Poesie di Ossian figlio di Fingal antico poeta Celtico

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X 3o6X Or perchè me nella mia grotta ofcuta Scordi meda e folinga ? ah dalle Tale Del poderofo Loda un guardo, o padre 5 Volgi che mi conforti , e pietà prendi Dair infelice Conbacarla afflitta. Chi Tei ? Finga! domanda : ella tremante S* arretra : oh chi Tei tu , i' Eroe riprende, Voce notturna ? ella pur teme , e muta Sì rannicchia nell' antro : a lei s' accoda Fingallo , e '1 cuojo annodator difcioglie Dalla candida mano : indi novella Chiede de' padri fuoi . Preffo il torrente Di Lula , elTa incomincia j avea foggiorno Torcutorno di Cratlo ; aveal , perch' ora Ei va fcuotendo la fonante conca Nella fala di Loda : armato incontro Feglifi Starno di Loclin pugnare : , Lungo e fero conflitto : alfin pur cadde Torcutorno mio padre . Io dalla rupe Scendea , coli' arco nella man dei fangue Di faltellanti cavrioli intrifo , E rannodava la (comporta chioma S;:herzo de' venti : odo un rumor protendo , Gli occhi , mi s' alza il molle fcn , m' avvio Per ifcontrarti, amato padre Ahi lafla ! Starno era queiH , il truce Re : rota tnìi Sopra di me gli occhi di bragia ombrati Dall' ondeggiante fetolofo ciglio , Gioia atroce fpirante (a). Ov' è mio padre j Diffi già , si poflente P ah tu fei fola Fra' tuoi nemici , generofa figlia Di Torcutorno , Ei per la man m' afferra » Scio- C-0_ L'Originale porta: Ofcura eyrav.i P irfuto fuo ciglio fopya il fuo increfp.Tto forrifo . Un ciglio che ondeggia 'opra un fon ilo, o fé fi vuol, fopra un labbro, è un'idea alquanto ftrana e più che Caledonia . S'è cercato di renderla un pa* jJLi noflrale »
)C 307 )( . . Scioglie le vele, e me piangente in quefla Grotta nafconde : ad or ad or fi mo:tra Quafi infetto vapor , io M' alza del padre mio , feudo a fronte ma pur talvolta PafTa quinci oltre a ferenarmi un vago Raggio di giovinezza (a) : o raggio amato Tu lolo alberghi in quello cor dolente . Vaga figlia di Lula , a tefovralh Nembo fegnato di focoie iìriicie (^)^, Dille Fingalla : eh di guardar tralalcia ^ La fofca Luna, o le meteore ardenti (e), V acciar mio ti Ila preflb , e 1' acciar quello Non è del fiacco , né delT alma ofcura Vaghe^ donzelle in tenebrofa grotta _ Non lì chiudon tra noi ; nodi tenaci Non fanno oltraggio a bianca ma^ gentile, Gaje in Selma fi curvano full' arpa Le vergini^ d'amor, né la lor voce Per la deferta piaggia invan fi fperde :(.d) Fingal più oltre s' avanzò fin dove Di Loda balenavano le piante De' venti al foffio fcotitor : V ergon mufcoil capi ; indi tre pietre un torrente Carco di fpuma rotolon fi verfa , E terribile^ rotafi d'intorno La rofìb-fofca nuvola di Loda . Fuor dagli orli di quella , incognita ombra , Sfor- C-O Intende parlar di Svarano, di cui s'era innamorata, nella (\ia prigionia . C
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X 227 X Serenità gli fi difFufe in
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X 2.99 X Mandotti al campo, e d' al
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X 251 X Mentre a lui folta raccosli
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S' ode fquillar , la nubiloia vefta
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