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Minori l’oltraggio infinito

Numero 58 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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SPECIALE Domenica 25 marzo 2012<br />

Il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti: superato ogni livello di vergogna<br />

Iacopino: «Doveri etici violati»<br />

Il 5 ottobre 1990 nasce la Carta di Treviso per difendere i diritti dei più piccoli<br />

Non passa giorno in cui i media<br />

italiani non parlino di casi di cronaca<br />

e fin qui niente di strano. Le<br />

perplessità sorgono spontanee<br />

quando di queste vicende si vuole<br />

portare ad ogni costo alla luce ogni<br />

particolare, anche quelli più crudi<br />

e dettagliati. La perplessità potrebbe<br />

diventare sdegno quando,<br />

ancora, questi tragici fatti riguardano<br />

minori che, loro malgrado,<br />

sono vittime prima dei loro carnefici<br />

e poi di un sistema di informazione<br />

controverso.<br />

Proprio per fare ordine e difendere<br />

i diritti dei minorenni, è nata il<br />

5 ottobre 1990 la Carta di<br />

Treviso, un protocollo firmato da<br />

Ordine dei giornalisti, Fe-àderazione<br />

nazione della stampa italiana<br />

e Telefono azzurro con lo<br />

scopo di fissare delle norme vincolanti<br />

di autoregolamentazione<br />

per gli operatori dell’informazione.<br />

A questo proposito, abbiamo<br />

sentito il parere del presidente<br />

dell’Ordine nazionale dei giornalisti,<br />

Enzo Iacopino.<br />

Le raccomandazioni della<br />

Carta di Treviso sono rispettate<br />

dai media?<br />

È il documento deontologico più<br />

condiviso tra quelli che fanno<br />

parte del mondo dell’informazione.<br />

La controprova è determinata<br />

dal fatto che i procedimenti disciplinari<br />

per violazioni delle norme<br />

previste dalla Carta di Treviso<br />

sono episodi sporadici, non per<br />

inerzia ma perché c’è questa sensibilità<br />

per la quale possiamo essere<br />

orgogliosi. Non dobbiamo dimenticare<br />

poi che abbiamo avuto<br />

anche dei riconoscimenti per questo<br />

documento che ha segnato una<br />

traccia di comportamento condivisa<br />

anche da colleghi europei e dalle<br />

Nazioni Unite.<br />

È necessario aggiornarla in qualche<br />

punto?<br />

Nonostante un aggiornamento sia<br />

già stato fatto, i ritmi infernali che<br />

ci sono nei nuovi strumenti di<br />

comunicazione potrebbero richiedere<br />

qualche precisazione. In ogni<br />

caso, i principi sono quelli e sono<br />

ben saldi. Semmai, il rischio a cui<br />

siamo andati incontro in qualche<br />

occasione è stato quello di incorrere<br />

in eccessi. Mi spiego meglio: per<br />

un lungo periodo non è mai stato<br />

ripreso il volto sorridente di un<br />

bambino, si è sempre ricorso all’espediente<br />

di oscurare i visi, per evitare<br />

che le loro immagini e generalità<br />

fossero usate in contesti non<br />

idonei e procurare conseguenze<br />

negative al bambino. Questo chiarimento,<br />

però, stiamo riuscendo a<br />

farlo passare e finalmente si rivedono<br />

immagini di bambini sorridenti,<br />

mentre prima erano solo persone<br />

senza volto.<br />

Nella vicenda Sarah Scazzi, si è<br />

dato più spazio alla cronaca o<br />

alla spettacolarizzazione?<br />

In questa vicenda io penso sia stato<br />

superato ogni livello di vergogna.<br />

Basti pensare che, in questa storia,<br />

il Garante delle Comunicazioni ha<br />

segnalato circa 400 episodi meritevoli<br />

di attenzione. Ma chiariamo, lì<br />

il problema non riguardava le<br />

norme della Carta di Treviso perché,<br />

fin quando la ragazza è stata<br />

considerata rapita, c’era il dovere di<br />

dare le foto e le generalità di Sarah<br />

per ritrovarla. Dopo il ritrovamento<br />

del cadavere, invece, si sono<br />

13<br />

dimenticate tutte le regole morali<br />

ed elementari più ovvie: il guardonismo,<br />

il turismo dell’orrore, il sensazionalismo<br />

ad ogni costo, la<br />

ricerca disperata dello scoop che<br />

ha legittimato l’uso di riferimenti<br />

anche crudi della vicenda Scazzi.<br />

Ma questo scempio va oltre la<br />

Carta di Treviso perché, se anche<br />

la vittima fosse stata maggiorenne,<br />

avrebbe avuto diritto, insieme con<br />

la famiglia, a un maggiore rispetto.<br />

L’audience, regola secondo cui<br />

alcune trasmissioni si sono mosse,<br />

non vale niente perché noi abbiamo<br />

dei doveri nel fare informazione,<br />

che in più occasioni, non solo<br />

nel caso Scazzi, sono stati violati.<br />

Pagine a cura di<br />

MARINA CAVALIERE<br />

CARMEN GALZERANO<br />

ELENA CHIARA LIGUORI<br />

La conduttrice di Chi l’ha visto? difende il collegamento dall’abitazione di Michele Misseri<br />

