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Minori l’oltraggio infinito

Numero 58 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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16 Domenica 25 marzo 2012 TERRITORIO<br />

Il contemporaneo a Napoli tra crisi e prospettive di crescita<br />

Quando l’arte si mette da parte<br />

Resistere ma anche agire per risollevare le sorti del settore<br />

Un occhio alle fondazioni, ricetta forse magica per il salto di qualità<br />

I luoghi dell’arte italiana vanno<br />

oltre i topos classici e Napoli è una<br />

delle città a vantare una storia<br />

importante sul piano artistico<br />

moderno. Basti pensare all’incontro<br />

partenopeo tra Warhol e<br />

Beuys, un evento memorabile per<br />

una città poco abituata alla spettacolarizzazione<br />

della cultura e dell’arte.<br />

Poi, qualche mese dopo il<br />

terribile terremoto del 23 novembre,<br />

con morti e distruzioni immani,<br />

scatenò più che mai la fantasia<br />

creativa di Lucio Amelio, uno<br />

degli artisti di spicco nel periodo a<br />

cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80, che<br />

coinvolse decine di artisti tra i più<br />

famosi al mondo con la sua mostra<br />

Terrae Motus.<br />

Con l’apertura del museo d’arte<br />

contemporanea Donnaregina<br />

(Madre), l’allora presidente della<br />

Giunta regionale Antonio Bassolino,<br />

volle fare di Napoli uno dei<br />

poli di attrazione più importanti<br />

per il settore dell’arte contemporanea.<br />

Una volontà che è culminata<br />

il 10 giugno del 2005, con l’inaugurazione<br />

del Madre, e che ha fin<br />

da subito ospitato artisti di grande<br />

fama internazionale come Janis<br />

Kounellis, Robert Wilson e<br />

Mimmo Palladino.<br />

Ma l’arte contemporanea a Napoli<br />

non si identifica solo con il Madre.<br />

Pochi mesi prima dell’apertura del<br />

museo di via Settembrini, Palazzo<br />

Roccella si trasforma nel Palazzo<br />

delle Arti di Napoli. Uno spazio di<br />

tre piani destinato non solo a<br />

ospitare esposizioni, ma a diventare<br />

centro di attrazione per il<br />

movimento artistico partenopeo,<br />

L’assessore regionale Caterina Miraglia<br />

«Bisogna aprire<br />

ai partner privati»<br />

Jeff Koons, Anselm Kiefer, Janis<br />

Kounellis e tutti gli altri probabilmente<br />

non lo sapranno, ma le<br />

loro opere e l’idea del ruolo che<br />

deve avere l’arte contemporanea a<br />

Napoli negli ultimi anni è diventato<br />

acceso tema di dibattito per<br />

la regione Campania.<br />

Al momento della sua elezione la<br />

giunta Caldoro ha dovuto fare i<br />

conti con accuse di sperpero di<br />

denaro e necessità di far fronte<br />

alla “chiusura di rubinetti” dei<br />

finanziamenti pubblici. Da allora,<br />

nel settore dell’arte contemporanea<br />

si sono succeduti scambi di<br />

opinione e punti di vista differenti<br />

che hanno coinvolto per prima<br />

l’assessore ai Musei della regione<br />

Campania Caterina Miraglia.<br />

«Non è assolutamente vero che la<br />

volontà della Regione Campania<br />

è quella di chiudere – spiega l’assessore<br />

-, abbiamo dovuto fare i<br />

conti con quella che era la spesa e<br />

la forte sproporzione tra ciò che<br />

potevamo dare prima e quello che<br />

possiamo dare oggi».<br />

Il futuro dipende<br />

dalla capacità<br />

di attrarre fondi<br />

Risponde così alle accuse piovute<br />

da più parti sull’ipotesi di chiusura<br />

del Madre, il museo d’arte contemporanea<br />

della Regione.<br />

Critiche dovute al fatto che,<br />

secondo i detrattori, l’attuale<br />

giunta vedrebbe nel museo di via<br />

Settembrini l’ultimo retaggio del<br />

bassolinismo.<br />

«Il Madre – continua la Miraglia<br />

- è l’unico museo che dipende al<br />

cento per cento dalla Regione.<br />

Per mantenerlo così com’è è stato<br />

obbligatorio modificare la struttura<br />

giuridica e aprire ai partner<br />

privati». Per evitare la paventata<br />

chiusura, l’assessore parla di un<br />

organismo che in precedenza era<br />

“debole”, mentre ora può essere in<br />

grado di reggere alla riduzione<br />

dei finanziamenti. «Abbiamo<br />

con workshop e altre attività culturali,<br />

e per i cittadini, con l’apertura<br />

della mediateca e di bookshop.<br />

Ma la scelta di istituire queste<br />

realtà nell’ambito di quartieri<br />

popolari ha fatto molto discutere.<br />

Una decisione che, da un lato,<br />

potrebbe far pensare ad un disinteresse<br />

da parte del pubblico nei<br />

confronti di un settore che resta<br />

ancora di nicchia. D’altro canto,<br />

l’apertura di una struttura del<br />

genere in aree difficili della città,<br />

potrebbe essere riconducibile al<br />

tentativo di fare del museo un<br />

volano per lo sviluppo della zona.<br />

messo in moto un procedimento<br />

virtuoso per cui il museo, se ha<br />

davvero potere attrattivo, sarà<br />

capace di camminare da solo. Al<br />

momento ci sono dei potenziali<br />

partner che stanno studiando<br />

come entrare nel patrimonio<br />

immobiliare». Una situazione,<br />

però, che può aprire al rischio di<br />

un mercato di nicchia, in una<br />

