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0 1 A viso aperto frontespizio.qxp - slsi

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L A PROCESSIONE 267<br />

del tumulto di evidente passione che esplodeva nella ragazza come<br />

un vulcano in piena eruzione.<br />

Il motivo dominante per cui il giovane non si era lasciato andare<br />

non era voluto: un increscioso incidente gli aveva tolto la virilità.<br />

Quel mattino si alzò talmente pallido che sembrava un cero di<br />

chiesa appena spento e se non fosse stato per il petto che si muoveva<br />

su e giù come il mantice dell’officina del fabbro di zio Claudio,<br />

sarebbe sembrato un morto rimasto con gli occhi sbarrati e fissi<br />

come se vedessero satana in persona.<br />

Alcuni giorni dopo arrivò in casa del giovane la zia, Prazzita, la<br />

quale appena vide la picciotta si complimentò per l’oculata scelta e<br />

subito domandò - Ma cu è sta bedda carusa? -<br />

La ragazza, orgogliosa di sé, non la degnò di uno sguardo, ma si<br />

diresse verso il giovane e lo accarezzò e per dimostrare la sua benevolenza<br />

si chinò e lo baciò. Zia Prazzita nell’assistere alla scena<br />

pensò: ‘Allora l’amica di stu mischinu è idda’.<br />

La ragazza, infastidita della presenza dell’anziana donna, con<br />

uno sguardo severo la zittì e con un dire quasi di risentimento disse:<br />

- Io per oggi ho completato il mio lavoro, credo che non ci sia<br />

niente di male se vado a riposare - e si allontanò.<br />

Zia Prazzita capì di essere considerata una intrusa e sotto voce<br />

ripetè un motto antico: ‘Non ti fidari du riccu chi fu poviru e di fimmina<br />

civiluta’.<br />

Considerata che la sua presenza non era gradita, salutò con<br />

buone maniere e andò via.

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