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Andrea Lo Faro - il blog del Lofa

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Anche Maradona ha sbagliato un calcio di rigore 31<br />

Nove<br />

<strong>del</strong>l’odio<br />

Aveva dovuto attendere trent’anni affinché <strong>il</strong> momento <strong>del</strong>l’amore, quello<br />

convenzionalmente dotato di batticuore ma anche fisicità, si presentasse al<br />

suo cospetto. Non importa se nello squallore di un hotel per sole puttane o<br />

poco più, perché anche <strong>il</strong> grigiore di una fogna non avrebbe potuto<br />

ovattare l’ebbrezza di ritrovarsi pervaso da un sentimento così nob<strong>il</strong>e.<br />

Vissuto a modo suo, è evidente, con le difficoltà e le paure di chi ha troppa<br />

fame per poter gustare fino in fondo anche <strong>il</strong> più id<strong>il</strong>liaco dei cibi, ma<br />

finalmente vissuto. Poi un messaggio in grado di rinverdire l’odio mai<br />

represso lungo anni di isolamento, al quale rispose con un solo, semplice<br />

augurio: di raggiungere Giacomo nell’inferno in cui lei l’aveva, per sua<br />

stessa ammissione, abbandonato. Chi odia non ha <strong>il</strong> diritto di amare,<br />

scriveva dall’alto <strong>del</strong> pulpito sul quale era stata sacrificata la sua vita.<br />

Ostinandosi a non guardare in faccia <strong>il</strong> suo carnefice, nel quale aveva<br />

l’inconscia paura di riconoscere i propri tratti.<br />

Nel momento <strong>del</strong>l’amore, presentatosi in maniera inequivocab<strong>il</strong>mente<br />

chiara, Giacomo aveva preferito la vendetta. Nel momento in cui la vita gli<br />

aveva dato l’ennesima opportunità per ripartire, lui scelse di continuare ad<br />

annaspare nel lago che le sue lacrime non avrebbero mai smesso di<br />

alimentare.<br />

Morì, un giorno di tanti anni dopo, Giacomo, dicendosi che sì, ogni tanto<br />

si può scegliere di perdere una battaglia per poi vincere una guerra. E che<br />

a volte è addirittura indispensab<strong>il</strong>e una sconfitta, magari non <strong>del</strong> tutto<br />

indolore ma neanche definitiva, per arrivare al successo finale, quello che<br />

rimane in<strong>del</strong>eb<strong>il</strong>mente scritto negli almanacchi <strong>del</strong>la propria memoria. Ma<br />

era troppo tardi, ormai, perché la sua battaglia, quella battaglia, era più<br />

forte di qualsiasi consapevolezza. E <strong>il</strong> suo album dei ricordi pieno zeppo<br />

di tante piccole, insignificanti vittorie, cancellate senza fatica alcuna dal<br />

suo ultimo, lento, batter d’occhi.

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