luglio agosto - Club Alpino Italiano
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LA RIVISTA 4 | 2010 61<br />
i sogni con cui gli uomini animano le loro “rappresentazioni”<br />
dei fatti, si depositino nei loro racconti, confondendo le tracce<br />
degli avvenimenti, anche al di là di ogni intenzione. Vicende<br />
“tragiche” intervengono talvolta a turbare o sconvolgere i ricordi<br />
dei protagonisti.<br />
Quando poi intervengono conflitti di rivalità, spesso con mentalità<br />
da “guerrieri” contrapposti, le confusioni si moltiplicano,<br />
per ostinazioni da orgoglio ferito; nonché per ricerca, spesso<br />
“teatrale” di consenso e di plauso; nonché per “questioni di<br />
principio” con cui si vuole trasformare la pretesa di un “fatto”<br />
in una dimostrazione “a parole”.<br />
Qui si annida il rischio che la propria “passione” si trasformi<br />
nell’“idealizzazione” di un fatto come una creatura<br />
immaginaria.<br />
Ecco perché la ricerca critica di “documentazione” diventa ancor<br />
più difficoltosa con riguardo a vicende “umane” (per loro<br />
natura, per lo più anche senza maligna intenzione, gli uomini<br />
fanno confusione nel “comporre” le loro esperienze al fine di<br />
conseguire differenti “riconoscimenti” di cui necessitano per la<br />
loro vita).<br />
Soltanto la storia può sgombrare il campo da tali confusioni,<br />
selezionando ciò che quadra con la ricostruzione “documentale”<br />
dei fatti. Per tutte tali ragioni, la memoria è sempre da<br />
selezionare criticamente per tradurla in “storia”.<br />
Ecco perché occorre che lo “storico” si attenga strettamente ai<br />
rari e sicuri appigli dei fatti per scalare le pareti enigmatiche<br />
della storia, ed innalzarsi al di sopra delle dispute retoriche,<br />
nelle quali rileva più l’intento di gonfiare le parole e il far parlare<br />
di sé, che non già il dire il vero (che consiste sempre di un<br />
confronto “storico” tra ricerche diverse di “documentazioni” e<br />
di interpretazioni: ecco perché non conta ciò che si dice di sapere,<br />
ma ciò che si pone in gioco nel confronto “storico”; si può<br />
così arrivare, pertanto come accade nel caso di Messner, anche<br />
alla scelta di un “lo so ma non lo dico”, in quanto preme assai<br />
più provocare il confronto “storico”).<br />
Preme qui porre in rilievo che in tal modo lo storico, per parte<br />
sua, può elevarsi fino alla comprensione, anche se non alla<br />
giustificazione, di chi fa confusione fra fatti e loro rappresentazioni<br />
immaginarie, più o meno intrecciate di desideri, sogni,<br />
ricordi.<br />
Purtroppo è difficile che accada il contrario, cioè che chi fa<br />
“retorica” sui fatti riesca a maturare la capacità di comprendere<br />
chi fa “storia”, tantomeno quando sono in gioco questioni<br />
“personali”.<br />
Accade così che Messner esprima grande comprensione di Maestri-Egger,<br />
mentre, per contro, né Maestri né i suoi “fedeli”<br />
comprendano le ragioni di Messner.<br />
Per tali motivi quest’opera di Messner è anche un’importante<br />
lezione di metodo “storico” nella ricostruzione di vicende<br />
“alpinistiche”: è, questa, una delle ragioni, a mio parere, della<br />
sua importanza per il CAI (tanto più nella prospettiva storicoculturale<br />
che ha già trovato un decisivo riconoscimento nella<br />
promozione dell’accertamento “storico” delle vicende della salita<br />
del K2 nel 1954 con l’evidenziazione del ruolo cruciale di<br />
Walter Bonatti).<br />
Punto secondo: si trovano formulati in brevi e chiarissimi passi<br />
di questo libro alcuni criterî di “storicizzazione” delle vicende<br />
propriamente “alpinistiche”.<br />
Qualità d’Eccezione, Passione innata,<br />
Esperienza antica.<br />
1006 Vioz Plus<br />
Dal 1929.