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Andrea Lo Faro - il blog del Lofa

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Anche Maradona ha sbagliato un calcio di rigore 63<br />

fastidioso vento che entra dalle porte ancora aperte, ma per <strong>il</strong> pensiero di<br />

doversi separare da suo figlio. La frag<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> compromesso su cui era<br />

fondato <strong>il</strong> matrimonio con Cristiana e la sua inevitab<strong>il</strong>e instab<strong>il</strong>ità hanno<br />

obbligato lui e la moglie a equ<strong>il</strong>ibrismi logoranti. Che nel tempo, esaurita<br />

la passione di un rapporto molto intenso, hanno tolto a entrambi la<br />

speranza in un futuro migliore. Un futuro che da qualche giorno s’è fatto<br />

presente. <strong>Lo</strong>ntano da suo figlio. Senza Patrizio.<br />

L’autobus finalmente parte. Il triste squallore <strong>del</strong>la periferia m<strong>il</strong>anese<br />

sembra lo scenario più adatto al disagio che sta s<strong>il</strong>enziosamente vivendo.<br />

Campi di grano bruciati dal prematuro gelo, le baracche lungo <strong>il</strong> Lambro e<br />

<strong>il</strong> far west <strong>del</strong>le case popolari. Il traffico <strong>del</strong>l’ora di punta sulla tangenziale<br />

e poi, dopo <strong>il</strong> rosso di quell’interminab<strong>il</strong>e semaforo, la sua fermata.<br />

Entra in casa, a dargli <strong>il</strong> benvenuto solo Rufus, <strong>il</strong> suo vecchio cane. Lui<br />

scodinzola eccitato e per qualche istante la sua piacevole accoglienza lo<br />

rinfranca. Toglie <strong>il</strong> giubbotto, lo butta su una sedia e si sdraia per terra,<br />

supino. Mani davanti agli occhi, sente la rabbia fluire per tutto <strong>il</strong> corpo e<br />

materializzarsi in vortici di invisib<strong>il</strong>e aria che sfoga, veemente, dal naso.<br />

Si alza di scatto e comincia a girare nervosamente per la stanza, poi va in<br />

camera e prende a calci ogni oggetto si trovi sulla sua strada. Perde <strong>il</strong><br />

controllo dei nervi. Piange fiumi di amaro veleno e urla <strong>il</strong> suo dolore<br />

incurante di quello che possono pensare i vicini. Soffre, consapevole che<br />

alla sua disperazione non c’è rimedio. Questa volta è davvero finita.<br />

Mortificato, va avanti nel suo <strong>del</strong>irio incontrollato alla ricerca di una<br />

soluzione che non c’è. Fino a che, esaurite le energie nervose, si appoggia<br />

sul letto e, senza neanche accorgersene, si addormenta.<br />

Si risveglia dopo un paio di ore, in preda a un forte mal di pancia. Un<br />

fuoco intermittente pervade le sue viscere, stavolta non in senso lato. Si<br />

siede sul cesso, ma i suoi sforzi producono solo rumore, niente più. Prova<br />

a mangiare qualcosa e così, lentamente, <strong>il</strong> dolore si attenua fino a<br />

diventare un semplice fastidio. Si sente più calmo rispetto a prima.<br />

Accende l’ennesima sigaretta di una giornata in cui ha ecceduto anche nel<br />

fumare e cerca un motivo che lo possa distogliere da qualsiasi pensiero.<br />

Prova con la televisione, ma spegne dopo aver constatato che nessuna di<br />

quelle idiozie avrebbe potuto distrarlo. Di ascoltare <strong>del</strong>la musica non ha<br />

proprio voglia, nemmeno di leggere. Ha bisogno di qualcosa che sappia<br />

strappare con decisione le catene che lo obbligano a vagare come un folle<br />

intorno al nulla, ma non sa proprio dove rivolgere le proprie attenzioni. Un<br />

salto al bar potrebbe essere un’idea, ma nello stato in cui si trova non ha

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