Un percorso montano forinese e le sue storie di vita

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di Montoro Superiore. Da Preturo di Montoro Inferiore c’era una scorciatoia che mi portava allo scarico Parise. Di là per lo scarico Lanzetta, arrivavo prima alla piana delle nevaie e poi al bosco della piana di Forino. Là facevamo i carboni e andavo a prendere l’acqua alla fine della strada dove si va a Quindici. Se è possibile vorrei avere una mappa di quella zona da Preturo di Montoro fino alla sorgente per spiegare ai miei figli quanto era dura la vita a quei tempi. Io sono in Australia da quarantacinque anni e vene sarei molto grato. Vi voglio raccontare un’altra cosa: una mattina, alle prime luci dell’alba, mentre dormivamo abbiamo sentito un gran rumore di passi. Ci siamo buttati fuori ma i carabinieri già erano Biagio e i suoi nipotini 10
davanti al pagliaio. Erano della tenenza di Avellino, con altri poliziotti e anche l’esercito. Parlarono con mio padre dicendo che là c’erano tre banditi che cercavano. Il giorno prima io avevo accompagnato un uomo alla sorgente, forse era uno di quelli, ma per me era una bravissima persona. Grazie infinite. Ciao, Biagio Abignano”. Prontamente risposi, accontentando le sue richieste, a questa gentilissima persona. A mia volta gli chiesi di raccontarmi qualcosa riguardo al percorso quotidiano che compiva, dove venivano preparate le carbonaie, e se le neviere, in quei tempi, erano ancora utilizzate. La risposta fu pressoché immediata: “Ciao Paolo, e grazie di cuore. Mi hai commosso per tutte le foto che mi hai mandato e per la cartina che mi hai disegnato. I miei figli hanno potuto vedere i luoghi di quando ero carbonaio. A quanto posso ricordare, le neviere erano ancora in uso. Le carbonaie, invece, venivano preparate suppergiù a qualche chilometro dalla strada Forino-Bracigliano, verso la sorgente. Perché le pertiche venivano trascinate vicino la carrozzabile di Quindici e là venivano stroncate secondo il loro uso che era tronchetti per le toghe, pali per le viti, pericini per le sporte, spatrelle e lo scarto per i carboni. Ancora grazie, Biagio.”. Queste preziose informazioni sono state lo spunto per riscoprire un itinerario che, come si può intuire dal racconto di Biagio, in passato era largamente utilizzato. In un tempo in cui lo spostarsi da un luogo all’altro il più delle volte era reso disagevole dall’assenza di mezzi, a motore o a traino animale. Di certo non ci si poteva permettere il lusso di perdere tempo nell’aggirare i monti per giungere alla propria 11
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