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Minori l’oltraggio infinito

Numero 58 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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ITALIA/MONDO<br />

Domenica 25 marzo 2012<br />

23<br />

“Mani pulite 2” in Lombardia<br />

Sono nove gli indagati per tangenti, corruzione e finanziamenti illeciti<br />

Nel mirino noti imprenditori ed esponenti delle istituzioni<br />

Il Pirellone al centro delle ultime indagini dei magistrati<br />

Sembra proprio che la sorte si<br />

stia divertendo e non abbia la<br />

minima intenzione di placare il<br />

vento contrario che da tempo,<br />

ormai, si abbatte impetuoso sulla<br />

Lombardia.<br />

Dallo scandalo degli anni Novanta<br />

di Tangentopoli, che portò alla luce<br />

un sistema di corruzione, concussione<br />

e finanziamento illecito ai<br />

partiti che coinvolse i più alti personaggi<br />

del mondo politico, la<br />

Procura della Repubblica di Milano<br />

non ha mai smesso di lavorare<br />

sul malaffare, tanto è vero che i<br />

magistrati hanno aperto più di una<br />

inchiesta a carico di imprenditori<br />

ed esponenti di istituzioni. Nelle<br />

ultime settimane i giudici si sono<br />

occupati del Pirellone, sede del<br />

Consiglio regionale e, alla fine di<br />

questa prima fase d’indagini, è<br />

finito nel mirino il presidente<br />

leghista Davide Boni, accusato<br />

per un presunto giro di tangenti e<br />

indagato per corruzione. E mentre<br />

infuriano le polemiche e i contrasti<br />

sulle sue dimissioni, non<br />

ancora arrivate, una nuova bufera<br />

si è abbattuta sul Pirellone investendo,<br />

stavolta, il consigliere<br />

regionale del Pdl Angelo Giammario,<br />

accusato di aver intascato<br />

una tangente da 10mila euro.<br />

I carabinieri del Nucleo operativo<br />

ecologico hanno bussato alla sua<br />

porta e hanno contemporaneamente<br />

perquisito i suoi uffici in<br />

Regione, alla ricerca di prove e<br />

documenti relativi a delibere e gare<br />

d’appalto del 2009, per le quali<br />

sarebbero state pagate tangenti.<br />

L’indagine è nata da un’inchiesta<br />

della Procura di Monza che ha rinviato<br />

a giudizio una ventina di persone,<br />

tra cui molti imprenditori del<br />

settore della floricoltura, con l’accusa<br />

di associazione per delinquere,<br />

finalizzata alla turbativa d’asta,<br />

per aver cercato di manipolare e<br />

condizionare le gare d’appalto per<br />

la realizzazione di parchi pubblici<br />

e arredo urbano in Lombardia,<br />

Piemonte e Puglia.<br />

A Giammario, vicepresidente della<br />

commissione Ambiente e componente<br />

della commissione Sanità, la<br />

Procura milanese contesta la tangente<br />

da 10mila euro, su trentamila<br />

promessi, che potrebbe essere<br />

stata utilizzata per sostenere le<br />

spese elettorali del 2010, e il reato<br />

di finanziamento illecito ai partiti.<br />

Sale così a nove, su ottanta componenti,<br />

il numero degli indagati in<br />

Consiglio regionale della Lombardia<br />

durante questa legislatura.<br />

Sembra proprio di essere tornati al<br />

periodo triste e buio di “mani pulite”<br />

e che lo scandalo delle tangenti<br />

e dei finanziamenti illeciti si sia letteralmente<br />

ancorato in questa<br />

regione. Dallo scorso luglio, infatti,<br />

