Addio alle carni - Oltre la Specie
Addio alle carni - Oltre la Specie
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Radici economiche del<strong>la</strong> “pazzia”<br />
I danni collettivi del<strong>la</strong> zootecnia<br />
Fino agli anni 60, <strong>la</strong> carne in Europa era molto costosa (com’è ora nei paesi del<br />
Sud del mondo). Ai prezzi correnti una gallina sarebbe costata 50.000 lire. Ciò<br />
dipendeva dal fatto che il rapporto fra zootecnia e agricoltura era diretto.Tot cereali<br />
o foraggi coltivati in azienda, tot animali <strong>alle</strong>vati.A un certo punto, però, si impone<br />
in Europa il modello Usa. Non solo viene introdotta <strong>la</strong> “rivoluzione verde” che aumenta<br />
<strong>la</strong> produzione di semi con i quali nutrire gli animali. Ma, soprattutto, gli Stati<br />
Uniti ottengono di poter esportare all’Europa soia e mais senza pagare dazio alcuno,<br />
così da smaltire le loro enormi eccedenze. Queste derrate – monocolturali - arrivano<br />
nel Vecchio continente a prezzi stracciati, grazie ai bassi costi americani del<br />
petrolio e al<strong>la</strong> scarsissima presenza di manodopera nei campi: è l’agricoltura dell’elicottero.<br />
Gli europei imparano così che non serve essere agricoltori e avere terreni<br />
per <strong>alle</strong>vare: basta un capannone. È nata <strong>la</strong> produzione zootecnica industriale. Interi<br />
settori del<strong>la</strong> zootecnia tradizionale praticamente scompaiono. Si riduce sempre più<br />
l’area dei pascoli e delle foraggere, aumenta il numero dei bovini per azienda e si arriva<br />
<strong>alle</strong> odierne aziende senzaterra. La disponibilità a basso costo di farine proteiche<br />
di soia svinco<strong>la</strong> <strong>la</strong> produzione di <strong>la</strong>tte dal<strong>la</strong> disponibilità di foraggio.Al<strong>la</strong> fine, <strong>alle</strong><br />
“macchine da <strong>la</strong>tte” vengono somministrati anche economici mangimi contenenti i<br />
residui del<strong>la</strong> macel<strong>la</strong>zione dei loro simili: così producono ancora di più.<br />
E il cerchio si chiude, finendo in corto circuito.<br />
Contro le leggi complici qualche successo animalista<br />
Nell’ultimo decennio del secolo, il mondo delle leggi sul<strong>la</strong> zootecnia è cambiato grazie<br />
a efficaci lotte animaliste e a una crescente sensibilità collettiva. Ma tuttora, le<br />
leggi europee e italiane per <strong>la</strong> protezione degli animali da reddito proteggono più i<br />
profitti del settore zootecnico e <strong>la</strong> garanzia di bassissimi prezzi per i prodotti animali.<br />
Insomma, rimangono petizioni di principio non solo <strong>la</strong> dichiarazione universale dei<br />
diritti dell’animale (Unesco 1978) ma anche le Convenzioni di Strasburgo sul<strong>la</strong> protezione<br />
degli animali negli <strong>alle</strong>vamenti e nei macelli, varate a livello europeo (1976 e<br />
nel 1979, recepite dall’Italia).<br />
Nessuna direttiva europea né legge italiana prevede il diritto degli <strong>alle</strong>vati a un sia<br />
pur minimo spazio esterno. La direttiva europea 58 del 1998 sul “benessere degli<br />
animali negli <strong>alle</strong>vamenti” ha un bel nome ma è generica.Vieta ben poco; ad esempio<br />
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