Un percorso montano forinese e le sue storie di vita

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I carrettieri Il lavoro del vaticale (carrettiere) era molto faticoso e impegnava tutti. Sul carretto tirato dai cavalli si caricava di tutto: fieno, legna, frutta, verdura, mobili, vino, uva, e chi più ne ha più ne metta. Il viaggio poteva durare anche più di un giorno, lungo strade sterrate, fangose, con il fondo in pietra. Si viaggiava più di giorno che di notte, e per segnalare la propria presenza si usavano delle lanterne attaccate appese al carro. Esistevano, lungo la strada, molte taverne, nelle quali ci Carrettiere in Piazza Tigli 120
si poteva fermare per mangiare, riposare e alimentare i cavalli, ai quali si metteva al collo un sacco di biada. Al ritorno a casa, come al mattino, il lavoro più pesante era quello di pulire e badare al cavallo: bisognava strigliarlo con una spazzola, asciugarlo e controllare che gli zoccoli fossero aposto altrimenti bisognava ferrarlo, e a questo provvedevano i maniscalchi. Molto tempo si dedicava alla cura del cavallo perché era l’animale che permetteva di svolgere il lavoro. Cavallo e carretto servivano anche per i funerali. In tale occasione il cavallo era coperto con un manto nero e anche una specie di cuffia che copriva la testa e la orecchie. Se il cavallo si azzoppava era quasi una tragedia perché bisognava ucciderlo e veniva venduto ai macelli per farne carne e bisognava comprarne un altro. Erano molti e diversi i tipi di carro utilizzati: dalle nostre parti erano generalmente carrettoni con due ruote molto grandi. Quando il viaggio era particolarmente lungo si viaggiava in coppia, in modo che mentre uno riposava l’altro proseguiva per il tragitto. Non era un mestiere esente da pericoli. A Forino, negli anni Venti del Novecento, furono assassina- Carri in via Roma 121
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