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SCIENZA<br />
In seguito al disboscamento<br />
selvaggio, gio, oggi le attività ità agricole<br />
occupano cupa<br />
il 40% delle terre libere e dai<br />
ghiacci.<br />
verde, che ha trasformato i metodi di produzione<br />
moltiplicando le rese, quello che manca oggi non<br />
sono le tecnologie, ma lo spazio.<br />
Nel mondo, le attività agricole occupano quasi il<br />
40% di tutte le terre libere dai ghiacci: uniti uno<br />
all’altro, i campi coltivati formerebbero una distesa<br />
grande quanto l’America del Sud, mentre gli allevamenti<br />
occuperebbero un territorio pari a quello<br />
dell’Africa. In altre parole, abbiamo già disboscato<br />
abbastanza e un aumento della produzione per<br />
soddisfare le crescita della popolazione dovrà seguire<br />
altre strade, per esempio sfruttando meglio<br />
le risorse che ci sono già.<br />
CIBO SÌ, MA NON PER TUTTI<br />
Se in tutto ciò c’è una buona notizia – e cioè che<br />
il mondo produce abbastanza da alimentarsi e<br />
che ha la capacità di farlo anche per il futuro –<br />
questo non significa però che tutti abbiano da<br />
mangiare. Sempre la Fao indica in 815 milioni il<br />
numero di affamati nel mondo, per oltre la metà<br />
in zone di conflitto, un dato in crescita rispetto<br />
agli anni precedenti. Fra le altre tendenze che<br />
incidono negativamente sul problema ci sono<br />
gli effetti dei cambiamenti climatici e quelli dei<br />
movimenti migratori. La chiave per raggiungere<br />
uno sviluppo sostenibile, nota ancora<br />
l’agenzia delle Nazioni Unite,<br />
sta nel trasformare i sistemi agricoli<br />
e alimentari attuali, sostenendo i<br />
piccoli agricoltori a livello familiare,<br />
riducendo l’uso di antiparassitari e<br />
di prodotti chimici e migliorando le<br />
pratiche di conservazione del suolo.<br />
PIÙ VEGETALI A TAVOLA<br />
Qualche cambiamento, naturalmente,<br />
andrà fatto anche a tavola.<br />
È probabile, infatti, che in futuro la nostra dieta<br />
sarà composta da meno carne e da più vegetali. E<br />
non, o non soltanto, per motivi salutistici: all’origine<br />
ci sono ancora l’impatto ambientale e lo spreco<br />
delle risorse, molto più alti nel caso degli allevamenti<br />
rispetto alle coltivazioni agricole. Il motivo<br />
di questo divario si intuisce abbastanza facilmente:<br />
anche gli animali che alleviamo devono mangiare<br />
e per nutrirli destiniamo loro una parte dei raccolti,<br />
fra il 35 e il 40 per cento. Poi c’è da considerare<br />
l’impiego di acqua: ne serve molta, ma molta di<br />
più per ottenere una bistecca che per un piatto di<br />
insalata o una pastasciutta. Infine, anche il bilancio<br />
AFFAMATI E OBESI<br />
Oggi le persone che soffrono la fame sono più<br />
di 800 milioni, quasi tutte nei paesi in via di<br />
sviluppo. Ma questo non è l’unico problema<br />
legato alla malnutrizione: accanto a chi non<br />
mangia abbastanza c’è chi mangia troppo<br />
e male. Secondo uno studio pubblicato nel<br />
2014 sulla rivista medica The Lancet, sono<br />
obesi circa 2,1 miliardi di persone, il 30% della<br />
popolazione mondiale.<br />
Secondo i dati della Fao oggi<br />
le persone malnutrite te in tutto tto il<br />
mondo sono<br />
815<br />
milioni.<br />
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i<br />
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