sono stati indagati o arrestati ben<br />

otto politici: quattro componenti<br />

su cinque dell’ufficio di presidenza,<br />

due assessori leghisti e due consiglieri<br />

regionali del Pdl.<br />

E non solo: il 20 luglio scorso l’ex<br />

presidente pd della Provincia,<br />

Filippo Penati, è stato iscritto nel<br />

registro degli indagati per corruzione,<br />

concussione e finanziamento<br />

illecito ai partiti nell’inchiesta<br />

sul “Sistema Sesto”. Il 30 novembre<br />

è stata la volta del vicepresidente<br />

del consiglio Franco Nicoli Cristiani,<br />

arrestato con l’accusa di<br />

traffico illecito di rifiuti nel cantiere<br />

della Brebemi. Stessa sorte per<br />

Massimo Ponzoni, arrestato il 16<br />

gennaio scorso per corruzione,<br />

concussione, finanziamento illecito,<br />

bancarotta fraudolenta delle<br />

società Pellicano e Immobiliare<br />

Mais. Per non parlare poi dei due<br />

assessori leghisti Daniele Belotti,<br />

accusato di concorso in associazione<br />

a delinquere nell’inchiesta sugli<br />

ultrà dell’Atalanta e Monica Rizzi,<br />

indagata per trattamento illecito di<br />

dati protetti per i falsi dossier a<br />

favore di Renzo Bossi. E di<br />

Gianluca Rinaldin e Nicole Minetti,<br />

imputata nel Rubygate per<br />

induzione e favoreggiamento della<br />

prostituzione minorile.<br />

Chissà che non sia poi del tutto<br />

infondata la dichiarazione, da<br />

molti ritenuta scomoda, del presidente<br />

della Corte dei Conti, Luigi<br />

Giampaolino, che, analizzando<br />

l’attuale situazione italiana, ha<br />

dichiarato che il nostro sistema<br />

grava eccessivamente sui contribuenti<br />

fedeli, su quei cittadini onesti<br />

che rispettano la legge e pagano<br />

le tasse, senza cercare o inventarsi<br />

i soliti, tristi, escamotages.<br />

La strage<br />

sul bus<br />

Quello che doveva essere un<br />

momento felice, uno dei ricordi<br />

più belli e indelebili che un<br />

bimbo porterà per sempre con<br />

sé, si è trasformato in vera tragedia.<br />

L’incidente è avvenuto la<br />

sera del 13 marzo scorso in<br />

Svizzera, nel Canton Vallese.<br />

Sull’autostrada A9 un pullman,<br />

con a bordo due scolaresche di<br />

ritorno da una gita sulla neve,<br />

nella Val d’Anniviers, si è schiantato<br />

contro il muro di un tunnel.<br />

Nessuno lo dimenticherà.<br />

A ricordare la tragedia non<br />

saranno solo i parenti e i genitori<br />

delle tante vittime e di chi<br />

porterà a vita, sul proprio<br />

corpo e nel cuore, i segni indelebili<br />

di quel terribile urto, ma<br />

chiunque apprezzi il valore<br />

della vita e sappia quant’è bello<br />

il sorriso di un bambino.<br />

E non importa se a causarla sia<br />

stato un malessere o un colpo di<br />

sonno dell’autista, o forse anche<br />

la scarsa sicurezza di quel tratto<br />

autostradale. A nulla servirebbe,<br />

ora, trovare un capro espiatorio.<br />

Quel che conta è che le precauzioni<br />

andrebbero prese prima,<br />

quando c’è ancora tempo. Perché<br />

un papà e una mamma non<br />

dovrebbero mai seppellire il proprio<br />

figlio.<br />

Aumenta il numero di italiani rapiti da cellule terroristiche di Al Qaeda<br />

La lunga strada verso casa<br />

Omicidio dell’ing. Lamolinara: morto uno dei rapitori e il giallo s’infittisce<br />