Sciarelli: «Cercavamo Sarah»<br />

«Noi non facciamo spettacolarizzazione,<br />

noi ci occupiamo dei casi<br />

di persone scomparse e cerchiamo<br />

di fornire un servizio pubblico».<br />

Federica Sciarelli, giornalista e<br />

conduttrice della trasmissione Chi<br />

l’ha visto?, difende con forza il suo<br />

lavoro. «Sono ormai venticinque<br />

anni» ricorda con orgoglio la<br />

Sciarelli, sottolineando come oggi<br />

la trasmissione abbia un ruolo istituzionale<br />

riconosciuto da tutti.<br />

Anche la popolare trasmissione di<br />

Raitre ha dedicato diverse puntate<br />

al caso di Sarah Scazzi, in particolare<br />

quando la quindicenne di<br />

Avetrana era considerata scomparsa.<br />

E proprio durante una<br />

puntata della trasmissione, il 6<br />

ottobre 2010, arriva la notizia che<br />

lo zio di Sarah ha confessato di<br />

aver ucciso la nipote.<br />

Perché avete scelto di fare la<br />

diretta da casa Misseri in quella<br />

puntata?<br />

Noi seguivamo la vicenda della<br />

«Non sapevamo di essere in casa dell’assassino<br />

Gli altri programmi hanno sfruttato il caso»<br />

scomparsa di Sarah già da tempo, e<br />

avevamo intuito che il nodo problematico<br />

della vicenda era casa<br />

Misseri. Per questo ci sembrò più<br />

interessante fare una diretta dalla<br />

loro abitazione, per riuscire a chiarire<br />

un punto: se la ragazzina fosse<br />

arrivata a casa degli zii oppure no.<br />

La diretta di quella sera era stata<br />

organizzata molto prima ed è capitato<br />

che proprio in quel giorno i<br />

carabinieri facessero confessare<br />

Michele Misseri.<br />

Come risponde alle accuse di<br />

aver spettacolarizzato la notizia<br />

della confessione di Michele<br />

Misseri?<br />

Si spettacolarizza quando costruisci<br />

un evento. Quando abbiamo<br />

deciso di organizzare la diretta da<br />

casa Misseri, non avevamo certo<br />

idea di poter essere nella casa del<br />

presunto assassino.<br />

Secondo lei la vicenda non è<br />

stata messa eccessivamente sotto<br />

i riflettori dai media?<br />

Personalmente ritengo che la nostra<br />

trasmissione abbia fatto un<br />

passo indietro rispetto alla vicenda,<br />

mentre la maggior parte dei<br />

contenitori televisivi ha parlato per<br />

ore dell'assassinio di Sarah, in un<br />

modo oggettivamente morboso.<br />

Quindi le critiche rivolte a Chi<br />

l'ha visto? sono inutili, perché il<br />

nostro programma si occupa di<br />

persone scomparse, ed era l'unico<br />

deputato a parlarne; mentre gli<br />

altri programmi hanno sfruttato<br />

il caso eclatante.<br />

Nel trattare casi con minori c'è<br />

bisogno di un'attenzione particolare.<br />

Come vi regolate?<br />

Noi trattiamo questi casi con grande<br />

serietà, innanzitutto perché<br />

quando scompare un minore noi<br />

sosteniamo che bisogna muoversi<br />

immediatamente con le ricerche.<br />

Poi noi non ci interessiamo di particolari<br />

della vita privata del minore<br />

e se uno dei minori di cui segnaliamo<br />

la scomparsa viene ritrovato,<br />

immediatamente cancelliamo i<br />

suoi dati sensibili dal nostro sito.<br />

I media non rischiano di influenzare<br />

i giudizi dell'opinione<br />

pubblica o degli inquirenti?<br />

Personalmente non approvo la<br />

scelta di dare spazio a chi grida<br />

