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Anche Maradona ha sbagliato un calcio di rigore 59<br />
armi. Con la difesa e la ripartenza. Chiusi. Senza correre rischi». Il <strong>Lo</strong>fa<br />
prende per un braccio <strong>il</strong> Capitano. «Oh, guarda che questa non è mica la<br />
Playstation! E’ tutta la partita che te ne vai in giro per <strong>il</strong> campo senza dare<br />
un riferimento ai compagni. Devi stare profondo, cazzo, ti devi portare via<br />
un difensore. Altrimenti non c’è spazio per muovere la palla a<br />
centrocampo».<br />
«<strong>Lo</strong>fa, se non mi arriva una sola palla giocab<strong>il</strong>e, allora me la vado a<br />
prendere io».<br />
«Ma è ovvio che non ti arrivi, sei sempre nel posto sbagliato! Sempre. Tu<br />
fai quello che devi e vedrai che gli altri sapranno dartela al momento<br />
giusto». <strong>Lo</strong> scosse per <strong>il</strong> braccio, <strong>il</strong> braccio che non aveva ancora lasciato<br />
da che gli si era rivolto. «Non è un caso se con Dado in campo e te in<br />
panchina abbiamo creato qualcosa di più. Mettitelo in testa, non è un<br />
caso».<br />
Il Capitano, sensib<strong>il</strong>e a quel ritornello solo quando con le spalle al muro,<br />
annuì s<strong>il</strong>enziosamente e così <strong>il</strong> <strong>Lo</strong>fa si prese qualche secondo per<br />
concludere. Senza far riferimento agli avversari, ribadendo per l’ennesima<br />
volta concetti ancora ridotti allo stadio <strong>del</strong>la teoria. «Jimmy, smetti di<br />
chiamarli alti, altrimenti i laterali si ritrovano con l’attaccante sempre alle<br />
loro spalle. Dobbiamo guardarli in faccia i nostri uomini, non devono<br />
esserci dietro».<br />
Continuò a spronarli, uno a uno, fino che gli arbitri non comandarono la<br />
ripresa.<br />
I primi minuti <strong>del</strong> secondo tempo sono la cartina di tornasole degli stati<br />
d’animo <strong>del</strong>le due squadre: da una parte l’inevitab<strong>il</strong>e forcing di chi si trova<br />
a rincorrere, dall’altra la necessità di spezzettare <strong>il</strong> gioco e togliere ritmo<br />
all’avversario. Gestire bene, dal punto di vista psicologico, i primi cinque<br />
minuti equivale a mettere un’ipoteca davvero importante sul risultato<br />
finale. Tant’è. Pareggio immediato e altri quattro gol nel giro di dieci<br />
minuti. La partita è archiviata e <strong>il</strong> 5a2 finale rispecchia con discreta fe<strong>del</strong>tà<br />
la netta differenza dei valori espressi nel secondo tempo.<br />
«Capitano, cosa facciamo, rimaniamo a vedere la seconda semifinale?».<br />
Asto, come sempre l’ultimo sotto la doccia, la butta lì. Non è dato sapere<br />
se per scherzo o se perché realmente interessato.<br />
«Ma sei fuori?, muoviti a lavarti che poi ci andiamo a bere una birra!». Il<br />
Capitano cercò, trovandolo, <strong>il</strong> consenso degli altri. «Tanto, vincere o<br />
perdere dipende solo da noi, no?».