La notizia della morte nel carcere in Nigeria di<br />

Abu Mohammed, capo dei sequestratori dell’ingegnere<br />

italiano Franco Lamolinara e del<br />

suo collega britannico Chris McManus, non è<br />

servita a far chiarezza sugli omicidi sospetti dei<br />

nostri connazionali all’estero. Né ha placato la<br />

sete di giustizia e verità dei familiari delle tante<br />

vittime. Mohammed, secondo le dichiarazioni<br />

della polizia nigeriana, sarebbe morto a causa<br />

delle ferite riportate nell’operazione tesa alla<br />

liberazione dei due ostaggi, rapiti il 12 maggio<br />

2011 a Birkin Kebin. Ma il decesso è stato reso<br />

noto solo dopo diversi giorni. La scomparsa di<br />

quello che poteva essere un valido testimone<br />

ha, invece, aumentato i dubbi e le incertezze su<br />

quanto accaduto, riportando alla mente altri<br />

rapimenti finiti in tragedia.<br />

Franco Lamolinara, in Nigeria da circa 11 anni,<br />

lavorava per la società di costruzioni “Stabilini<br />

Visinoni Limited” ed era impegnato nella realizzazione<br />

di un edificio della Banca centrale a<br />

Birnin Kebbi, capitale dello Stato di Kebbi.<br />

Ripetuti e inutili sono stati i tentativi e le richieste<br />

di liberazione avanzate dall’Italia nei circa<br />

dieci mesi di prigionia. L’ultimo, l’8 marzo,<br />

deciso autonomamente dalle autorità nigeriane<br />

e britanniche all’insaputa dell’Italia, è stato fatale.<br />

Questa triste storia ha particolarmente toccato<br />

i familiari di chi, in queste ore, si trova<br />

chissà dove e chissà in quali condizioni, ancora<br />

ostaggio di cellule terroristiche di Al Qaeda.<br />

Tra tutti, colpisce particolarmente il destino<br />

della turista Maria Sandra Mariani, rapita in<br />

Algeria il 2 febbraio dello scorso anno dal gruppo<br />

terroristico Aqmi, e di Rossella Urru, la cooperante<br />

sarda sequestrata il 23 ottobre 2011 nel<br />

campo profughi sahawari, in cui lavorava da<br />

oltre due anni, con due colleghi spagnoli.<br />

Ma non si tratta di due casi isolati. A tenere col<br />

fiato sospeso c’è anche la sorte di Giovanni Lo<br />

Porto, sequestrato in Pakistan il 19 gennaio<br />

scorso, e quella dei membri dell'equipaggio<br />

della nave Enrico Ievoli, vittime, lo scorso 21<br />

aprile, di un attacco dei pirati somali avvenuto<br />

al largo delle coste dell'Oman. Ma è difficile<br />

continuare a sperare di poterli riabbracciare. Se<br />

è infatti vero che bisogna imparare dalla storia<br />

e dagli errori del passato, il ricordo della morte<br />

di Fabrizio Quattrocchi, il componente italiano<br />

ucciso in Iraq il 14 aprile del 2004, e di Nicola<br />

Calipari, l’agente segreto italiano ucciso da soldati<br />

statunitensi in Iraq il 4 marzo del 2005,<br />

Pagina a cura di<br />

VALENTINA DE LUCIA<br />

SVIZZERA<br />

lascia alquanto perplessi e sfiduciati. Neanche<br />

quando arriva la notizia della liberazione di<br />

uno degli ostaggi si può stare tranquilli e si riaccende<br />

una speranza. Quattrocchi, infatti, fu<br />

preso in ostaggio a Bagdad insieme ad altri tre<br />

colleghi che, dopo 58 giorni di prigionia, l’8<br />

giugno 2004, furono liberati. E chi non ricorda<br />

l’assassinio di Calipari, che in un film sembrerebbe<br />

tragicomico, ferito a morte per non<br />

essersi fermato a un posto di blocco?<br />

Ma non ci resta che attendere perché, forse, i<br />

tentativi italiani di negoziazione attraverso<br />

riscatto, giudicati da altri sbagliati perché istigano<br />

i rapitori e sovvenzionano il terrorismo,<br />

stavolta potrebbero avere successo.<br />

L’ANGOLO<br />

Ce l’hanno fatta, hanno invaso l’Europa.<br />

Non sono i turchi dopo Lepanto ma gli omosessuali.<br />

Il Parlamento dell’Ue chiede il riconoscimento<br />

delle nozze gay in tutti i Paesi<br />

membri. Ormai è chiaro, ci hanno sconfitti.<br />

Un terrificante successo che ricorda quello<br />

dei negri dopo il Civil Rights Act in America<br />

e che fa il paio con l’inaspettato trionfo degli<br />

schiavi durante gli ultimi due secoli di storia.<br />

È finita l’epoca dei diritti “normali”, ora<br />

ci sono quelli “pari”. Hanno vinto loro. p.e.

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