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CAPITOLO I<br />
Era l’alba quando il treno si fermò alla stazione. I mezzi pubblici<br />
a quell’ora erano ancora fuori servizio e Alfio, per raggiungere<br />
casa sua, si avviò a piedi. Il suo paese, costruito su una collina prospiciente<br />
il mare, a quell’ora si rifletteva nell’acqua con effetti<br />
variopinti. I tetti rossi delle case sparse nel territorio, le luci delle<br />
strade e l’ordine geometrico dei campi e delle fattorie rendevano il<br />
paesaggio affascinante.<br />
Il ragazzo, per nulla incantato dalla visione a lui familiare, percorse<br />
di buona lena il primo tratto di strada; all’inizio della salita<br />
iniziò ad arrancare, fermandosi di tanto in tanto per riprendere fiato.<br />
Iniziò a pensare al suo passato.<br />
L’antica mulattiera era erta e sdrucciolevole e spesso era difficile<br />
il solo tenersi in equilibrio. Di tanto in tanto, percorrendo il<br />
sentiero ben noto, ripensava alle avventure legate alla sua adolescenza,<br />
quando, con Antonio ed altri amici, nelle afose serate<br />
estive andava a farsi belle scorpacciate di mandorle mature nel<br />
campo dello zio Anselmo o quando andavano a deliziarsi con i<br />
frutti del maestoso albero di fico Catalano che erano da sempre la<br />
gioia notturna dei ragazzi.<br />
Arrivò al paese. Sul sagrato della chiesa madre, vicino casa sua,<br />
incontrò nonno Saverio: quanti consigli paterni gli aveva dato!<br />
Il nonno, per mandare avanti la famiglia, si era adattato a fare<br />
lavori di vario genere in diverse zone limitrofe. Aveva così acquisito<br />
un bagaglio di esperienze non comuni e, quando capitava l’occasione,<br />
metteva in guardia i giovani che si affacciavano alla vita adulta. I<br />
suoi erano consigli preziosi, che i giovani accettavano volentieri.