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CAPITOLO III<br />
Passò un mese e Milena aveva quasi dimenticato il suo brutto<br />
incidente. Una sera, all’imbrunire, due poliziotti si presentarono a<br />
casa sua. Aprì la porta mamma Teresa, che, alla vista dei due agenti<br />
si preoccupò.<br />
- Signora stia calma - disse il graduato - cerchiamo la signorina<br />
Milena per consegnarle un invito -<br />
Preoccupata e piuttosto agitata la mamma riferì che la figlia non<br />
era in casa e chiese il motivo dell’invito.<br />
- Noi non sappiamo niente, dia questo biglietto a sua figlia e le<br />
ricordi di venire in ufficio -<br />
Appena la figlia rientrò, Teresa le raccontò l’accaduto. Milena lesse<br />
e rilesse l’invito, ma non capiva e, poiché sapeva di avere la coscienza<br />
tranquilla, non diede molto peso al foglio ed andò a dormire.<br />
L’indomani pomeriggio, verso le diciassette, alla guida della<br />
vecchissima millecento della madre andò al posto di polizia.<br />
Parcheggiò l’auto sul piazzale e s’incamminò verso la caserma.<br />
Al posto di guardia mostrò l’invito ad un poliziotto che la invitò<br />
ad entrare e l’accompagnò nell’ufficio del dottor Caprino.<br />
Questi la fece accomodare su una sedia all’altro lato della sua<br />
scrivania.<br />
Prese il fascicolo che la riguardava e cominciò a sfogliarlo, poi<br />
le lesse un verbale di indagine che la chiamava in causa. Quindi<br />
alzò gli occhi e cominciò ad interrogarla:<br />
- Signorina, circa un mese fa, sulla strada provinciale che conduce<br />
a Masseria, è stato trovato il corpo di un ragazzo ucciso in<br />
circostanze ancora misteriose.