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Andrea Lo Faro - il blog del Lofa

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Anche Maradona ha sbagliato un calcio di rigore 97<br />

<strong>il</strong> numero undici austriaco Istvan Magyar buca una difesa non esente da<br />

colpe e trafigge l’esordiente Walter Zenga. A niente servì <strong>il</strong> successivo<br />

pareggio di Salvatore Bagni al settantanovesimo, se non a dare pathos agli<br />

ultimi dieci incandescenti minuti.<br />

L’uno a uno finale decretò l’ennesimo fallimento continentale <strong>del</strong>l’Inter e<br />

l’ultima apparizione in tribuna di Ivanoe Fraizzoli, che esattamente sei<br />

settimane dopo avrebbe lasciato <strong>il</strong> controllo <strong>del</strong>la società a Ernesto<br />

Pellegrini. Fu quindi festa grande a Vienna e dintorni, ma non solo: i<br />

sostenitori <strong>del</strong> M<strong>il</strong>an, che negli ultimi tre campionati conobbero per ben<br />

due volte l’onta <strong>del</strong>la serie B e d<strong>il</strong>eggi che si sarebbero ripetuti per decine<br />

di anni a venire, i m<strong>il</strong>anisti non risparmiarono gesti e sfottò all’indirizzo<br />

dei malcapitati interisti, mestamente di rientro dallo stadio con <strong>il</strong><br />

cuscinetto sotto braccio e la sciarpa dappertutto tranne che al collo.<br />

Franco, divertito dall’atmosfera creatasi in piazza, si unì a loro, rumoroso<br />

come solo un pazzo poteva essere. La cosa che non sapeva è che Licio,<br />

fe<strong>del</strong>issimo <strong>del</strong>la curva Nord, non era tipo da gradire certe prese in giro,<br />

specie se perpetrate da quello che lui considerava un pezzente meritevole<br />

unicamente di una tanica di benzina e una manciata di cerini. Un<br />

miserevole escremento di una società lassista. Gli si avvicinò e prese a<br />

spingerlo, senza però che <strong>il</strong> barbone opponesse la minima resistenza.<br />

Indispettito ulteriormente dai sorrisi ingenui <strong>del</strong>lo spostato, Licio gli diede<br />

un violento schiaffo a palmo aperto proprio sull’orecchio su cui era<br />

appoggiata la radiolina, che cadde contro lo spigolo <strong>del</strong> marciapiedi<br />

aprendosi in due pezzi.<br />

Franco smise all’istante di ridere. Raccolse la radio e l’avvicinò<br />

all’orecchio, senza sentirne provenire alcun suono dall’altoparlante.<br />

Trafficò qualche secondo con la rotella <strong>del</strong> volume e poi anche con quella<br />

<strong>del</strong>la sintonia. Cercò di cambiare banda, con l’infausto risultato di trovarsi<br />

<strong>il</strong> selettore in mano. Iniziò a tremare. Si avventò, accecato dall’ira, con<br />

tutto <strong>il</strong> peso <strong>del</strong> corpo contro Licio che, preso alla sprovvista per una<br />

reazione che neanche immaginava, indietreggiò fino a inciampare su una<br />

radice sporgente e infine cadere con le spalle a terra. Non fece in tempo a<br />

rialzarsi che <strong>il</strong> barbone gli era sopra, le mani alla gola e l’evidente<br />

desiderio di ucciderlo. Sebbene compiaciuti nel vederlo in difficoltà dopo<br />

anni di impuniti soprusi, i ragazzi cercarono di fare <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e per liberare<br />

<strong>il</strong> malcapitato, ma la forza di Franco unita alla sua inesorab<strong>il</strong>e disperazione<br />

riuscirono a avere la meglio. Licio sembrava non respirare più, non<br />

reagiva in nessun modo alle feroci percosse. Provarono a intervenire anche

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