Un percorso montano forinese e le sue storie di vita

vicolo, in via Nappi, apporre una targa in modo che tutti la possano
vedere. La memoria è salva e con essa questa piccola storia di un
mondo e di un luogo dove un tempo venivano a contatto la civiltà
contadina e il tessuto commerciale. Insieme formavano quella società
civile in cui erano forti i valori identitari e solidali che oggi, purtroppo,
venendo a mancare i luoghi di aggregazione, si stanno man
mano perdendo. Insieme alla memoria che, con difficoltà, cerchiamo
di recuperare, perché troppo protesi a guardare avanti, dimenticandoci
che lo studio e la conoscenza del passato serve a vivere il presente
ed a migliorare il futuro.
Poggio Tirone
(a cura di Lucio D’Amore)
Il termine Tirone deriva dal latino tiro -onis, che era il nome che si dava
alla recluta nell’esercito romano, cioè prima di diventare un vero e
proprio soldato, un miles. La condizione della recluta era detta tirocinium,
da cui il vocabolo italiano ‘tirocinio’. Evidentemente, per le considerazioni
fatte in precedenza, il territorio dell’altopiano di Poggio Tirone
e probabilmente anche l’attiguo Bosco Piana (m.980) erano stati
prescelti quali campi di addestramento per i soldati di Roma. L’obbligo
del servizio militare nell’esercito romano iniziava a 17 anni: i giovani
erano soggetti ad un addestramento continuo, quando non erano
impegnati direttamente nei combattimenti. Mentre i veteranes - i
soldati più esperti che avevano già partecipato ad azioni belliche -
dovevano esercitarsi almeno una volta al giorno, i tirones erano obbligati
a due esercitazioni quotidiane, la mattina e il pomeriggio. Vegezio
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