Relazione avv. Cosimo PALUMBO - Ordine degli Avvocati di Ivrea
Relazione avv. Cosimo PALUMBO - Ordine degli Avvocati di Ivrea
Relazione avv. Cosimo PALUMBO - Ordine degli Avvocati di Ivrea
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
2) in<strong>di</strong>pendentemente dall’entità della pena residua:<br />
- il condannato è in stato <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>a cautelare per la condanna da<br />
eseguire;<br />
- si tratta <strong>di</strong> una condanna per uno dei reati <strong>di</strong> cui all’art. 4 bis l.354/75;<br />
- si tratta <strong>di</strong> sentenza in cui è stata applicata la reci<strong>di</strong>va ex art. 99, IV c.,<br />
c.p..<br />
- la condanna riguarda i reati <strong>di</strong> furto in abitazione (624 bis), ovvero <strong>di</strong><br />
furto pluriaggravato, l’art. 423 bis c.p. e i delitti aggravati ex art. 61<br />
comma 11 bis (v. oltre) (queste ultime ipotesi sono state introdotte dalla<br />
legge 125/08)<br />
La legge “ex Cirielli” introducendo in particolare la lettera c) nel comma<br />
9 dell’art. 656 ha escluso la possibilità per reci<strong>di</strong>vi reiterati (ex art. 99,<br />
4° comma cod. pen.) <strong>di</strong> vedersi sospeso l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> carcerazione, anche<br />
se la pena ancora da espiare non supera i 3 anni.<br />
La reci<strong>di</strong>va, per poter condurre al <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> sospensione dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />
carcerazione, non solo deve essere stata contestata nel processo <strong>di</strong><br />
merito, ma deve anche essere stata ritenuta in sentenza, ovvero contestata<br />
e non esclusa dal Giu<strong>di</strong>ce.<br />
La lettera c) dell’art. 656 parla testualmente <strong>di</strong> reci<strong>di</strong>va “applicata”.<br />
Reci<strong>di</strong>va applicata significa, in altri termini, che la reci<strong>di</strong>va è considerata<br />
a tutti gli effetti una circostanza aggravante della pena per cui anche nel<br />
caso in cui nella sentenza la reci<strong>di</strong>va sia stata bilanciata nella<br />
determinazione della pena con le circostanze attenuanti la reci<strong>di</strong>va deve<br />
ritenersi applicata perché ha avuto un’applicazione concreta, un peso<br />
concreto nella determinazione della pena.<br />
Questo è il risultato <strong>di</strong> una analisi attenta dell’art. 69 del c.p. che prevede<br />
appunto il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> bilanciamento tra circostante attenuanti aggravanti.<br />
Norma che si chiude con la <strong>di</strong>zione secondo la quale “quando le<br />
circostanze attenuanti hanno avuto giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> prevalenza sulle<br />
aggravanti (tra cui la reci<strong>di</strong>va) non si tiene conto <strong>di</strong> nessun aumento <strong>di</strong><br />
pena previsto per le circostanze aggravanti”.<br />
Per i reci<strong>di</strong>vi reiterati, come si è detto, vige il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarare la<br />
prevalenza delle attenuanti.<br />
Va tuttavia ricordato che il Giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> merito ha ancora oggi un potere,<br />
seppure notevolmente limitato, <strong>di</strong> escludere la reci<strong>di</strong>va anche se si tratta<br />
11