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Anche Maradona ha sbagliato un calcio di rigore 97<br />
<strong>il</strong> numero undici austriaco Istvan Magyar buca una difesa non esente da<br />
colpe e trafigge l’esordiente Walter Zenga. A niente servì <strong>il</strong> successivo<br />
pareggio di Salvatore Bagni al settantanovesimo, se non a dare pathos agli<br />
ultimi dieci incandescenti minuti.<br />
L’uno a uno finale decretò l’ennesimo fallimento continentale <strong>del</strong>l’Inter e<br />
l’ultima apparizione in tribuna di Ivanoe Fraizzoli, che esattamente sei<br />
settimane dopo avrebbe lasciato <strong>il</strong> controllo <strong>del</strong>la società a Ernesto<br />
Pellegrini. Fu quindi festa grande a Vienna e dintorni, ma non solo: i<br />
sostenitori <strong>del</strong> M<strong>il</strong>an, che negli ultimi tre campionati conobbero per ben<br />
due volte l’onta <strong>del</strong>la serie B e d<strong>il</strong>eggi che si sarebbero ripetuti per decine<br />
di anni a venire, i m<strong>il</strong>anisti non risparmiarono gesti e sfottò all’indirizzo<br />
dei malcapitati interisti, mestamente di rientro dallo stadio con <strong>il</strong><br />
cuscinetto sotto braccio e la sciarpa dappertutto tranne che al collo.<br />
Franco, divertito dall’atmosfera creatasi in piazza, si unì a loro, rumoroso<br />
come solo un pazzo poteva essere. La cosa che non sapeva è che Licio,<br />
fe<strong>del</strong>issimo <strong>del</strong>la curva Nord, non era tipo da gradire certe prese in giro,<br />
specie se perpetrate da quello che lui considerava un pezzente meritevole<br />
unicamente di una tanica di benzina e una manciata di cerini. Un<br />
miserevole escremento di una società lassista. Gli si avvicinò e prese a<br />
spingerlo, senza però che <strong>il</strong> barbone opponesse la minima resistenza.<br />
Indispettito ulteriormente dai sorrisi ingenui <strong>del</strong>lo spostato, Licio gli diede<br />
un violento schiaffo a palmo aperto proprio sull’orecchio su cui era<br />
appoggiata la radiolina, che cadde contro lo spigolo <strong>del</strong> marciapiedi<br />
aprendosi in due pezzi.<br />
Franco smise all’istante di ridere. Raccolse la radio e l’avvicinò<br />
all’orecchio, senza sentirne provenire alcun suono dall’altoparlante.<br />
Trafficò qualche secondo con la rotella <strong>del</strong> volume e poi anche con quella<br />
<strong>del</strong>la sintonia. Cercò di cambiare banda, con l’infausto risultato di trovarsi<br />
<strong>il</strong> selettore in mano. Iniziò a tremare. Si avventò, accecato dall’ira, con<br />
tutto <strong>il</strong> peso <strong>del</strong> corpo contro Licio che, preso alla sprovvista per una<br />
reazione che neanche immaginava, indietreggiò fino a inciampare su una<br />
radice sporgente e infine cadere con le spalle a terra. Non fece in tempo a<br />
rialzarsi che <strong>il</strong> barbone gli era sopra, le mani alla gola e l’evidente<br />
desiderio di ucciderlo. Sebbene compiaciuti nel vederlo in difficoltà dopo<br />
anni di impuniti soprusi, i ragazzi cercarono di fare <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e per liberare<br />
<strong>il</strong> malcapitato, ma la forza di Franco unita alla sua inesorab<strong>il</strong>e disperazione<br />
riuscirono a avere la meglio. Licio sembrava non respirare più, non<br />
reagiva in nessun modo alle feroci percosse. Provarono a intervenire anche