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A LFIO RAGAZZO DEL SUD 225<br />
primo gesto fu di abbracciarsi. Subito dopo lei lo invitò ad entrare<br />
in casa e rivolta alla madre disse:<br />
- Madre, è a lui che devo la vita. Mi ha trovata stremata e quasi<br />
priva di sensi e mi ha aiutata -<br />
La madre si avvicinò ad Alfio e disse con voce commossa:<br />
- Ti ringrazio per ciò che hai fatto. Dimmi come posso ricompensarti<br />
-<br />
- Sono stato ricompensato: conoscere sua figlia è stata una grande<br />
fortuna. Il privilegio di parlare e ascoltare la sua voce mi ha cambiato<br />
profondamente. Mi sono innamorato di lei appena l’ho vista.<br />
Da quel momento non ho desiderato altro che sposarla e vivere con<br />
lei tutto il tempo che Dio vorrà concederci. Riconosco di essere un<br />
uomo di condizioni umili e forse non dovrei neanche alzare lo<br />
sguardo su di lei, ma l’amore che nutro mi dà il coraggio e la forza<br />
di osare. Farò di tutto per essere degno di sua figlia. Non se ne pentirà,<br />
signora, di avermi concesso la mano di questo grande tesoro.<br />
Mi sono deciso perché sono convinto che senza di lei non potrei<br />
vivere. Intendo amarla e proteggerla da ogni pericolo, anche a costo<br />
della mia vita -<br />
La madre, dopo averlo ascoltato, si avvicinò e lo abbracciò<br />
dicendogli:<br />
- Sono felice anch’io. Grazie, sei un tesoro di uomo -<br />
Alfio, confuso dal suo modo di fare cerimonioso, non sapeva più<br />
cosa dire. Se ne stava lì impalato quando la signora aprì una porta<br />
laterale e lo fece accomodare in una stanza lunga e soleggiata con<br />
le pareti color rosa antico, le rifiniture di legno grezzo e un lucido<br />
pavimento di piastrelle color avorio. L’arredamento consisteva in<br />
un ampio divano e due poltrone rivestite in pelle nera. Lungo le<br />
pareti alcuni quadri di qualche bizzarro dilettante pittore naturalista.<br />
Si affacciò alla finestra e vide le case del paese ben disposte,<br />
costruite sul fianco della collina.<br />
I tetti dai bordi sporgenti color carota, le imposte dalle tinte<br />
pacate verdi e marroni e in fondo, l’albero del “Pino”, con la sua<br />
verdeggiante chioma, svettava nel cielo.<br />
‘Terra mia quanti ricordi!’