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CAPITOLO XXI<br />
Andavamo spesso a fare colazione in alta montagna. Eravamo<br />
felici all’aria aperta, su quell’enorme altipiano frequentato da non<br />
pochi amanti del paesaggio. Da lì si può avere una visione completa<br />
di tutto il territorio ricco di querce selvagge, dove vivono in<br />
autunno gli scoiattoli. In inverno quando i rami degli alberi sono<br />
spogli si gode un silenzio paradisiaco. In primavera, invece, si nota<br />
in giro una miriade di insetti fra i fiori.<br />
Man mano che salivamo, notavamo gli alberi di betulle che gettavano<br />
le prime foglie al risveglio della natura. C’erano giganteschi<br />
pini sempreverdi, possenti eucalipti e enormi faggi.<br />
I caldi raggi del sole facevano evaporare la rugiada del mattino<br />
e sprigionare una lieve foschia che velava l’orizzonte nella valle<br />
sottostante. In alcuni tratti il fogliame era così fitto da profumare<br />
fino allo stordimento.<br />
Ci piaceva sedere all’ombra di un salice. Accanto scorreva un<br />
ruscello le cui acque sbattendo lievemente tra le pietre producevano<br />
un mormorio che sembrava musica.<br />
Rimanemmo appoggiati al nodoso tronco di un albero di pioppo<br />
in perfetto silenzio, senza neppure sfiorarci con un dito. Ognuno era<br />
immerso nei propri pensieri, ma sentiva la vicinanza dell’altro.<br />
In quel silenzio celestiale si sentiva solamente il rumore continuo<br />
dell’acqua che precipitava verso valle. Il canto degli uccelli che<br />
saltellavano di ramo in ramo e il profumo della terra, davano senso<br />
alla realtà. Quando si sentì più sicuro, Alessandro si girò e con un<br />
braccio cinse il mio corpo. Mi attirò a sé, cercò le labbra e mi baciò