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Un percorso montano forinese e le sue storie di vita

Diario della riscoperta di un sentiero di montagna e della vita che gli scorreva intorno

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era possibi<strong>le</strong> accedere al fondo con sca<strong>le</strong>. La profon<strong>di</strong>tà creava l’effetto<br />

cantina, con<strong>di</strong>zione ottima<strong>le</strong> per la conservazione del ghiaccio.<br />

Le abbondanti nevicate invernali ne consentivano il riempimento:<br />

strati <strong>di</strong> neve alternati con la paglia venivano accumulati, pigiati con i<br />

pie<strong>di</strong> per ridurre i volumi e trasformati in ghiaccio dal<strong>le</strong> gelate invernali.<br />

La paglia favoriva <strong>le</strong> stratificazioni nella massa ghiacciata rendendo<strong>le</strong><br />

facilmente frammentabili e asportabili. <strong>Un</strong>a moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

persone era impegnata nel<strong>le</strong> operazioni <strong>di</strong> approntamento della<br />

neviera; l’attività, però, dava i suoi frutti solo in estate. Il ghiaccio,<br />

staccato in grossi blocchi con cunei e martello e ridotto in forme più<br />

picco<strong>le</strong> con <strong>le</strong> seghe, veniva tirato su con funi e carrucola, pesato e<br />

venduto. Imballato nella paglia, avvolto nel<strong>le</strong> coperte e protetto da<br />

frasche frondose, viaggiava sui traìni, specialmente <strong>di</strong> notte, e raggiungeva<br />

località anche lontane. ‘E nevere del<strong>le</strong> nostre zone erano fondamentalmente<br />

<strong>di</strong> due tipi: quel<strong>le</strong> dei pianori carsici <strong>di</strong> altura erano<br />

profonde buche scavate nei teneri depositi piroclastici, quel<strong>le</strong> nei pressi<br />

dei centri abitati erano grosse torri addossate ai pen<strong>di</strong>i. Accanto a<br />

queste attività, <strong>le</strong>gate al fuoco e all’acqua, che per secoli hanno conferito<br />

al paesaggio irpino connotazioni del tutto naturali, oggi si assiste<br />

ad interventi sempre più ra<strong>di</strong>cali che incidono profondamente sul<br />

territorio, trasformando la morfologia dei luoghi. I ritmi della natura<br />

<strong>le</strong>nti ma saggi vengono sconvolti da innovazioni frenetiche e non<br />

sempre motivate che portano irrime<strong>di</strong>abilmente ad una<br />

“omogeneizzazione cultura<strong>le</strong>” del paesaggio, poco rispettosa della<br />

<strong>sue</strong> ricchezze storiche e naturalistiche.<br />

(adattamento da “Storia Illustrata <strong>di</strong> Avellino e dell’Irpinia”, Sellino E<strong>di</strong>tore)<br />

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