Poesie di Ossian figlio di Fingal antico poeta Celtico

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X 32Ó X Ed affronto il ^ nemico , e non pertanto I falconi de! ciei non fur mai tardi A feguir il mio corfo: ellì dall'alto Uian regnarlo , che fu loro in guerra^ Sempre Icorta alle prede . Arfe a tai detti II Re di sdegno ; contro il figlio F afta Tre volte folIevS : pur fi rilcoffe ,. La man rattenne , e via fi volCe . Appre/To Al torrente di Turtoro un' ofcura - Grotta è ripofta , che fu dianzi albergo f Di Conbacarla : ivi depofro 1' elmo / De' Regi, altro ne prefe (a), e a fé di Lula . E La donzella chiamò : nefiun rifponde , , Ch' era fatta la bella abitatrice Bella fala di Loda (ò) : epli fremendo D' ira e difpctro s' avviò laddove Giacca Iblo Finr-allo , il Re pofava- Sopra lo feudo (r) . Cacciator feroce Di velluti cicnal , non hai dinanzi Fiacca donzella, o sarzonetco imbelle,, Xhe fu letto di felci adagi il fianco , al mormorio di Turtoro s' addorna ._ Quefto è letto d' Eroi donde ad impreie Balzaa ^di morte: alma feroce e vile, Non rifvegliar dal fuo ri polo il prode. Starno vien borbottando (r!) : il Re di Selma Rizzali armato : olà chi fei ? rifpondi Figlio di notte. Ei tacirurno l'afta Scaglia W, e s'avanza ; in tenebrofa zuffe Me- C*?) Si fono aggiunte le parole, a/tro »e prefe , perc'nè non fi credetfe che foffe ito fenza elmo. Starno cambiò l'elmo per non elTer riconofciuto . QJ Era già morta , e ita sd abitar con Odin . /^' CO Paroie di Oflìan a Starno, come foffe preferite. A C'^) QiielVera il modo di Svegliar Fingal.. Oflìan pensò più al carattere di Starno, che a'ile circoftanrc . CO Qp.eft'atto di fcagliar la lancia trovafi in più d' un iuo-
X 327 X Mefchianfì i brandi : in due fpezzato a Starna Cadde io feudo i_è ad una quercia .avvinto , Aizoffi il raggio Orientai . Fingallo Scorfe il Re di Loclin j gli occhi in filenzio Volve e ricorre coi penfieri il tempo Che Aganadeca dal bel kn di neve Movea con paiTi mifurati e lenti Come armoniche note (ò) ; il cuojo ei fciolfe Dalle mani di Starno . Oltre , difs' egli Figlio d' Anniro , al Torna quel raggio a tuo Gormal ten riedi balenarmi al core Ch' era già fpento (e) ; io mi rimembro ancoi'à La figlia tua dai bianco un , t' afcondi Negra alma , atroce Re , fuggi e t' inieiva Nel tuo cupo abituro > o nubilofo Nemico dell' amabile ; va, vivi De' flranieri abbominio , orror de' tuoi (d) , Malvina mia, i' antica Storia udidi (e) , .. , . V/.« luogo dì qiiefle Pofi/ìe, fetiza che Te ne conofca abbaftanza J* oggetto. Scagliò egli l'afta contro Finsal ? perchè non ci f^- ' ', jf dice, fé l'abbia colpito o no? la gertò a terra ? perchè ? t/Oit. ffl^^^ (y^ Di qucfla medefìma efprefRone fi fervi Oflian parlane -, do appunto di Aganadeca nel 3. Canto di Finq^l . 0'^^'. ~ CO Non n fcorge aobaftanza chiaro fé Fingal con ciò vo- ** glia dire che la memoria di A;janadeca lo llimolò a perdonargli , o a punirlo, (ûcft' ultimo fenfo parre-bbe il più ragionevole, ma l'atto di Finc;al moftra piuttolìo il contrario. Co. ìTiiinque fia , la ftia bontà è veramente eccepiva , ed affai mal collocata. C^^ L'Originale: sfuggami gli flr a n Uri ^ tenehrofo nei- la tua fai.7 . S' è cercato di tradur qu.flo luogo in modo che femori che Fingal gli lafci la vita più y r fupplizio che pei" dono . CO Si F-ipetc al folito il fentimento del primo verfo d^l Poema 0.. "^/^y///^^ ,
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X 177 X Dì Soiincorma biancicante
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X 227 X Serenità gli fi difFufe in
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T E M O R A CANTO V. ARGOMENTO. Lij
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_ X 253 X Luba fplendemi innanzi (a
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X 235 ).C Or io di gloria v' Un gio
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X 1Ì7 X Querce intralciate co' fro
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X 2.99 X Mandotti al campo, e d' al
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. X 141 X Pommi a dormir nella perp
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^X245"X Su i loro paffi rapido anel
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T E M O R A. CANTO VI. ARGOMENTO. !
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X 249 X Porpi foccorfo (/?) , ma i
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X 251 X Mentre a lui folta raccosli
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S' ode fquillar , la nubiloia vefta
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)( 25J )C De* padri miei , fui voft
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X 257 X Conofcevano allor che il Re
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X 259 X Della futura età {a) ^ Cat
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)( ^6l t Di quella roccia fui cigli
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X 2(57 )C Preflb il ceruleo Luba :
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X 169 )( Miralo e incerta e rimorof
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X 271 X La flagion del perisHo è d
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Dai lor cento riifcei sboccare a to
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