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na, il butanolo ne sviluppa l'85%. Con altri vantaggi, come il m<strong>in</strong>or assorbimento<br />
di acqua dall'atmosfera e qu<strong>in</strong>di m<strong>in</strong>ore ossidazione dei motori<br />
ecc. Prove effettuate dalla Du Pont e dalla BP rivelano un buon comportamento<br />
del butanolo quando è mescolato alla benz<strong>in</strong>a e usato come carburante,<br />
benché il suo rendimento non sia troppo diverso rispetto a quello<br />
dell'etanolo quando si tenga conto del ciclo completo di produzione. Occorrerebbe<br />
perciò ottenere un alcol dalla molecola più grande, cioè con più<br />
atomi di carbonio e idrogeno, che assomigli di più alla benz<strong>in</strong>a e soprattutto<br />
che sia producibile senza che ciò comporti la dissipazione di troppa energia<br />
rispetto a quanta ne può restituire. La ricerca è ancora aperta e l'assemblaggio<br />
molecolare <strong>in</strong> laboratorio si ferma a un alcol, l'ottanolo, con otto atomi<br />
di carbonio. Di qui <strong>in</strong> poi, i costi di realizzazione <strong>in</strong> laboratorio non fanno<br />
presagire buoni risultati per quanto riguarda la produzione <strong>in</strong>dustriale.<br />
Lo scoglio potrebbe forse essere superato modificando geneticamente<br />
dei batteri allo scopo di far loro produrre enzimi potenziati, già esistenti <strong>in</strong><br />
natura ma non utilizzabili così come sono. Le grandi <strong>in</strong>dustrie farmaceutiche<br />
hanno familiarità con questo tipo di ricerca: l'<strong>in</strong>sul<strong>in</strong>a è prodotta artificialmente<br />
<strong>in</strong>serendo DNA umano <strong>in</strong> quello di un batterio, e i farmaci limitatori<br />
del colesterolo sono prodotti con sistemi enzimatici artificiali. Con gli<br />
stessi sistemi è possibile migliorare le caratteristiche degli enzimi per ottenere<br />
trasformazioni chimiche <strong>in</strong>esistenti <strong>in</strong> natura. F<strong>in</strong>o a riprodurre una<br />
molecola simile a quella del petrolio. Il vantaggio sarebbe evidente: questa<br />
molecola potrebbe essere sempre riprodotta perfettamente, e ottimizzata<br />
così per gli scopi f<strong>in</strong>ali; mentre il greggio estratto dal sottosuolo ha caratteristiche<br />
specifiche e impurità varianti da giacimento a giacimento e ha bisogno<br />
di specifici processi di raff<strong>in</strong>azione.<br />
Invece di perfezionare artificialmente l'azione degli enzimi prodotti dai<br />
batteri, altri laboratori stanno esplorando la via diretta per ottenere batteri<br />
adatti, sempre per mezzo dell'<strong>in</strong>gegneria genetica. Sono così riusciti, con gli<br />
stessi procedimenti utilizzati per gli alcoli distillati dai vegetali, a ottenere<br />
molecole simili a quelle degli idrocarburi come il petrolio. Per quanto i metodi<br />
siano ancora sperimentali, le aziende farmaceutiche che li hanno escogitati<br />
e adottati sono conv<strong>in</strong>te che il passaggio alla produzione di veri sostituti<br />
agricoli del petrolio sia solo questione di tempo.<br />
Anche le ricerche di olii agro-artificiali per il ciclo diesel seguono la stessa<br />
strada, quella di migliorare geneticamente batteri che possano attaccare<br />
gli acidi grassi degli olii di colza, palma, soia, girasole, ecc. per renderli più<br />
compatibili con il gasolio. In tal modo sono già stati realizzati acidi grassi<br />
artificiali con 8-20 atomi di carbonio per molecola, un olio per ora ottimale<br />
solo come additivo. Ma la sperimentazione sta puntando a raggiungere 30<br />
atomi di carbonio, struttura chimica che richiederebbe poco per essere trasformata<br />
ulteriormente <strong>in</strong> un idrocarburo ideale, peraltro raff<strong>in</strong>abile negli<br />
impianti esistenti, senza bisogno di costruirne di specializzati.<br />
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