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CAPITOLO X<br />
Spesso mi scoprivo a spiare l’alternarsi delle stagioni nei dettagli<br />
apparentemente più insignificanti: la primavera imminente si<br />
faceva preannunciare dal sole che tiepido faceva evaporare l’umidità<br />
dei mesi invernali, mentre gli uccelli col loro canto schiamazzavano<br />
felici. I cespugli si sarebbero presto ricoperti di fiori.<br />
Mi affacciai al balcone e vista la bella giornata decisi di uscire.<br />
Indossai un paio di pantaloni di velluto nocciola, una camicetta<br />
bianca e un maglione avorio; appena in strada respirai profondamente<br />
il nuovo tepore dell’aria. L’inverno era stato molto duro e<br />
tutte noi ragazze avevamo perso l’abbronzatura.<br />
L’edera brillava ancora della rugiada notturna.<br />
Camminando notavo come il mio vistoso seno, il ventre e le<br />
cosce si muovevano in sintonia. Forse negli ultimi tempi mi ero<br />
ingrassata un po’ troppo, ma non mi ritenevo una ragazza deforme,<br />
anzi spesso mi consolavo con il proverbio della signora Italia: “Non<br />
c’è bellezza senza grassezza”, anche se ero in disaccordo con mia<br />
madre, la quale sosteneva che non ce la faceva più a starmi dietro<br />
per controllare le mie abitudini. Probabilmente aveva ragione, perché<br />
in quel periodo avevo tanta fame da divorare un pollo intero.<br />
Continuamente pensavo che ero incappata in uomini poco adatti<br />
a me, ma non in un uomo che dopo sposati mi avrebbe trattato<br />
come una bestia da soma.<br />
Mia madre finalmente mi voleva tutto quel bene che mi era mancato.<br />
Non voleva perdermi, sarebbe stato troppo doloroso per lei, si<br />
sarebbe sentita responsabile davanti agli uomini e davanti a Dio.<br />
Non voleva dare l’impressione di avermi trascurata e non voleva