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Gulli Giugno2018 completo_Low

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Le “nivatae potiones” citate da<br />

Seneca erano i gelati all’epoca<br />

l’<br />

di Roma imperiale.<br />

i<br />

FOCUS/CIBO<br />

questo fresco dessert. A Firenze vengono anche<br />

costruiti nei palazzi appositi spazi per conservare il<br />

ghiaccio. Sempre nella città Toscana compare nella<br />

seconda metà del Cinquecento, come creazione<br />

dell’artista e architetto Bernardo Buontalenti, la<br />

crema fiorentina a base di zabaione e bergamotto.<br />

Per la prima volta vengono impiegati anche<br />

latte, panna e uova: gli ingredienti base del gelato<br />

moderno.<br />

avanti Cristo, venivano vendute per le strade di<br />

Pechino su carrettini ed erano realizzate con neve,<br />

miele, latte, riso molto cotto e spezie. I primi<br />

dunque a consumare un dolce freddo sono stati<br />

cinesi e indiani, sfruttando le riserve di neve e<br />

ghiaccio offerte dalle catene montuose presenti<br />

nei loro Paesi. I mercanti mediorientali, che con i<br />

loro commerci collegavano la Cina con il mondo<br />

del Mediterraneo, hanno portato questa ricetta<br />

da questa parte del mondo.<br />

DAI ROMANI AL RINASCIMENTO<br />

Per gli antichi romani era una leccornia, preparata<br />

con la neve dell’Etna, del Vesuvio o del Terminillo.<br />

Citate da Seneca le nivatae potiones erano prodotte<br />

con neve o idromele ghiacciato mischiate<br />

a macedonia di frutta. La neve arrivava a Roma<br />

grazie al lavoro dei nivaroli, che la raccoglievano,<br />

la compattavano e la conservavano nelle neviere<br />

in cavità della montagna o in manufatti costruiti<br />

appositamente.<br />

Grazie ai nivaroli e in seguito all’invasione araba<br />

del IX secolo nascono in Sicilia le granite. Per realizzarle<br />

veniva usato il succo estratto dalla canna<br />

da zucchero, che cresceva abbondante attorno<br />

a Palermo. Mischiato con frutta, fiori ed erbe aromatiche<br />

ha dato il via a uno dei più caratteristici<br />

dolci della Sicilia.<br />

Per la diffusione del gelato, in particolare del sorbetto,<br />

in tutte le corti di Europa bisognerà aspettare<br />

il Rinascimento, quando Caterina de Medici<br />

porterà in Francia la ricetta creata da Ruggeri,<br />

pollivendolo e cuoco fiorentino, per le nozze della<br />

nobile fiorentina. Viene così scoperto e apprezzato<br />

UN GELATO PER PASTO<br />

Il gelato è senza dubbio il principe dei cibi<br />

estivi e, di tanto in tanto, può addirittura<br />

sostituire il pranzo, soprattutto se è preparato<br />

artigianalmente con ingredienti di prima<br />

qualità e naturali. Sul fronte energetico,<br />

secondo Adepi (Associazione delle industrie<br />

del dolce e della pasta italiane), 100 grammi<br />

di gelato alla panna forniscono circa 200<br />

chilocalorie, 4 grammi di proteine, 26 di<br />

carboidrati e 9 di grassi. Per fare un paragone,<br />

una pizza margherita ha 271 chilocalorie<br />

(dati Inran). Se poi la scelta cade sul gelato<br />

sorbetto alla frutta (senza latte), l’apporto<br />

calorico per 100 grammi si dimezza, 120<br />

chilocalorie. Sul fronte nutrizionale il gelato<br />

apporta proteine di alto valore biologico<br />

contenute nel latte e nelle uova. Per quanto<br />

concerne infine i grassi, la tendenza è quella<br />

di sostituire quelli di bassa qualità con quelli<br />

di migliore valore come l’olio di semi o l’olio<br />

di oliva.<br />

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