potrebbe tentare di ripartire proprio<br />

da questo settore.<br />

«Si tratta di un’ingenuità – commenta<br />

la Miraglia -perché l’attrattività<br />

del luogo non incide sul<br />

successo del museo. È una posizione<br />

che non è di per sé sbagliata,<br />

al momento dell’apertura si è<br />

pensato che si dava vantaggio a<br />

quel luogo, una mossa che è stata<br />

studiata, aveva la sua funzione».<br />

Resta il fatto che oggi il Madre<br />

rischia di chiudere i battenti, mettendo<br />

fine ad un’esperienza che<br />

resta comunque il simbolo di<br />

un’amministrazione passata e controversa.<br />

In una Regione piena di<br />

contraddizioni e risorse economiche<br />

sempre meno certe, fondazioni,<br />

gallerie private e spazi<br />

non-profit possono costituire un<br />

nuovo modo di proporre il contemporaneo.<br />

La recente apertura<br />

(2008) del museo dedicato ad<br />

Hermann Nitsch, padre dell’Azionismo<br />

viennese, una corrente legata<br />

all’espressionismo, aggiunge un<br />

tassello prezioso alla cartografia<br />

dell’arte di Napoli. Ubicato alla<br />

sommità dello storico quartiere<br />

Avvocata, questo spazio si pone<br />

come centro di documentazione,<br />

ricerca e formazione con l’intento<br />

di interagire soprattutto con i giovani,<br />

attraverso musica, pittura e<br />

teatro. Le difficoltà dei musei<br />

d’arte contemporanea devono fare<br />

i conti con una politica locale e<br />

nazionale che pensa che con<br />

quadri, sculture e installazioni non<br />

si mangi e non vede una nutriente<br />

soluzione nel turismo culturale,<br />

che ha un trend in crescita in molti<br />

altri Paesi. La ragione non sta nella<br />

mancanza o nelle carenze strutturali,<br />

ma nel fatto che spesso<br />

manca un rapporto di fiducia con<br />

le istituzioni.<br />

Pensare all’arte contemporanea<br />

come volano per l’uscita dalla crisi<br />

e strumento contro l’impantanamento<br />

culturale di Napoli, da sempre<br />

storica capitale di movimenti<br />

artistici, potrebbe portare la città<br />

fuori dall’oblio che attraversa e la<br />

rimetterebbe al centro dei percorsi<br />

turistici. Al di là di eventi sportivi,<br />

come la Coppa America, e appuntamenti<br />

internazionali, come il<br />

Forum delle Culture, che rischiano<br />

di lasciare alcuna un’eredità.<br />

La parola all’esperto<br />

Le gallerie:<br />

un successo<br />

senza tempo<br />

«Sul Corriere del Mezzogiorno,<br />

lo storico Paolo Macry<br />

ha scritto che sfogliando l’inserto<br />

sulle mostre d’arte in<br />

Italia de Il Venerdì di Resolo la<br />

città di Napoli. E questo non è<br />

un caso». A discutere dello<br />

scenario attuale nell’ambito<br />

dell’arte contemporanea, sul<br />

territorio campano e in particolare<br />

quello partenopeo, è<br />

Angelo Trimarco, critico d’arte<br />

e presidente della Fondazione<br />

Filiberto Menna di Salerno.<br />

Come funziona la fruizione<br />

dell’arte a Napoli nel 2012?<br />

«L’arte contemporanea sta vivendo<br />

un momento poco florido<br />

rispetto agli anni passati. Il<br />

vero problema è la mancanza di<br />

fondi da parte della Regione».<br />

Napoli rispetto a realtà come<br />

Milano, Torino e Roma, che<br />

hanno saputo costruire una rete<br />

di musei pubblici rilevanti, sta<br />

facendo un passo indietro perché<br />

è poco sollecitata dalle istituzioni,<br />

ma si spera che questa<br />

momentanea fermata non sia<br />

irreversibile».<br />

Attualmente Il Madre o il Pan<br />

come intendono organizzarsi?<br />

Dal 2010 la situazione del<br />

Madre è totalmente cambiata.<br />

Qualche anno fa si trovava ai<br />

piani alti, ora invece, costituisce<br />

l’anello debole della catena dell’arte<br />

partenopea a causa del<br />

taglio drastico dei fondi. Bisogna<br />

ristabilire il comitato<br />

d’amministrazione e nominare<br />

un presidente per riattivare così<br />

una politica seria. Nonostante<br />

questo, il museo sta tentando<br />

una risalita e riprogettando il<br />

suo percorso. Il Palazzo delle<br />

Arti, invece, è un’istituzione<br />

comunale che fatica a trovare<br />

una linea rigorosa di scelta. È<br />

diventato uno spazio che non da<br />

campo solo all’arte in sé ma<br />

anche alla musica, la fotografia o<br />

la presentazione di libri. Se<br />

l’Amministrazione comunale<br />

sapesse organizzarsi questi due<br />

musei potrebbero nuovamente<br />

divenire i punti luminosi del sistema<br />

dell’arte».<br />

Che ruolo svolgono, infine, le<br />

gallerie d’arte private?<br />

«Le gallerie, fin dagli anni 60,<br />

continuano a fiorire in<br />

maniera straordinaria e costituiscono<br />

un punto di riferimento<br />

per l’arte italiana.<br />

Dunque, l’imprenditoria privata<br />

continua il suo lavoro pioneristico<br />

in modo competitivo.<br />

Dalla fine degli anni 90 al<br />

2000, si era consolidata a<br />

Napoli l’idea di un lavoro<br />

comune tra gallerie private,<br />

istituzioni museali e pubblico.<br />

Ma le strutture museali, in cui<br />

si confidava per ridisegnare il<br />

contemporaneo sul nostro territorio,<br />

sembrano ferme».

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