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0 1 A viso aperto frontespizio.qxp - slsi

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L E CONFESSIONI DI G ISELLA 87<br />

ragazze. La prima volta accettai e bevvi tutto il contenuto che c’era<br />

nel bicchiere. Successivamente non ne volli più sapere, perché capii<br />

che mi avrebbe fatto male. Già sentivo la testa pesante. Chi invece<br />

non si rese conto di una eventuale sbornia fu Alessandro che bevve<br />

troppo. Non riusciva più a reggersi in piedi. All’inizio tutti ci siamo<br />

messi a ridere, ma quando ci siamo resi conto dell’ubriachezza dell’amico<br />

ci guardammo in faccia perché nessuno sapeva cosa fare.<br />

Alcune ragazze cominciarono a piangere. Un’altra suggerì di rientrare.<br />

Ma come trasportare il malcapitato sino alle macchine?<br />

Chi aveva la forza di caricarselo sulle spalle? Era un’impresa<br />

non facile da decidersi subito. Sembravamo tutti imbambolati,<br />

incretiniti. Non so come suggerii di approntare una lettiga con alcuni<br />

rami e trasportare il malcapitato sin dove erano le macchine.<br />

Tornando a casa vedemmo uno zampillo d’acqua che sgorgava<br />

naturalmente da una fessura fra due pietre a protezione di un sentiero.<br />

Ci fermammo. Presi il fazzoletto che avevo in tasca, scesi dalla<br />

macchina, lo inzuppai d’acqua ghiacciata, mi avvicinai all’amico e<br />

gli rinfrescai il <strong>viso</strong>. A quel contatto cominciò a dare i primi segni<br />

di coscienza. Ripetei il gesto sotto gli occhi increduli dei compagni<br />

fino a quando l’amico aprì gli occhi.<br />

Quando arrivammo in paese era sveglio, lo accompagnammo a<br />

casa sicuri di avere fatto una buona azione: era sano e salvo.

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