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Un percorso montano forinese e le sue storie di vita

Diario della riscoperta di un sentiero di montagna e della vita che gli scorreva intorno

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fare con l’antico acquedotto? Mistero. Forse no, ma la voglia <strong>di</strong> “<strong>le</strong>ggenda”<br />

che ci assa<strong>le</strong> fa si che si speri il contrario; bisognerebbe indagare<br />

sull’origine <strong>di</strong> un condotto che vi sbuca dentro, per scoprire da dove<br />

arriva. Abbandonate queste nuove suggestioni, ci troviamo ad un bivio.<br />

Il “piccolo Biagio” ci ha narrato che lungo il suo cammino passava<br />

nei pressi dello scarico Parise, quin<strong>di</strong> nei pressi del castel<strong>le</strong>tto. Qui<br />

siamo <strong>di</strong> fronte a un trivio: proseguendo sempre dritti si giunge <strong>di</strong>rettamente<br />

nella piana <strong>di</strong> Forino. Girando a sinistra, come appena detto,<br />

verso il castel<strong>le</strong>tto. A destra la strada continua a salire con un tornantino:<br />

che in effetti, un tempo, era quello il <strong>percorso</strong> che conduceva al sentiero<br />

posteriore verso il Castello, ubicato sul Monte San Nicola? La <strong>di</strong>rezione<br />

e <strong>le</strong> misure altimetriche ci suggeriscono questa possibilità, ma<br />

non abbiamo alcun conforto <strong>di</strong> certezza, in quanto il <strong>percorso</strong> viene<br />

troncato <strong>di</strong> netto da quello della “nuova” Laura. Ma non è questo, per<br />

ora, lo scopo del nostro esplorare. Volgiamo, quin<strong>di</strong>, verso sinistra,<br />

attraversando i castagneti e noccio<strong>le</strong>ti a<strong>di</strong>acenti il vallone Cannavaro<br />

per giungere, alla fine, sulla strada Pianel<strong>le</strong>.<br />

Fontis Augustei Aquaeductus<br />

Forino, <strong>di</strong>versamente da tante altre località irpine, non ha testimonianze<br />

<strong>di</strong>rette che certifichino <strong>le</strong> <strong>sue</strong> origini. Spora<strong>di</strong>camente vi è qualche<br />

ritrovamento, ma niente che incoraggi una attenta ricerca<br />

archeologica. Quando poi qualcosa <strong>di</strong> interessante viene alla luce, ci<br />

pensa il “cemento” (ve<strong>di</strong> necropoli <strong>di</strong> Petruro, 1957) o la Soprintendenza<br />

(ve<strong>di</strong> anfora nel capoluogo comuna<strong>le</strong>, 1999), a stendere un<br />

velo <strong>di</strong> si<strong>le</strong>nzio su passato. E visto che <strong>le</strong> favo<strong>le</strong> non appartengono al<br />

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