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Andrea Lo Faro - il blog del Lofa

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96 <strong>Andrea</strong> <strong>Lo</strong> <strong>Faro</strong><br />

Trentasei<br />

<strong>del</strong> mercoledì di coppa<br />

Il mercoledì era <strong>il</strong> giorno consacrato alle Coppe Europee, una non-stop di<br />

partite che prendeva <strong>il</strong> via nel primo pomeriggio per concludersi, a volte,<br />

anche oltre la mezzanotte se l’italiana di turno era di scena in Portogallo o<br />

Spagna. In un ordine grosso modo casuale e dettato sostanzialmente da<br />

fusi orari e costumi <strong>del</strong>la squadra ospitante si succedevano in radio e TV<br />

tanti match quante erano le italiane rimaste in lizza nei diversi tabelloni a<br />

eliminazione diretta: la Coppa dei Campioni, la più prestigiosa tra tutte le<br />

competizioni Europee, a cui partecipavano le sole vincitrici <strong>del</strong><br />

campionato nazionale, la Coppa Uefa, già Coppa <strong>del</strong>le Fiere, che vedeva<br />

competere le due salite sui gradini meno pregiati <strong>del</strong> podio nazionale e la<br />

Coppa <strong>del</strong>le Coppe, riservata alla squadra che si aggiudicava <strong>il</strong> trofeo di<br />

lega; la consolazione <strong>del</strong>la Mitropa Cup per i più modesti provenienti dalle<br />

serie minori, prima vera competizione continentale che negli anni venne<br />

relegata a manifestazione di contorno fino alla sua definitiva cancellazione<br />

agli inizi <strong>del</strong>l’ultimo decennio <strong>del</strong> secolo passato. Tutto in un giorno<br />

dunque, un appassionante tour de force che nel tempo ha dovuto lasciare <strong>il</strong><br />

passo ai sostanziosi guadagni legati alla vendita dei diritti televisivi e<br />

inesorab<strong>il</strong>mente fagocitato dall’onnipotenza <strong>del</strong> business tout-court.<br />

Capitava quindi spesso che i ragazzi, interessati sì da squadre quali <strong>il</strong><br />

Verona o la Fiorentina, ma non al punto da restarsene tutto <strong>il</strong> giorno chiusi<br />

in casa, facessero ricorso a Franco per avere gli aggiornamenti in tempo<br />

reale dei risultati. Talvolta, se sobrio e <strong>del</strong> giusto umore, <strong>il</strong> balabiott si<br />

sedeva vicino a loro e, alzato al massimo <strong>il</strong> volume <strong>del</strong>la sua radiolina, ne<br />

condivideva l’ascolto <strong>del</strong>la telecronaca rigorosamente trasmessa sulle<br />

frequenze Rai. Quella sera andò proprio in quel modo: l’Inter giocava a<br />

San Siro <strong>il</strong> ritorno degli ottavi di Coppa Uefa contro l’Austria Vienna e i<br />

ragazzi, col bar chiuso per non si sa quale motivo, non poterono che<br />

contare su di lui per vivere insieme le emozioni <strong>del</strong>la partita. Il risultato<br />

<strong>del</strong>l’andata, maturato su una doppietta <strong>del</strong> magiaro Tibor Ny<strong>il</strong>asi a<br />

ribaltare in soli cinque minuti <strong>il</strong> vantaggio siglato da Carletto Muraro,<br />

lasciava spazio a una possib<strong>il</strong>e qualificazione. Con la prospettiva di<br />

incontrare, nel turno successivo, i forti londinesi <strong>del</strong> Tottenham.<br />

Gli austriaci erano un avversario temib<strong>il</strong>e e <strong>il</strong> loro portiere seppe in più di<br />

un’occasione negare <strong>il</strong> gol qualificazione ai nerazzurri. A diciassette<br />

minuti dalla fine, con l’Inter in forcing per ottenere <strong>il</strong> passaggio ai quarti,

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