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ciati, e qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> effetti il mondo oggi dipende dagli di idrocarburi per il 56% del<br />

fabbisogno. Questa è però l'istantanea di una realtà che sta mutando, non fosse che<br />

per i due miliardi e mezzo di c<strong>in</strong>esi e <strong>in</strong>diani <strong>in</strong> proc<strong>in</strong>to di consumare più merci,<br />

possedere un'automobile e muoversi di più su navi, treni, aerei.<br />

C'è naturalmente una relazione diretta fra la crescita economica e il consumo di<br />

energia, ma la crescita riguarda soprattutto società fresche di capitalismo, che<br />

qu<strong>in</strong>di consumano molto di più che non quelle vecchie, giunte a saturazione. Quel<br />

che è ancora peggio, il consumo di energia sta aumentando a dispetto degli alti<br />

prezzi del greggio e del gas, mentre la produzione di questi ultimi sta raggiungendo<br />

il suo massimo; anzi, secondo alcuni istituti di ricerca, l'avrebbe già oltrepassato, e<br />

la prospettiva non può essere che un suo calo.<br />

Secondo il recente rapporto (ottobre 2007) dell'Energy Watch Group, i dati f<strong>in</strong>ora<br />

resi pubblici, specie quelli americani e <strong>in</strong>glesi, sono falsati da una ricerca basata<br />

solo sulla prospettiva dello sfruttamento dei giacimenti esistenti e delle nuove<br />

riserve accertate, mentre nel modello EWG si tiene conto <strong>della</strong> serie storica, che<br />

affonda le radici nel passato e si proietta nel futuro con dati certi sul consumo già<br />

verificato. La conclusione sarebbe che il "picco petrolifero", cioè l'<strong>in</strong>sieme delle variabili<br />

che mostrano quando la curva del consumo crescente e quella <strong>della</strong> produzione<br />

calante s'<strong>in</strong>contrano, è già stato raggiunto nel 2006. Se i dati saranno confermati<br />

dalla realtà, ne risulterebbe davvero una svolta epocale. Come ognuno può<br />

ben comprendere, ciò avrebbe conseguenze enormi, specie sui paesi che importano<br />

totalmente i prodotti energetici. Non si tratterebbe solo di variazioni di prezzi, tensioni<br />

sui mercati f<strong>in</strong>anziari o monetari, ma <strong>della</strong> vita stessa <strong>in</strong> molti paesi <strong>in</strong>dustrializzati,<br />

<strong>in</strong> primo luogo quelli europei.<br />

La percezione di questo fatto sta evolvendo velocemente e quando questa <strong>rivista</strong><br />

uscirà dalla tipografia probabilmente gli argomenti energetici saranno sulla bocca<br />

di tutti ancor più di adesso. Ma per il momento c'è ancora la conv<strong>in</strong>zione che l'età<br />

del petrolio sia lungi dal term<strong>in</strong>are, anche se, come diceva lo sceicco Yamani, bisogna<br />

tener presente che l'età <strong>della</strong> pietra non ebbe certo f<strong>in</strong>e perché fosse esaurita la<br />

pietra. Molto prima dei limiti <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seci del sistema, la conversione delle fonti porterà<br />

tra l'altro a un massiccio uso dell'agricoltura per produrre combustibili, e allora<br />

sarà fame prima ancora che si ferm<strong>in</strong>o le automobili e le centrali.<br />

Anche i responsabili degli scenari più ottimistici, come quello f<strong>in</strong>ora mostrato<br />

dall'International Energy Agency, <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciano ad ammettere che bisogna tener<br />

conto dell'avvic<strong>in</strong>arsi più veloce del previsto di un oil crunch, un collasso petrolifero.<br />

I dati sono impressionanti: nel 2006 la produzione mondiale di petrolio ha<br />

eguagliato la domanda con 81 milioni di barili al giorno. Ma la domanda cresce<br />

quasi <strong>in</strong> parallelo con la crescita economica, che per C<strong>in</strong>a e India <strong>in</strong>sieme significa<br />

un <strong>in</strong>cremento di almeno il 7%, un tempo di raddoppio ogni 10 anni. Pur ammettendo<br />

il solito flesso nello sviluppo con il crescere dell'economia, di fronte al consumo<br />

crescente si ha la certezza di una produzione calante. L'EWG calcola che la<br />

produzione mondiale passerà dagli 81 milioni di barili odierni a 58 milioni nel<br />

2020 e addirittura 39 milioni nel 2030. Di qui al 2030 l'economia mondiale crescerebbe,<br />

mantenendo i ritmi attuali al 3-4%, f<strong>in</strong>o a più del doppio. Il consumo di petrolio<br />

dovrebbe essere conseguente, mentre la sua produzione si dimezzerebbe. Il<br />

capitalismo sembra dunque arrivato al capol<strong>in</strong>ea. Ammettiamo pure che i dati siano<br />

sbagliati, che si trov<strong>in</strong>o nuovi giganteschi giacimenti e li si possa mettere <strong>in</strong> produzione<br />

prima del previsto: che cosa potrà mai storicamente cambiare se pur ci fosse<br />

per il sistema una dozz<strong>in</strong>a di anni d'agonia <strong>in</strong> più o <strong>in</strong> meno?<br />

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