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Runners World

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7 medaglie per gli<br />

azzurri lo scorso 8<br />

luglio agli Europei di<br />

Kamnik, in Slovenia:<br />

2 ori, 3 argenti,<br />

2 bronzi. I successi<br />

sono stati di Xavier<br />

Chevrier (a destra)<br />

e del Team Junior<br />

maschile. Sul podio<br />

anche Francesco<br />

Puppi, bronzo senior,<br />

e gli under 20 Daniel<br />

Pattis e Andrea<br />

Prandi, secondo<br />

e terzo. Altri due<br />

argenti sono arrivati<br />

dalle squadre senior<br />

maschile e femminile.<br />

Tutto cominciò<br />

nel Cinquanta<br />

La corsa in montagna è connaturata a quello che<br />

è il muoversi in territorio montano per necessità<br />

di vita. Tante manifestazioni, anche internazionali,<br />

sono legate all’essenza e alla storia delle località<br />

che le ospitano. Il Giir Di Mont, che quest’anno<br />

sarà palcoscenico di due Mondiali di specialità,<br />

è nato, per esempio, come sfida su un percorso<br />

che unisce i 12 alpeggi del territorio premanese,<br />

ed è cresciuto fino a diventare evento di<br />

riferimento nel panorama della corsa in montagna,<br />

attirando ormai costantemente i migliori atleti del<br />

panorama internazionale. Altro illustre esempio in<br />

tal senso è il Challenge Stellina di Susa, nato per<br />

portare a confrontarsi in pace le stesse nazioni<br />

che nel secondo conflitto mondiale si trovavano<br />

in guerra le une contro le altre.<br />

Le prime competizioni risalgono agli anni ’50 e a<br />

fine anni ’70 c’è stato l’ingresso della disciplina<br />

nell’ambito della Fidal. Con i primi anni ’80 iniziano<br />

i primi incontri internazionali. Lefe ha aperto la<br />

strada alla prima Coppa del Mondo nel 1985 a<br />

San Vigilio di Marebbe e alla seconda nel 1986 a<br />

Morbegno. Nel 2001 è arrivato il riconoscimento<br />

uiciale della disciplina con il cambiamento di<br />

Statuto della IAAF che ha inserito la Corsa in<br />

Montagna tra le discipline che ne costituiscono<br />

l’essenza, insieme alla pista, al cross e alla corsa<br />

su strada. In fondo è lo stesso percorso che in<br />

tempo molto più breve ha fatto il trail, che dal 2015<br />

è stato riconosciuto dallo Statuto IAAF.<br />

Nel 2002 il Campionato Europeo è diventato<br />

a tutti gli efetti una manifestazione gestita dalla<br />

EAA, la Federatletica europea. Il passo che manca<br />

è l’inserimento del Campionato Mondiale di corsa<br />

in montagna e di quello di trail nell’ambito IAAF<br />

(la Federatletica internazionale).<br />

e corsa in montagna, soprattutto nelle<br />

distanze intermedie, sono, a voler ben<br />

guardare, alquanto limitate. Io le vedo<br />

come espressioni diverse di uno stesso<br />

ambito. In determinate gare è difficile<br />

stabilire dal punto di vista tecnico dei<br />

confini netti di diferenza tra le discipline.<br />

Tra le differenze c’è sicuramente il<br />

tipo di approccio. La corsa in montagna<br />

che, come si è detto, è molto più vicina<br />

all’ambito atletico, vive di distanze codificate,<br />

di ricerca di una prestazione<br />

atletica che va misurata e allenata, e<br />

può essere paragonata a quello che la<br />

mountain bike è per il ciclismo. L’ambito<br />

del trail si è sviluppato invece sostanzialmente<br />

attorno a due temi principali:<br />

l’esplorazione del territorio e il concetto<br />

di regime d’autosuicienza. Quello delle<br />

skyrace è invece un mondo totalmente<br />

a parte, in cui il running va a toccare in<br />

parte l’alpinismo e alla corsa si uniscono<br />

le abilità tecniche degli scalatori. Sicuramente<br />

il focus del lavoro che si è cercato<br />

di portare avanti nel settore e che<br />

ha avuto in me il ruolo di Coordinatore,<br />

è stato quello di provare ad avere un’organizzazione<br />

unica di tutto il movimento<br />

della “corsa in natura” proprio per<br />

potersi muovere meglio con modifiche<br />

regolamentari e di approccio».<br />

Lo sviluppo del movimento<br />

«La corsa in montagna sta vivendo un<br />

periodo felice della propria storia perché<br />

inserita in un contesto generale di<br />

attenzione nei confronti dell’of-road da<br />

parte di molteplici soggetti. Non sono<br />

solo gli atleti a guardare ad essa come<br />

a un orizzonte desiderabile, ma stanno<br />

dimostrando grande interesse anche le<br />

grandi aziende di settore e gli enti preposti<br />

nazionali e internazionali. Negli<br />

ultimi anni, d’altra parte, è stato fatto<br />

un grande lavoro istituzionale per supportare<br />

il settore. L’obiettivo è stato, da<br />

un lato, quello di cercare di raccontare<br />

in modo diverso l’ambito di cui stiamo<br />

parlando, per svecchiarlo nei modi e nei<br />

toni con mirate strategie di comunicazione;<br />

dall’altro si è cercato un coordinamento<br />

e un inquadramento di tutte le<br />

espressioni della corsa in natura».<br />

Ritardo nel marketing<br />

«Tendenzialmente si è sempre guardato<br />

allo skyrunning e al trail come gli ambiti<br />

più interessanti per le politiche di<br />

marketing e comunicazione e negli anni<br />

la corsa in montagna è stata relegata a<br />

qualcosa di meno desiderabile dal punto<br />

di vista commerciale. In realtà i campioni<br />

che percorrono i tracciati della corsa<br />

in montagna sono campioni veri, solo<br />

non legati a una comunicazione che fa<br />

tendenza. Sia in ambito nazionale che<br />

internazionale la corsa in montagna ha<br />

accumulato un ritardo tangibile nello<br />

sviluppo delle strategie di comunicazione<br />

a causa di forti errori decisionali<br />

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RUNNER’S WORLD AGOSTO 2017

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