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Il nostro elenco vuole mostrare come la somma algebrica di qualità e difetti<br />
capitalistici produrrebbe certo un micidiale <strong>in</strong>sieme imperialistico, ma<br />
nello stesso tempo evidenziare le determ<strong>in</strong>azioni che impediscono questa<br />
somma. Nell'Europa dei 27 non c'è traccia di autentico coord<strong>in</strong>amento delle<br />
politiche economiche, fiscali, <strong>in</strong>dustriali, monetarie, estere, militari. Esiste<br />
solo l'obbligo al rispetto di alcuni parametri macroeconomici secondo automatismi<br />
che gli stessi economisti borghesi reputano ridicoli. Non esistono<br />
progetti <strong>in</strong>dustriali tecnologici comuni se non <strong>in</strong> alcuni settori assai limitati<br />
come l'aeronautica e l'attività spaziale (e comunque anche <strong>in</strong> questi settori<br />
con gravi problemi di concorrenza).<br />
Se esistesse anche solo una specie di "divisione <strong>in</strong>ternazionale del lavoro"<br />
programmata, <strong>in</strong>vece del muoversi spontaneo e caotico anche <strong>in</strong> questo<br />
campo, saremmo davvero di fronte, se non a un colosso imperialistico <strong>in</strong><br />
grado di far vedere i sorci verdi al mondo, almeno a un'area di libero scambio<br />
<strong>in</strong> grado di condizionarlo. Invece non è così per ragioni che esulano<br />
dalla volontà dei governi, come vedremo qui di seguito, con buona pace di<br />
chi paventa un "imperialismo europeo" o di chi <strong>in</strong>vece lo auspica <strong>in</strong> funzione<br />
rivoluzionaria (!) anti-americana.<br />
Sull'impossibilità degli "Stati Uniti d'Europa"<br />
Stiamo arrivando alla f<strong>in</strong>e <strong>della</strong> nostra trattazione e qu<strong>in</strong>di dobbiamo tirare<br />
le somme. Torniamo qu<strong>in</strong>di a Len<strong>in</strong> e al suo scritto Sulla parola d'ord<strong>in</strong>e<br />
degli Stati Uniti d'Europa. Egli commenta uno slogan maturato all'<strong>in</strong>terno<br />
del partito bolscevico e ricorda che si tratta di una presa di posizione<br />
politica sulla quale si era deciso di soprassedere f<strong>in</strong>ché non si fosse<br />
sviscerato il suo lato economico. Ricorda <strong>in</strong>oltre che lo stesso slogan era già<br />
<strong>in</strong>tegrato da una precisazione: esso sarebbe stato del tutto reazionario se<br />
non avesse contemplato l'abbattimento delle autocrazie d'Europa.<br />
Da questa premessa egli ricava che, giusta l'affermazione contenuta nel<br />
Manifesto del partito comunista:<br />
"i comunisti appoggiano ovunque ogni movimento rivoluzionario diretto contro<br />
le situazioni sociali e politiche esistenti"<br />
sarebbe errato rifiutare puramente e semplicemente lo slogan; perché<br />
ogni trasformazione sociale rivoluzionaria, anche borghese, avvic<strong>in</strong>a la rivoluzione<br />
comunista, ne allarga le basi, <strong>in</strong> quanto il suo sviluppo non è un<br />
atto s<strong>in</strong>golo e non può fare a meno di scombussolare tempestosamente i<br />
rapporti esistenti. Oggi <strong>in</strong> nessuna parte del mondo è operante un movimento<br />
rivoluzionario organizzato contro le condizioni esistenti. Sappiamo<br />
però, con Marx ed Engels, che vi può essere un movimento reale di trasformazione<br />
oggettivamente rivoluzionario, anche diretto dalla borghesia reazionaria<br />
(l'unità statale e le immense conquiste territoriali degli USA a<br />
spese del Messico e l'unità <strong>della</strong> Germania furono fatti positivi anche se non<br />
dipesero da una rivoluzione borghese antifeudale o anticoloniale bensì da<br />
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