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04_aprile - Porto & diporto

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confitarma / porto&<strong>diporto</strong><br />

Un nome antico per un nuovo mandato<br />

Paolo d’Amico<br />

al timone di Confitarma<br />

Salvaguardare la competitività della flotta<br />

Paolo d’Amico, rampollo della omonima famiglia e gestore che si crea nel momento in cui sono le Regioni,<br />

d’armatori, ricalca le orme del padre Ciro e dello tramite partecipazioni a Società, ad acquisire le ex regionali:<br />

sovrapposizione<br />

zio Antonio alla<br />

guida di Confitarma. Ha<br />

ricevuto il testimone da<br />

Nicola Coccia in un momento<br />

oggetto di rilievo anche<br />

da parte dell’Autorità<br />

Garante della Concor-<br />

ancora difficile<br />

renza e del Mercato.<br />

per lo shipping, italiano<br />

Rivolgiamo al Presidente<br />

ed internazionale. La<br />

alcune domande<br />

confederazione degli armatori,<br />

che ha superato<br />

rispetto ai compiti che<br />

gli sono stati affidati.<br />

strenuamente le tempeste<br />

Presidente d’Amico,<br />

del 2009, non naviga<br />

ancora in acque calme. E<br />

navigar in tempo di crisi<br />

è meno dolce di quel che<br />

si pensi. Crollo dei noli e<br />

dei traffici, navi della flotta<br />

containers in disarmo,<br />

quali sono le prin-<br />

cipali difficoltà che gli<br />

armatori si trovano ad<br />

affrontare<br />

La priorità in assoluto<br />

è avere certezza<br />

per il futuro del Registro<br />

fallimenti, errori negli investimenti,<br />

Internazionale.<br />

recessione,<br />

Come ho affermato in<br />

l’offerta che supera la<br />

domanda. A vantaggio<br />

Paolo d’Amico Presidente Confitarma<br />

Assemblea, attendiamo<br />

indicazioni chiare sul<br />

dell’armamento italiano rimane una solidità che viene da<br />

lontano: da una tradizione familiare ed una cultura d’impresa,<br />

patrimonio anche di quelle società che hanno fatto<br />

entrare capitali internazionali.<br />

Paolo d’Amico dovrà lavorare in primis sul fronte del Registro<br />

internazionale, che introdotto nel 1998 ha permesso<br />

allo shipping italiano di triplicare il tonnellaggio e rinnovare<br />

tutta la flotta, considerata oggi fra le più moderne e sicure<br />

al mondo. Certo è che se non si riuscisse a tenere il Registro<br />

internazionale, così come è stato concepito, la marina<br />

mercantile italiana andrebbe a picco e con essa l’intero<br />

indotto. Gli armatori – lo hanno detto chiaramente durante<br />

la loro Assemblea - sarebbero costretti a trovare alternative:<br />

e ce ne sono molte in Europa. Sul tavolo Paolo d’Amico<br />

trova anche la privatizzazione del Gruppo Tirrenia che<br />

detiene il 5,5% del totale della flotta italiana. Entro settembre,<br />

si sa, si dovrà procedere all’assegnazione ai privati<br />

sia della società capogruppo che delle società regionali.<br />

Confitarma lamenta un difetto dell’intero processo. La<br />

scelta di procedere all’affidamento in blocco dei servizi<br />

marittimi ad una stessa società di navigazione – sostiene<br />

la Confederazione - invece che attraverso gare linea per<br />

linea, non aiuta. Come non aiuta la durata di 12-8 anni<br />

delle convenzioni ad esclusivo appannaggio delle società<br />

ex regionali e della Società Tirrenia. Agli armatori pare<br />

inoltre inaccettabile la commistione di ruoli tra regolatore<br />

Registro internazionale e vogliamo sapere se il Governo<br />

intenda mantenere i suoi impegni, prevedendo adeguate<br />

coperture finanziarie per tale istituto che si è rivelato<br />

un validissimo strumento di competitività e sviluppo dello<br />

shipping italiano.<br />

Ci sono poi anche altri problemi che non riguardano<br />

solo la navigazione in senso stretto: i porti, ad esempio,<br />

rappresentano una vera e propria incognita. Rischiano di<br />

diventare i bottle necks della catena dei trasporti sia per<br />

inadeguatezza strutturale che per inefficienza dei servizi.<br />

Dragaggi, banchine e terminal attrezzati, sistemi logistici,<br />

reti materiali ed immateriali, servizi, costi, sono le questioni<br />

da affrontare per reggere la concorrenza. Anche le autostrade<br />

del mare sulle quali gli armatori hanno investito<br />

devono contare su gate efficienti e ben collegati alle infrastrutture<br />

terrestri.<br />

Il confronto sarà duro, soprattutto con la politica che si<br />

dimostra disattenta rispetto alle richieste del cluster marittimo,<br />

nonostante le promesse. Ma i nostri interlocutori<br />

sono anche le istituzioni, il mondo finanziario, i nuovi mercati.<br />

Dobbiamo affermare l’importanza del mondo marittimo<br />

per lo sviluppo del Paese. Basti pensare che le attività<br />

marittime producono ogni anno beni e servizi per un valore<br />

di 36,5 miliardi di euro con un contributo al Pil del 2,7%<br />

, un valore superiore a quello del settore tessile e dell’agricoltura.<br />

Gli investimenti fissi ed i costi intermedi sono di<br />

12 - <strong>aprile</strong> 2010

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