turismo / porto&<strong>diporto</strong>Ancora scopertenel sottosuolo di NapoliSorprendente quanto possaancora dare, la città diNapoli, proprio quando sipensa che tutto è stato detto o visto,ecco che un’altra scoperta e nuoviluoghi da visitare si presentano,come per magia, per far parlare dise, e non in negativo. Certo si sa cheil sottosuolo di Napoli, è per buonaparte cavo, ma che riservi ancorasorprese, non lo immaginava nessuno.Un sogno per giovani geologi espeleologi, realizzatosi nella scopertadi percorsi dimenticati nei secoli,e portati alla luce, per attraversareil cuore di Napoli da Monte di Dio avia Morelli. Per 530 metri di emozioni,dalla scalinata in via del Grottone,agli acquedotti del 600, utilizzati nelsecolo scorso come ricoveri durantela guerra, fino al Tunnel Borbonico,voluto 150 anni fa da Ferdinando IIdi Borbone e progettato dell’ArchitettoErrico Alvino. Tutto ciò oggi dopocirca 150 anni dal progetto iniziale, èstato ritrovato e reso fruibile, grazieall’Associazione Culturale “BorbonicaSotterranea” che con orgoglio ha annunciatol’apertura al pubblico delTunnel. Il primo caso in cui è possibileammirare le opere realizzate nel sottosuolodurante il regno dei Borbonee le interconnessioni tra queste e larete acquedottistica seicentesca delCarmignano. Naturalmente per fareciò è stato necessario pulire gli ambienti,per buona parte colmi di detriti,restaurare le mura borbonichedanneggiate ed illuminare gli spazi.Chi ha la fortuna di visitare il sito, ingruppi di circa venti persone alla voltae per due turni la mattina e due ilpomeriggio, scopre un mondo fino adora celato, si sente in qualche modopartecipe di un evento straordinario,come lo è stato per i geologi GianlucaMinin ed Enzo De Luzio, impegnatinell’attività di verifiche statiche e lavoridi messa in sicurezza delle cavitàdel sottosuolo di Napoli, per ilCommissariato di Governo e l’EmergenzaSottosuolo, quando nel 2005entrarono nel Tunnel Borbonico perrealizzare alcuni rilievi. In uno stato ditotale degrado ed abbandono, invasoda detriti e materiali legati ai lavori discavo del LTR, intravidero la bellezzadi un’opera civile da anni dimenticatae contemporaneamente la scopertadi diverse cavità non censite in areeattigue al Tunnel. In cinque anni i lavoridell’associazione hanno consentitol’accesso per una passeggiatanel tempo, guidati da chi il progettol’ha vissuto fin dall’inizio. Attraversouna scala di otto rampe, che ha ritrovatosbocco, sotto il pavimento di unambulatorio di un medico veterinario,dopo essere stata riempita di detriti epersa ogni traccia, con gli ultimi bombardamentidella II Guerra Mondiale.Inizia il viaggio, mentre la descrizioneaiuta l’immaginazione, scendendoi gradini della scala, realizzata giànel ‘700 per consentire ai pozzari lamanutenzione dell’acquedotto. Poidal 1939 utilizzata per raggiungereil ricovero, dove il Tunnel e le cavitàlimitrofe erano aree per ripararsie sopravvivere, dense di storie, chequasi si sentono, in voci e atmosfe-58 - <strong>febbraio</strong> 2011
a, con le brande e qualche utensile,i servizi e la riattivazione della minimarete elettrica del tempo, per nonperdersi al buio. Tutto è fermo datempo, ma non sembra affatto, specienell’apprendere tante notizie storiche.Per esempio che Ferdinando IIdi Borbone il 19 <strong>febbraio</strong> 1853 firmavaun decreto con il quale incaricaval’architetto Alvino di progettare unviadotto sotterraneo che, passandosotto Monte Echia, congiungesse ilPalazzo Reale con piazza Vittoria.Un percorso militare rapido, in difesadella Reggia, nonché una sicuravia di fuga per gli stessi monarchi.L’opera iniziata nello stesso anno,fu interrotta nel 1855 e mai ultimata,per gli sconvolgimenti politici e la finedel Regno delle Due Sicilie, non realizzandomai la seconda uscita, finoal 1939, allorché si ritornò nel sottosuoloper adottarlo come ricoveroantiaerei, insieme a quelle cisternedell’antico acquedotto che erano stateabbandonate nel 1885. L’accessoda via Morelli, all’interno del parcheggioomonimo, sarà aperto al pubblicoprossimamente come via d’uscitadopo la visita e come ingresso riservatoai disabili. In questa prima parte,fino agli anni ’70 il Comune di Napoli,aveva un deposito giudiziale, motivoper cui sono state ritrovate macchinee ciclomotori dell’epoca, abbandonatequi come allora. Poi tutto è statodimenticato e abbandonato. Fino adoggi.Annalisa Tirrito