Gulli Giugno2018 completo_Low

ATTUALITÀ
ERUZIONE
perfetta
Esplosioni come fuochi d’artificio, colonne
altissime che hanno superato i 9mila metri di un
fumo denso e sinistro, un fiume di lava che scorre
inesorabile, azzerando tutto ciò che incontra sul
suo inesorabile cammino. Siamo nella Big Island
delle Hawaii, ormai semi deserta da quando il
vulcano Kilauea ha iniziato ad eruttare lo scorso
tre maggio. L’isola è costantemente coperta da
una caligine biancastra da quando il magma
ha raggiunto l’oceano. Sono le emissioni di
gas prodotte da una serie di reazioni chimiche
provocate dalla lava, quando viene in contatto
con l’acqua salata del mare o con ossigeno e
vapore acqueo dell’atmosfera in presenza di
luce solare. Nelle immagini aeree che giungono
quotidianamente dalle Hawaii, sono ben visibili
le enormi crepe che si sono aperte lungo il
versante orientale del cratere dopo una fortissima
esplosione cui ha fatto seguito una scossa tellurica
di magnitudo di 4.4 gradi della scala Richter. In uno
scenario apocalittico da disastro perfetto in puro
stile cinematografico, sono indimenticabili le foto
che hanno fatto il giro del mondo, con i blocchi
di lava che avanzano sulle strade asfaltate, onde
solide lente ma inesorabili. Come se la natura si
stesse riprendendo ciò che l’uomo le ha strappato.
L’area cosiddetta sensibile, quella più esposta alla
furia del vulcano, è già stata evacuata già dai primi
giorni dell’emergenza. Ma c’è chi sostiene che
chiunque si trovi sull’isola potrebbe essere vittima
del materiale piroclastico sparato a chilometri
di distanza. Si sta parlando di blocchi di roccia
incandescente dalle dimensioni di un frigorifero,
potenzialmente distruttivi. Questo è il Kilauea,
uno dei vulcani più attivi al mondo, in eruzione
continua dal 1983.
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