4 Domenica 25 marzo 2012
L’ARTICOLO Domenica 25 marzo 2012 5 Non ci resta che ridere Nella scrittura, allenarsi con l’umorismo è come fare preparazione atletica, che qualunque allenatore raccomanderebbe per ogni tipo di sport GIOVANNANTONIO FORABOSCO* Parlare di umorismo è come parlare del segreto di Pulcinella. Ma non di quello che tutti conoscono e nessuno prende sul serio. No, il vero segreto. Perché Pulcinella fa ridere? Perché è comico, buffo? E non solo questo. E’ divertente ma anche toccante, irrequieto, affamato, a volte malinconico, fa vibrare corde di sentimenti diversi. E capita che sia perfino politicamente impegnato. Pulcinella Eduardo fa il rivoluzionario contro Peppino Borbone (nel film “Ferdinando I, re di Napoli”). Attenti a quest’indovinello. “Che cos’è una banana?” “Una badonna babassa babassa”. Chi lo conosce già o ne conosce di simili è possibile che lo giudichi semplice e perfino infantile. Altrimenti una reazione tipica è a tre fasi: un momento di perplessità, poi “ah, ho capito”, quindi un senso di divertimento (ah, ah!) con eventuale risata o risolino. Naturalmente poi ci sono i sofisticati e gli ottusi che non capiscono e/o non si divertono. La barzellettina in questione è un testo umoristico. Per chi avesse un concetto alto dell’”umorismo” può sembrare un aggettivo non appropriato. In realtà traduce l’inglese “humour” che è diventato (come sport del resto) il termine con cui si designa tutto quello che ha a che fare con il divertimento che tende al sorriso e al riso, il comico, l’ironia, la satira, la barzelletta, la parodia, la caricatura e via dicendo. Esiste una International Society of Humor Studies e un International Journal of Humor Research (humor è la variante americana). Qual è il meccanismo dell’indovinello sulla banana? C’è una premessa sotto forma di domanda apparentemente normale e banale. La risposta introduce però un’incongruità: non corrisponde a un linguaggio dotato di senso. Ma c’è un elemento che risolve. E’ quello che in termini aritmetici è la “raccolta a fattor comune”: eliminando il ba da ogni parola il tutto diventa logico e abbiamo la definizione di una nana (questioni discriminatorie ed etiche a parte). La percezione di incongruità è concetto chiave per tutte le forme di umorismo. Si lega alla violazione di un’aspettativa (ne parlava già Imanuel Kant), all’effetto sorpresa (Spencer lo sottolineò a fine ‘800), alla rottura di uno schema o modello, cioè a come ci si attende che le cose si presentino, quello che consideriamo logico e normale. Vista la rilevanza del concetto fornisco qualche altro esempio: 1) Gioco a carte e mi trovo in mano un asso di cuori nero (Bruner e Postdam ne fecero un famoso esperimen- Chi non è direttamente interessato a scrivere in maniera divertente o brillante può comunque trarre beneficio da una frequentazione del registro dell’ironia to); 2) una faccia con tre occhi per un bambino molto piccolo (esperimento di Jerome Kagan); 3) una nevicata a Taormina a Ferragosto; 4) un ombrello nero. Partiamo da quest’ultimo. Se il lettore si è chiesto: “Che c’entra un ombrello nero?” vuol dire che ha avuto una percezione di incongruità. Un ombrello nero è una cosa normale in un elenco di cose non esattamente normali, cioè disattende l’aspettativa (più tecnicamente diremmo che è difforme dal modello cognitivo evocato dalla serie di esempi). Gli altri esempi mostrano come l’incongruità sia di natura varia e anche non umoristica. Nel primo caso può essere sconcertante e può risultare divertente (solo) nel caso che si riveli come uno scherzo. Nel secondo, il bambino può reagire addirittura con un senso di smarrimento se non di paura fino a che non capisce che si tratta di una immagine non reale (un disegno). Dopo di che impara che se le facce vere hanno due occhi in un disegno se ne possono mettere quanti se ne vogliono. La nevicata può suscitare interrogativi inquietanti sui cambiamenti climatici. Perché sia umoristica occorrono alcune condizioni aggiuntive: la prima è che ci sia un contesto lieve, giocoso (playful diceva lo psicologo McGhee), la seconda è, come già indicato, che l’incongruità sia risolta, la terza è che la risoluzione non elimini però la percezione di incongruità. Lo mostra chiaramente l’indovinello della banana. Alla fine del processo troviamo la soluzione ma definizione resta comunque strana, vale a dire funziona solo nel contesto della barzelletta. Lo studioso Avner Ziv parlava di “logica locale”. La scrittura umoristica è la costruzione di un testo che abbia queste caratteristiche: produrre una percezione di incongruità con una risoluzione che però non elimini del tutto l’incongruità. Lascio al lettore la verifica di come queste condizioni si attuino nei due seguenti testi di Karl Kraus: “L'aforisma non coincide mai con la verità: o è una mezza verità o è una verità e mezzo”. "Conoscevo uno che quando parlava metteva le dita nel naso. Almeno fosse stato il suo". Le varie tecniche che sono suggerite per produrre un testo umoristico, l’iperbole, l’inversione, il capovolgimento, ecc. convergono tutte a creare l’effetto chiave della percezione di incongruità. In questo scritto introduttivo le tecniche sono forzatamente solo accennate e va sottolineato che rappresentano un importante capitolo del discorso. La scrittura umoristica ha tre principali tipologie. La prima è in senso stretto, e comunque con un’ampia estensione, dalla barzelletta alle battute di un cabarettista, alla commedia, al copione di un film comico ecc. La seconda ha un senso lato e riguarda una qualità del testo che si può descrivere come brillante. Non mira necessariamente a far ridere ma ha arguzia, spirito, creatività. Può comparire anche in contesti non consueti. Una citazione tra mille è quella di un commentatore di calcio che quando un giocatore prende una pallonata nelle parti basse osserva “si è sentito rumore di cristalli rotti”. I giornalisti cui è riconosciuto l’attributo di brillanti non fanno in genere dell’umorismo in senso stretto ma usano immagini, accostamenti, parole che non sono grigiamente normali e scontate ma creano disattendendo le aspettative, sorprendendo e spiazzando: procedure che sono le stesse molle che fanno scattare l’effetto umoristico. Questi stessi principi e procedure sono alla base del terzo tipo di scrittura umoristica, quello di valenza generale. Chi non è direttamente interessato a scrivere in maniera divertente o brillante – oppure per il tipo di materia di cui si occupa non ne ha l’occasione (se deve parlare di omicidi o disastri, ad esempio) – può comunque trarre beneficio da una frequentazione del registro umoristico. Allontanarsi dallo scontato e dall’ovvio, assumere una prospettiva di lettura delle cose non consuetudinaria, mirare all’originalità nella decifrazione e nella presentazione degli eventi sono competenze per le quali apprendere i meccanismi propri dell’umorismo è utile risorsa. Per ogni tipo di scrittura, allenarsi con l’umorismo è come fare preparazione atletica, che qualunque allenatore raccomanderebbe per ogni tipo di sport. *Direttore del Centro Ricerca Umorismo