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luglio agosto - Club Alpino Italiano

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» tipi italiani<br />

Testo di alessio liguori<br />

il montanaro "spiaggiato"<br />

Fenomenologia della “cialdina” di caffè<br />

Anche agli amanti della montagna capita di trovarsi sulla<br />

spiaggia di qualche località balneare. Si vede che soffrono<br />

un po’: sembrano spaesati, leggono libri e riviste<br />

di montagna, l’abbigliamento è più quello adatto a un’escursione<br />

che alla balneazione. Solitamente si trovano lì su richiesta di<br />

coniugi e/o figli meno fanatici della montagna e più inclini alle<br />

mollezze della spiaggia.<br />

Applicando la sensibilità ecologica maturata andando per monti,<br />

il nostro montanaro “spiaggiato” rifletterà tra sé e sé che al mare<br />

i segni dell’impronta antropica sono più evidenti che in montagna:<br />

case e manufatti ovunque, barche a perdita d’occhio, macchine<br />

in coda sul lungomare e rifiuti disseminati sulla spiaggia,<br />

tanto che a volte bisogna fare attenzione a dove si mettono<br />

i piedi. “Noi amanti della montagna abbiamo maggior rispetto<br />

dell’ambiente”. Un’affermazione, questa, discutibile. Sarebbe interessante<br />

discuterla, ma ci porterebbe troppo lontano. Meglio<br />

concentrarsi sul nostro arenile e osservare meglio la realtà.<br />

Il mare si trova alla fine della nostra catena produttiva di beni<br />

e, quindi, di rifiuti. Non fosse altro che per azione della gravità,<br />

i rifiuti e gli scarichi che non vengono trattati, smaltiti, recuperati<br />

o stoccati tendono a finire in basso, ossia in mare. Il mare<br />

tende poi a vomitarli sulle rive. Le spiagge presentano un campionario<br />

a cielo aperto dei rifiuti e degli inquinanti che noi tutti<br />

spargiamo nell’ambiente: buste di plastica, polistirolo, pannolini,<br />

imballaggi vari e…<br />

Toh, ma guarda: queste fino a qualche anno fa non si vedevano…<br />

le cialde per fare il caffè! Una grande innovazione che ci<br />

consente di gustare un buon espresso senza fare fatica. Una volta<br />

per fare un caffè bisognava attendere interminabili minuti e,<br />

finalmente, versare e sorbire il caffè. Una faticata che non valeva<br />

la dose di caffeina assunta.<br />

Oggi no. L’avvento della cialda ci ha dispensati da questo supplizio:<br />

basta inserire la cialda nell’apposito alloggiamento, premere<br />

un tasto e… il caffè è servito. Poi si prende la cialda esausta e la<br />

si getta. Dove? Beh, nell’apposito bidone della raccolta differenziata,<br />

no? I pochi primitivi che ancora usano la moka hanno il<br />

vantaggio di poter gettare il fondo di caffè nel secchio dell’umido,<br />

o addirittura in quello del compost domestico. La moderna<br />

cialda, invece, bisogna differenziarla.<br />

In Italia quasi un terzo delle cialde per il caffè viene smaltito<br />

in modo indifferenziato. Il resto sfugge del tutto al ciclo<br />

dei rifiuti, perché qualche “distratto” lo disperde direttamente<br />

nell’ambiente.<br />

La cialda per il caffè è un esempio paradigmatico delle<br />

4 | 2010 59<br />

innovazioni di prodotto generate dal nostro sistema consumistico.<br />

Si tratta di innovazioni che riescono a creare nuovi mercati,<br />

generando nuovi segmenti di domanda. Nuove opportunità che<br />

comportano nuovi costi e qualche esternalità negativa, soprattutto<br />

per l’ambiente.<br />

Ecco come procede oggi, in molti casi, l’innovazione. Si creano<br />

prodotti che funzionano premendo un pulsante: le conseguenze<br />

sono maggiore praticità ma allo stesso tempo costi ambientali<br />

elevati e modelli di consumo che ci vengono – ammettiamolo<br />

– imposti. Sia chiaro, nessuno cambierà il mondo rinunciando al<br />

caffè in cialde. Qui l’oggetto del discorso non è la cialda in quanto<br />

tale. È la cialda in quanto simbolo, in quanto paradigma di<br />

un modo di consumare e di produrre che segue logiche perverse<br />

e disumanizzanti.<br />

Disumanizzanti perché queste innovazioni non ci risparmiano<br />

veramente fatica, ma ci evitano semplicemente di compiere dei<br />

gesti umani: avvitare, svitare, aprire, chiudere, versare, ecc. E gli<br />

esempi possibili sono migliaia, come le sliding doors automatiche<br />

di luoghi pubblici e ambienti commerciali, le scale mobili e<br />

così via. Tecnologie utilissime per anziani, bambini, persone con<br />

ridotte facoltà motorie e percettive, inabilità temporanee e permanenti,<br />

ecc. Nel frattempo diventiamo sempre più obesi. È la<br />

nemesi del nostro “progresso”. Per la prima volta, da circa due<br />

secoli, la speranza di vita alla nascita negli Stati Uniti (il paeseguida<br />

di questo progresso) tende a diminuire. Per colpa dei rischi<br />

legati a patologie correlate ai nostri stili di vita.<br />

Al nostro montanaro sulla spiaggia, a questo punto, viene chiaramente<br />

in testa uno dei motivi – tra i tanti – del suo viscerale<br />

amore per la montagna. Per la montagna degli escursionisti,<br />

degli alpinisti, degli sci-alpinisti, degli arrampicatori su roccia e<br />

su ghiaccio, di coloro che esplorano grotte, forre e torrenti… la<br />

montagna dove si fatica, dove si recupera il senso della propria<br />

corporeità umana nei confronti – e al cospetto – dell’ambiente<br />

naturale. Dove si può sperimentare uno stile di vita in aperto<br />

conflitto con i modelli di consumo ai quali ci riduciamo in<br />

pianura.<br />

Andare responsabilmente in montagna, minimizzando il proprio<br />

impatto ambientale, cercare nella fatica “un riposo ancora più<br />

grande” (G. Rey), realizzare che un altro modo di vivere non solo<br />

è possibile, ma è soprattutto piacevole. Soprattutto più umano. Per<br />

poi vivere altrettanto responsabilmente nella vita di tutti i giorni,<br />

in città, in pianura, al mare, ovunque.<br />

Quest’anno in spiaggia fateci caso alle cialdine sulle dune. Poi raccoglietele<br />

e affidatele al giusto contenitore differenziato. Se c’è. «

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