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TEMPI D’ORO<br />

Ma mentre il dibattito in ambito mondiale<br />

sul destino della specialità non si è ancora<br />

acceso seriamente – insomma, non siamo<br />

già al “de profundis”, molti big continuano<br />

a cimentarvisi, qualche organizzatore non<br />

bada a spese per metterli sul piatto ogni<br />

anno e c’è chi continua a credere che non<br />

sia impossibile infrangere quanto prima<br />

il muro dei 26 minuti, anche se il record<br />

del mondo è fermo 17”53 più sopra da 17<br />

anni – in Italia, invece, siamo arrivati alle<br />

soglie dell’estinzione. E sembra quasi un<br />

paradosso che da noi soffra così tanto, al<br />

punto da rischiare l’oblio, una delle spe-<br />

cialità che ci ha regalato i momenti più<br />

alti, non solo a livello emozionale. Chi non<br />

ricorda le imprese firmate Alberto Cova, il<br />

primo uomo capace di infilare la tripletta<br />

consecutiva Europei-Mondiali-Olimpiade?<br />

Chi non ricorda l’en plein delle meraviglie<br />

Mei-Cova-Antibo agli Europei ’86?<br />

O, ancora, le prodezze dello stesso Antibo,<br />

il “keniano di Sicilia”, arrivato vicinissimo<br />

al primato del mondo oltre che a un argento<br />

olimpico (a Seul ‘88) e al titolo di campione<br />

europeo (a Spalato ’90). Così come<br />

le galoppate a tutto cuore di Francesco<br />

Panetta, capace di conquistare un argento<br />

mondiale (a Roma ’87) e tanto altro ancora.<br />

Il 26 agosto 1986,<br />

sulla pista del<br />

Neckarstadion<br />

di Stoccarda<br />

(oggi diventato<br />

Mercedes-Benz<br />

Arena), l’Italia<br />

realizza una tripletta<br />

storica sui 10.000<br />

metri, con tre azzurri<br />

- Alberto Cova (429),<br />

Salvatore Antibo<br />

e Stefano Mei (441) -<br />

a disputarsi il podio<br />

in un’appassionante<br />

volata che premia<br />

Mei – il quale vincerà<br />

anche l’argento<br />

sui 5.000 metri –<br />

in 27’56”79, davanti<br />

a Cova ( 27’57”93)<br />

e Antibo (28’00”25).<br />

Attaccati<br />

all’Inglese<br />

Se i diecimila al maschile in Italia sono<br />

in crisi, al femminile non è che le cose<br />

vadano molto meglio. Anzi, vanno<br />

ancor peggio. Prova ne è che Veronica<br />

Inglese, la nostra miglior esponente<br />

del momento sulla distanza, lo scorso<br />

anno si è inserita in quarta posizione<br />

nella graduatoria italiana all-time, dietro<br />

a Maura Viceconte, Silvia Sommaggio<br />

e Maria Guida, ma il suo 31’37”43 la<br />

collocava solo al 36° posto nella lista<br />

mondiale stagionale, staccata di<br />

ben 2’20” dalla leader, l’etiope Almaz<br />

Ayana, peraltro capace di portare il<br />

record del mondo a 29’17”45. Balza<br />

poi agli occhi anche come, per trovare<br />

un’azzurra vicina al top internazionale,<br />

si debba retrocedere sino al 2000,<br />

quando Maura Viceconte corse a suon<br />

di record italiano (31’05”57, a 1’35” dal<br />

mondiale della cinese Junxia Wang ma<br />

a soli 48” dalla capolista stagionale) e<br />

chiuse l’anno da undicesima al mondo,<br />

con Silvia Sommaggio poco distante,<br />

in 17esima posizione. Da allora, però, è<br />

stato buio assoluto o quasi, con posizioni<br />

nel ranking sempre da retrovie: a parte<br />

Nadia Ejjafini, 27esima nel 2012, siamo<br />

sempre stati ben oltre la 40esima piazza.<br />

Il dato preoccupante riguarda anche<br />

l’inserimento nelle graduatorie nazionali:<br />

dal 2000 a oggi, solo tre atlete si sono<br />

inserite nella top 20 italiana di sempre,<br />

segno di una certa stagnazione che di fatto<br />

segue la stessa tendenza della specialità<br />

al maschile. Con la diferenza che, al<br />

femminile, l’Italia non veniva da un’era di<br />

grandi risultati internazionali.—P.M.<br />

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RUNNER’S WORLD AGOSTO 2017

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