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L'Europa dei 27 contribuisce per un qu<strong>in</strong>to, alla pari con gli USA, la C<strong>in</strong>a da<br />

sola per un sesto. Anche soltanto da questi semplici dati appare evidente<br />

che gli Stati Uniti non possono assolutamente permettere una s<strong>in</strong>cronizzazione<br />

dei movimenti di valore, alla quale corrisponderebbe prima o poi una<br />

corrispondente s<strong>in</strong>cronizzazione <strong>della</strong> politica, <strong>della</strong> f<strong>in</strong>anza e degli eserciti.<br />

Siccome al momento non c'è alcuna s<strong>in</strong>cronizzazione tra gli Stati concorrenti<br />

o nemici degli USA, la guerra tra potenze si svolge <strong>in</strong>direttamente, per<br />

<strong>in</strong>terposta persona (proxi war, guerra per procura), <strong>in</strong>torno a s<strong>in</strong>gole questioni.<br />

Il conflitto <strong>in</strong>terimperialistico si è modificato: non è più quello classico,<br />

con il suo alternarsi di fasi pacifiche e guerresche, con gli scontri condotti<br />

sulla base di alleanze e di fronti militari ben del<strong>in</strong>eati. Tutto ciò si è<br />

dissolto per lasciare il posto a quella che abbiamo chiamato "politiguerra",<br />

una guerra permanente senza fronti, che è la risultante <strong>della</strong> guerra commerciale<br />

fusa con la guerra guerreggiata. Non è una novità, solo una generalizzazione,<br />

e questo non significa che <strong>in</strong> futuro non si possano costituire<br />

fronti di guerra "mondiale", ma nel frattempo ogni paese deve fare i conti<br />

separatamente con la potenza militare americana e con la sua rete di dom<strong>in</strong>io<br />

f<strong>in</strong>anziario e politico che fa il giro del globo.<br />

Ciò che caratterizza l'imperialismo non è una forma di conflitto particolare<br />

rispetto a un'altra. È <strong>in</strong>vece la differenza nella rapidità di sviluppo dei<br />

diversi elementi che compongono l'economia mondiale, e che modificano i<br />

rapporti reali di potenza molto prima che si modifich<strong>in</strong>o le strutture politico-militari<br />

degli Stati e ovviamente le loro diplomazie. Del resto le guerre si<br />

succedono senza assomigliarsi mai. La Seconda Guerra Mondiale è stata diversa<br />

dalla Prima; e la Terza, se vogliamo mantenere questa arbitraria numerazione,<br />

non assomiglierà assolutamente alla Seconda. La causa <strong>della</strong><br />

prossima guerra sarà una verifica dei mutati rapporti di potenza fra i paesi<br />

capitalistici per <strong>in</strong>staurarne di nuovi. Mentre <strong>in</strong> passato le guerre generali si<br />

sono combattute per stabilire egemonie future, quella prossima ventura sarà<br />

combattuta per impedire il modificarsi dei rapporti di forza esistenti. Anzi,<br />

questa guerra è già <strong>in</strong> atto da sessant'anni.<br />

Essa serve a prevenire qualcosa che ancora non c'è nell'ipotesi che si potrebbe<br />

formare. Sarebbe <strong>in</strong>comprensibile la recente guerra di Israele contro<br />

il Libano se non si facesse ricorso alla teoria <strong>della</strong> guerra preventiva. Un<br />

mese di guerra unilaterale che ha prodotto migliaia di morti, un milione di<br />

profughi su quattro milioni di abitanti, 15.000 abitazioni rase al suolo, l'<strong>in</strong>tera<br />

<strong>in</strong>frastruttura del paese distrutta. Una guerra apparentemente <strong>in</strong>utile,<br />

dato che l'obiettivo, la forza armata hezbollah, non è stato m<strong>in</strong>imamente<br />

<strong>in</strong>taccato e che il terrore sulla popolazione civile non ha mai rappresentato<br />

un deterrente contro i guerriglieri. Ma Israele è una piccola nazione artificiale,<br />

già <strong>in</strong> decadenza, un'isola circondata da un mare ostile, giovane, <strong>in</strong><br />

rapido sviluppo economico e demografico. La guerra preventiva non è<br />

un'opzione, è un obbligo, per quanto illusorio nel tempo. Eleviamo all'enne-<br />

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