alla colpevolezza di una persona a<br />

processo ancora in corso, ma<br />

quella è una scelta che spetta ai<br />

giornalisti. Per quanto riguarda gli<br />

inquirenti, io non credo che un<br />

programma televisivo possa<br />

influenzare un giudice o un'indagine.<br />

Anzi, credo che la nostra trasmissione<br />

possa aiutare in positivo<br />

le autorità giudiziarie, perché<br />

siamo riusciti a far riaprire casi<br />

come Orlandi o Claps.<br />

Da Cogne ad Avetrana<br />

Dei delitti<br />

e dello share<br />

Comitato Media e <strong>Minori</strong><br />

«Sanzione morale<br />

non basta»<br />

In Italia ci sono oltre 600<br />

omicidi volontari l'anno,<br />

quasi due al giorno. La<br />

maggioranza di questi fatti<br />

di cronaca non trova il<br />

minimo spazio sui media<br />

nazionali. Ma se nel delitto,<br />

a qualunque titolo, viene<br />

coinvolta una donna bella e<br />

giovane, allora l'attenzione<br />

dell'opinione pubblica si<br />

accende e i media la fomentano<br />

parlando a ripetizione<br />

dell'evento.<br />

L'ultimo caso che ha ap-<br />

passionato gli italiani è<br />

quello di Melania Rea, la<br />

donna trovata morta in circostanze<br />

misteriose e per<br />

cui si sospetta un coinvolgimento<br />

del marito. Ma<br />

molti altri casi hanno segnato<br />

l'informazione nell'ultimo<br />

decennio: da Novi<br />

Ligure, a Yara Gambirasio;<br />

da Cogne a Garlasco. E l’omicidio<br />

di Meredith Kercher,<br />

un caso mediatico<br />

arrivato fin oltreoceano.<br />

Sono tutti delitti di particolare<br />

violenza ed efferatezza,<br />

che avvengono all'interno<br />

di famiglie apparentemente<br />

modello. Riguardano<br />

vittime giovani e<br />

indifese, è quasi sempre<br />

presente un movente di tipo<br />

sessuale. ed è facile<br />

individuare un capro e-<br />

spiatorio, il "mostro", che<br />

può fare da parafulmine<br />

delle ire collettive.<br />

«Per quanto riguarda il<br />

caso Scazzi c’è stato un servizio<br />

raccapricciante in cui<br />

lo zio Michele che mimava<br />

il delitto, riproponeva con<br />

una specie di cordicella l’evento<br />

davanti agli occhi<br />

delle telecamere per dimostrare<br />

come erano andate<br />

le cose. In quel caso abbiamo<br />

ravvisato una violazione<br />

del Codice di autoregolamentazione<br />

e abbiamo<br />

avviato il processo sanzionatorio»,<br />

ricorda Elisa<br />

Manna, vicepresidente del<br />

Comitato Media e <strong>Minori</strong>,<br />

nato per migliorare la qualità<br />

delle trasmissioni dedicate<br />

ai minori.<br />

La sanzione che il Comitato<br />

può impartire è la<br />

cosiddetta gogna mediatica:<br />

l’emittente è obbligata a<br />

trasmettere in un tg di<br />

massimo o buon ascolto la<br />

notizia di essere stata sanzionata.<br />

«È un danno d’immagine,<br />

ma le emittenti<br />

mettono in atto una serie<br />

di sistemi difensivi», dice la<br />

dottoressa Marra.<br />

«Il codice va completamente<br />

aggiornato: dovrà<br />

soprattutto prevedere dei<br />

meccanismi per cui alla<br />

sanzione morale faccia seguito<br />

una sanzione pecuniaria<br />

che oggi può essere<br />

imposta solo dell’Autorità<br />

per le garanzie delle<br />

comunicazioni».

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