loro apparire questi editti per il controllo sanitario furono a<br />

senso unico: le donne che si prostituivano potevano trasmettere la<br />

sifilide, ma che il male francese fosse stato trasmesso a loro da un<br />

uomo non interessava a nessuno, mentre a tutti interessava che<br />

nessun altro uomo lo ricevesse.<br />

Le prostitute furono così perseguitate per secoli come esseri<br />

immondi e per agevolare il controllo sanitario, e quindi quello<br />

economico e sociale, si cercò continuamente, seppur con alterne<br />

fortune, di costringerle in case o quartieri detti "di piacere".<br />

Il primo passo rivolto non alla ghettizzazione delle donne ma al<br />

controllo del contagio si ebbe solo all'inizio di questo secolo, e non<br />

per motivi umani, ma per esigenze belliche. I soldati della prima<br />

guerra mondiale erano costretti a vivere in trincea abbrutendosi<br />

ogni giorno di più in attesa di morire in uno dei tanti attacchi<br />

suicidi. E proprio perché erano considerati indispensabile carne da<br />

cannone alcuni stati iniziarono una campagna propagandistica di<br />

prevenzione del contatto sessuale come unico rimedio contro la<br />

sifilide e la gonorrea: le malattie che giovavano al nemico.

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